Autore: Claudio Corti
E’ una splendida giornata di fine settembre del 1999, e mi immergo sul relitto del Marsala in compagnia di un gruppo di subacquei Fiorentini, tutti appartenenti al Club Subacqueo “Tek Diving Team – Guido Gaudenzi”.
Io sono in gruppo con Gianni Rodorigo, Istruttore TSA di Predazzo, vicino a Trento e Paolo Nannini.
Durante questa prima immersione Giorgio Benassi provvederà a fissare sul relitto una targa in ricordo di un loro grande amico, Guido Gaudenzi, alla cui memoria è stata appunto dedicata l’Associazione sportiva di Firenze.
Guido era uno tra i primi Istruttori per immersioni con miscele Trimix in Italia ed é recentemente scomparso in una grotta della Florida, ove un masso staccatosi improvvisamente dalla volta della caverna ove si trovava lo ha colpito in pieno al capo, uccidendolo praticamente sul colpo.
Giorgio ed il suo gruppo, non appena scesi, provvedono a fissare la targa sul relitto, e per fare questa semplice operazione qualche minuto scorre velocemente via, poi continuamo ad esplorare il relitto ma la profondità é notevole, la coperta del relitto è sui 95/100 ed il fondo fangoso a 104 metri.
A queste profondità le scorte di miscela durano veramente poco, quindi dopo quindici minuti risaliamo, ma siamo veramente contenti, abbiamo trovato il relitto ed ora possiamo tornarci ogni volta che vorremo.
Controllo le fotografie scattate e noto con piacere che alcune sono venute abbastanza bene, nonostante il poco tempo a disposizione, la notevole profondità e la scarsità di luce.
Con alcuni componenti dello stesso gruppo torniamo ad immergerci sul relitto ai primi del mese di ottobre ed abbiamo una enorme fortuna, è una giornata con acqua limpidissima e quindi riesco a scattare numerose fotografie, appena sceso noto una grossa granseola che però scappa subito al mio avvicinarsi e si rifugia tra due lamiere ove non riesco neppure più a vederla.
Scatto perciò molte foto di insieme al relitto, ed anche dei primi piani ai subacquei, ma anche questa volta data la elevata profondità il tempo a disposizione sul fondo è veramente poco ed inoltre sembra scorrere ancora più velocemente del solito, é solo il tempo in decompressione che non passa mai ?
Anche stavolta riemergiamo veramente soddisfatti, ora bisogna attivarsi in tutti i sensi a reperire documenti d’epoca che ci garantiscano la vera storia del Marsala.
L’immersione
Data la vicinanza alla costa ed in particolare al porto turistico di Cala Galera è un punto d’immersione facilmente raggiungibile, l’acqua è spesso molto limpida quindi ci si potrebbe facilmente scordare della profondità a cui si sta operando: perciò occhio al timer e se non potete vedere tutto il relitto nel corso di una immersione, poco male, potrete così avere la scusa per dover tornare e farne delle altre.
Un piccolo particolare per chi resta sull’imbarcazione: siete sulla rotta delle navi.
Il relitto
Il Piroscafo Marsala venne costruito a Glasgow in Inghilterra nel 1882 dai cantieri Alexander Stephen & Sons e dislocava 2274 t.s.l.
Dal 1882 al 1911 resta di proprietà della Sloman line che appunto nel 1911 lo cede alla “Beraldo e Devoto” di Genova,
Viene requisito ed usato come trasporto nella guerra Italo-Turca, dal 1913 la società diviene “Clorialdo Devoto” sempre con sede a Genova, il 2 Luglio del 1913 alle ore 07.00 del mattino nei pressi di Giannutri affonda per l’investimento da parte da parte del piroscafo Italiano Campidano. Nelle cronache dell’epoca leggiamo che il Marsala, con capitano Giacomo Massa proveniva da Sfax (Tunisia) ed era diretto a Santa Liberata con un carico di 3500 tonellate di fosfati, quando a causa della forte nebbia fu investito dal piroscafo Campidano, iscritto al compartimento di Cagliari e proveniente da quella città, con capitano Arcidiacono. L’urto fu gravissimo, il Marsala ne usci quasi interamente tagliato in due, l’acqua lo invase interamente, facendolo colare a picco in 10 minuti. A bordo vi erano 23 persone di equipaggio e quattro passeggere, la moglie del comandante, la cognata di questi, una amica della moglie e la figlia di un importante notabile di Sfax anch’essa amica della moglie.
Dato l’orario, parte dell’equipaggio stava ancora dormendo, risvegliati dalla collisione e dall’allarme dei marinai di guardia furono rapidamente calate in mare le scialuppe e tutti poterono prendervi posto.
Passava nelle vicinanze anche un vapore tedesco che accortosi della gravità dei fatti si diresse sul luogo del naufragio per cooperare all’opera di salvataggio assieme al piroscafo investitore.
I naufraghi raccolti dal campidano furono portati a Civitavecchia, ove ricevettero i primi soccorsi dalla locale Capitaneria, erano ovviamente tutti sprovvisti di abiti e di mezzi: alcuni marinai erano con la sola camicia.
Il Campidano riportò solo leggere avarie e, particolare curioso, il vapore Tedesco salvò la cagnolina di bordo che guaiva disperatamente trasportata alla deriva su una tavola.
Articolo pubblicato su Sub n.176, Aprile 2000
Ringraziando Claudio Corti per l’articolo vi invitiamo a visitare il sito della TSA
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