Quando i miei studenti mi chiedono consiglio sui vari modelli di pinne, la mia prima considerazione è… prima di pensare a quale modello di pinna sia il migliore, impegnati a sviluppare tecniche di pinneggiata adeguate, impara come massimizzare propulsione e controllo riducendo lo sforzo fisico e quindi il consumo di aria, concentrati su assetto e trim! A questo punto, la forma delle tue pinne sarà solo un problema secondario.
Durante il nostro corso Open Water abbiamo imparato che esistono due macro tipologie:
- pinne a scarpetta chiusa;
- pinne a tallone aperto, da usare in combinazione con calzari in neoprene.
La prima categoria prevede un utilizzo a piedi nudi o al massimo con un calzino in neoprene sottile ed è una buona scelta per le vacanze in destinazioni tropicali con climi caldi, in quanto le pinne a scarpetta chiusa solitamente sono leggere e facili da riporre in valigia. Tutti le abbiamo usate almeno una volta nella vita in piscina o facendo snorkeling.
Tuttavia, se siete seriamente interessati a proseguire nel vostro percorso subacqueo, il mio consiglio è di lasciare questo tipo a chi fa snorkeling e di optare piuttosto per modelli a tallone aperto in combinazione con calzari in neoprene. Ben presto comprenderete i vantaggi di questa soluzione:
- la suola in gomma del calzare offre maggiore rigidità alla spinta, evitando dispersioni di energia durante la calciata e massimizzando quindi la propulsione;
- i calzari, grazie al cinghiolo elastico, si adattano meglio alla scarpetta, così quando si pinneggia con forza non si rischia di perdere le pinne;
- i calzari proteggono i piedi da possibili escoriazioni causate da contatto e sfregamenti continui con lo scarpino di gomma della pinna;
- i calzari possono essere usati come delle normali scarpe anche fuori dall’acqua, e offrono protezione mentre camminiamo sulla barca o ci avviciniamo alla spiaggia da riva;
- non meno importante, i calzari offrono protezione termica.
Scegliendo le vostre pinne a tallone aperto sceglierete contestualmente anche il cinghiolo, quindi assicuratevi che esso sia della misura giusta per il vostro piede, e optate bungee in gomma grossa o meglio ancora a molla metallica. Personalmente raccomando di evitare fibbie regolabili o espandibili in plastica, spesso fragili e destinate a rompersi prima o poi, così come corde elastiche che sono soggette a deterioramento rapido se utilizzate in acqua salata.
5 tipi di pinne
Parlando di design, nell’infinito universo delle offerte di mercato è possibile identificare cinque categorie principali di pinne, basate sulla forma della pala:
Pinne a pagaia (paddle fins): generalmente ottimizzata per tecniche di pinneggiata alternata, questa tipologia presenta il design più semplice, e consiste in una pala fissata a uno scarpino. I modelli più diffusi sono mono- o bi-materiale (solitamente gomma per lo scarpino e polimero per la pala). Queste pinne spesso hanno una inclinazione tra scarpino e pala al fine di ottimizzare l’angolo di calciata. Molti modelli bi-materiale sono progettati con due o più canali in materiale più elastico rispetto al corpo della pala, con il compito di guidare l’acqua lungo tutta la lunghezza della stessa, evitando dispersioni laterali e aumentando di conseguenza la propulsione.
Jet fins: pinne tecniche per definizione, ottimizzate per la pinneggiata a rana. Con l’eccezione di pochissimi modelli, esse sono prevalentemente realizzate da uno stampo unico in gomma abbastanza pesante e sono dotate di aperture sulla pala che hanno il compito di minimizzare la resistenza meccanica dell’acqua nella fase di caricamento della calciata. La pala è corta e ampia.
Pinne a pala divisa (split fins): pensate e sviluppate per rendere la pinneggiata meno stancante, offrendo la medesima propulsione delle tradizionali pinne a pagaia ma con meno sforzo. Il taglio sulla pala provoca una differenza di pressione tra la parte superiore e inferiore della stessa che “risucchia” l’acqua lungo tutta la lunghezza della pinna, minimizzando lo sforzo pur mantenendo la propulsione costante. Pinne poco performanti se utilizzate con tecniche di pinneggiata a rana.
Pinne a cerniera (hinge fins): design di concezione abbastanza recente, la pala è connessa alla scarpetta tramite una cerniera. Sviluppate in galleria ad acqua, queste pinne sono pensate per ridurre lo stress sulle caviglie, pur mantenendo una buona propulsione grazie alla grande flessibilità e elasticità che la cerniera offre alla pala.
Force fins: prodotto di nicchia, di produzione americana, queste pinne sono state sviluppate imitando la forma della coda dei delfini e offrono la massima propulsione in combinazione con tecniche di pinneggiata alternata. Poco (o per nulla) performanti in combinazione con tecniche a rana.
Considerazioni finali
Ora che ci siamo fatti una idea sulla ricca offerta di mercato è tempo di scegliere le nostre pinne. In seguito trovate qualche spunto di riflessione:
- le pinne vanno scelte in base allo stile di pinneggiata personale: se nuotate solo con stile alternato, le jet fins non saranno efficienti. Al contrario, le pinne a pala divisa saranno pressoché inutili se provate a fare un helicopter turn;
- nella scelta delle pinne considerate sempre il tipo di muta che andrete ad utilizzare: molti sub tecnici che si immergono in muta stagna prediligono jet fins molto pesanti al fine di bilanciare l’assetto leggermente positivo delle gambe dato dalla possibile presenza di aria nella muta. Se noi invece usiamo un mutino tropicale da 2 mm, probabilmente per mantenere un trim orizzontale avremo bisogno di pinne in materiale polimerico leggermente positive;
- ricordiamoci che l’utilizzo delle pinne sbagliate può portare a eccessivo affaticamento e crampi, quindi vale la pena investire un po’ di tempo e qualche tuffo in più per trovare il modello giusto.
Le mie conclusioni:
- orientiamoci sempre su una combinazione di pinna a caviglia aperta e calzare in neoprene;
- impariamo diversi tipi di pinneggiata e proviamo differenti modelli di pinne;
- le pinne giocano un ruolo fondamentale sul nostro trim. Studiamo la nostra posizione in acqua e ricordiamoci che anche le pinne possono influenzare la distribuzione della zavorra.
Un ultimo cenno a proposito delle pinne da apnea: nonostante molti subacquei le amino, io suggerisco di evitare quelle da apnea a pala lunga. Si tratta infatti di strumenti da specialità, le loro pale lunghe e flessibili offrono grande propulsione e minimizzano lo sforzo esclusivamente se utilizzate con una corretta tecnica di pinneggiata che va allenata propriamente. Inoltre nel nostro corso Open Water abbiamo imparato che in acqua dobbiamo muoverci il meno possibile, quindi i nostri sforzi dovrebbero concentrarsi su manovrabilità e controllo piuttosto che sulla massima propulsione. In effetti, utilizzare pinne da apnea in grandi gruppi in modo maldestro può provocare disagio ai nostri compagni, sollevando molta sospensione. Infine occupano molto spazio sulla barca, rendendo difficili gli spostamenti, e sono più soggette a rottura se ci si tuffa con il passo del gigante.
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