Uomo mangia squalo: si dice che una delle basi del giornalismo stia nel capovolgere la notizia. Il lettore si aspetta che lo squalo mangi l’uomo, è incuriosito da un titolo che afferma il contrario. Eppure a ben vedere gli attacchi di squalo all’uomo sono un evento raro, fanno più vittime animali come api, maiali, mucche degli squali, mentre noi uomini siamo grandi consumatori di carne di squalo, che assumiamo spesso in modo inconsapevole.
Negli ultimi anni, lo ribadisce un articolo apparso sul Guardian, il Mediterraneo è diventato il mare più pericoloso del mondo se sei nato squalo. I pescatori che cercano tonni e pesci spada ne catturano un numero sempre crescente, e oggi oltre metà delle 73 specie di squali e razze che vivono in Mediterraneo sono dichiarati dalla IUCN (International Union for Conservation of Nature) a rischio di estinzione.
Anche l’inquinamento e il cambiamento climatico fanno la loro parte, ma se alcuni stock oggetto di pesca hanno avuto un calo anche del 90%, la maggior minaccia per loro è proprio la pesca. Un dato per tutti: tra il 2012 e il 2016 la Spagna ha raddoppiato le proprie catture di verdesca, una specie che globalmente non sta troppo male ma i cui stock mediterranei rischiano di esaurirsi.
Poche imprese di pesca hanno come obiettivo quello di catturare squali, la cui carne vale poco, più comunemente gli squali sono catture accidentali (bycatch) nella pesca a prede di maggior valore, come tonni o pesci spada. Un tempo i pescatori li avrebbero gettati in mare, oggi invece li riportano a riva e li vendono, usandoli per controbilanciare le perdite dovute al rarefarsi di molti stock ittici più pregiati.
Uomo mangia squalo, spesso senza saperlo
Gli squali finiscono quindi sui mercati ittici, spesso sono etichettati illegalmente come qualcos’altro. La loro carne, cucinata in modo da renderla irriconoscibile, è venduta da ristoranti o bancarelle specialmente in Italia e Spagna a ignari consumatori, che non sanno di mangiare squalo. Per esempio è aggiunto a fritti misti o zuppe di pesce, dove è quasi impossibile riconoscerlo. A volte l’etichetta riporta il loro nome comune, per esempio verdesca, o smeriglio, ma questo non è associato immediatamente dal consumatore con lo squalo.
Il cambio è redditizio, basta pensare che se 1 kg di verdesca vale circa 1 euro, il pesce spada può costare 12 volte tanto. Secondo la Guardia Costiera Italiana la vendita di verdesca, smeriglio o mako come pesce spada è una delle tre frodi alimentari più comuni in Italia.
E la storia continua, anche traendo vantaggio a livello internazionale dai differenti sistemi che le diverse nazioni usano nella raccolta dei dati, o da buchi legislativi. Fatta la legge, trovato l’inganno. Nel 2012 l’UE prese le mosse per eliminare una scappatoia legale che favoriva il finning, cioè la barbara pratica di tagliare le pinne (che si vendono bene in Asia) agli squali per ributtare il resto in mare. Sebbene esistesse una legge che imponeva di vendere gli squali con le pinne attaccate, non esisteva nessuna legge contro il traffico delle pinne, anche se provenivano da specie minacciate, per cui alla fine chi vendeva pinne di squalo non era perseguibile.
Gli squali sono anche più vulnerabili alla pesca per i loro cicli vitali, simili a quelli dei grandi mammiferi, lontanissimi da quelli dei pesci ossei con cui condividono i sistemi di cattura. Ci sono specie che raggiungono la maturità sessuale a 15 anni, e producono pochi figli.
La loro posizione di predatori di vertice in caso di estinzione porterebbe effetti che è impossibile prevedere. Estinzione che molti scienziati giudicano possibile, e non una possibilità remota.
Come distinguerli?
Uomo mangia squalo? Impariamo a riconoscerli, non è difficile: un trancio di pesce spada ha un colore rosato e ha sempre due macchie a V rosso scuro, o a forma di ancora, che sono i muscoli rossi, che si attivano durante l’esercizio aerobico. Lo smeriglio ha muscolo rosso che forma una macchia tondeggiante, dalla forma triangolare o tondeggiante. La verdesca ha carni molto chiare e muscolo rosso che forma di solito un sottile strato periferico. In realtà la sua forma è variabile secondo la parte del corpo da cui si ricava il trancio ma non forma mai l’ancora tipica del pesce spada.
Intendiamoci, gli squali citati sono commestibili, al più sarebbero da evitare per l’accumulo di mercurio e altri inquinanti, maggiore in animali longevi, ma penso che sia meglio conoscere cosa si mangia e se possibile evitare di pagare per pesce spada uno squalo! A parte il discorso morale: magari non vorremmo mangiarli perché sappiamo trattarsi di specie minacciate, lo facciamo involontariamente.
Interessante articolo che ci ricorda quanto spesso non siamo sufficientemente preparati per comprare pesce responsabilmente, Pietro