Autore: Leda Masi
Una lente è un pezzo di materiale trasparente con un indice di
rifrazione diverso dall’ambiente che lo circonda. Un’ottica è un insieme di
lenti opportunamente combinate.
I raggi di luce provenienti da un oggetto, a
causa della rifrazione, possono incontrarsi in un solo punto. Questo punto è ciò
che comunemente si chiama fuoco.
La focale di un obiettivo (la sua lunghezza
focale) è la distanza fra il suo centro ottico e il piano su cui esso proietta
l’immagine nitida di un oggetto situato “infinitamenteâ€? lontano, quindi la
distanza fra il centro ottico dell’obiettivo e il piano pellicola. La lunghezza
focale si indica in mm e ci dice sostanzialmente di quanti ingrandimenti
possiamo disporre. L’obiettivo che fornisce un’immagine simile a quella che
abbiamo ad occhio nudo è quello che si avvicina di più alla diagonale del
fotogramma (se usiamo il comune 24×36 la diagonale è circa 43.26 e l’obiettivo
sarà quindi il 50mm). Aumentando la lunghezza focale diminuisce l’angolo di
apertura e l’immagine del soggetto sarà più grande e più vicina. Al contrario
riducendo la lunghezza focale il soggetto apparirà più piccolo e lontano.
Come si vede con un obiettivo di 150 mm avremo sulla pellicola
un’immagine che sarà tre volte più grande di quella ottenuta con un obiettivo di
50 mm, a parità di distanza del soggetto.
La luminosità dell’ottica è
determinata dal suo diametro e dalla lunghezza focale, secondo una formula
matematica: dividendo la lunghezza focale per il diametro, otterremo la
luminosità , ovvero il valore di diaframma minimo “f/�. da questo si deduce che
più aumenta la lunghezza focale e meno luminoso è l’obiettivo, a parità di
diametro.
Il diaframma è propriamente l’apertura attraverso cui la luce può
raggiungere la pellicola. Tale apertura può essere variata dall’operatore per
mezzo della apposita ghiera. Più i numeri impostati sono alti (f/22, f/16…),
cioè i diaframmi sono chiusi, meno luce entra nell’obiettivo, e viceversa. La
luminosità dell’obiettivo indica perciò la massima apertura del diaframma
possibile per quell’ottica. A che mi serve variare l’apertura del diaframma?
Tempi di esposizione e apertura sono correlati da una precisa regola matematica:
per ogni stop in più (passando per esempio da f/2 a f/2.8), si chiude un pochino
il diaframma, quindi entra la metà della luce, per cui bisognerà raddoppiare il
tempo per avere una corretta esposizione. Per ogni f/ che aprite si raddoppia la
luce che entra, e si dimezza il tempo.
Quindi in termini di luce ottengo lo
stesso risultato a f/11 e 1/60 e a f/8 e 1/125. questo ci sarà utile nelle
condizioni di scarsa luce, quando avremo bisogno di fare entrare tutta la luce
possibile: di qui l’importanza di avere obiettivi con un f/ minimo abbastanza
piccolo.
C’è, naturalmente, il rovescio della medaglia: aprendo il diaframma
(f/ bassi) diminuisce la profondità di campo.
Chi è costei? Un obiettivo può
mettere a fuoco un solo punto sul piano pellicola, il resto sarà sfocato. La
profondità di campo è una zona prima e dopo il soggetto in cui anche tutti gli
altri punti sul piano sembrano a fuoco, ma, attenzione, veramente a fuoco sarÃ
solo il punto che volta per volta avremo deciso. All’interno delle varie coppie
tempo/diaframma dovremo decidere quale usare a seconda del risultato voluto. Con
obiettivi di corta lunghezza focale potrò mettere a fuoco da circa 40 cm
all’infinito, mentre obiettivi di lunghezza focale più lunga ingrandiranno
l’immagine, ma metteranno a fuoco solo una porzione di spazio che va da poco
prima a poco oltre il soggetto.
Naturalmente anche l’immagine nel suo
complesso risente dell’uso di una o dell’altra focale: con un grandangolo posso
mettere in evidenza la vastità dell’ambiente, rendere l’idea del subacqueo
sospeso nel blu, con una focale corta mi concentro su un particolare,
“isolandolo� in certo senso dal contesto.
Gli obiettivi utili per la
fotografia subacquea non sono moltissimi.
La massa d’acqua in cui ci
troviamo ad operare rende difficili le riprese panoramiche, a causa della
sospensione, del rimescolarsi degli strati d’acqua, del normale moto ondoso;
normalmente il fotografo subacqueo si rivolgerà a soggetti relativamente vicini.
La fotografia subacquea in “campo lungo� si affida ai grandangolari, che
abbracciano un campo visivo più ampio e consentono di avvicinarsi al soggetto,
diminuendo in tal modo lo spessore d’acqua davanti all’obiettivo. Nello stesso
tempo questi obiettivi di focale più corta hanno anche una profondità di campo
maggiore, il che consente una messa a fuoco più sicura e precisa. Le eventuali
aberrazioni lineari causate dalla corta focale si correggono con l’oblò sferico,
che compensa il differente indice di rifrazione aria/acqua.
Le riprese di
tipo naturalistico, invece, vengono normalmente effettuate con aggiuntivi
specifici o con ottiche “macro�, che, pur avendo un campo di ripresa ridotto,
consentono comunque di avere uno spessore d’acqua minimo fra operatore e
soggetto.
Le anfibie sono normalmente dotate di un obiettivo 35 mm,
obiettivo estremamente versatile e utilizzabile con successo anche fuori
dall’acqua. E’ considerato un obiettivo “normaleâ€? (per capirci, può essere
considerato l’equivalente del normale 50 mm che si usa per le riprese terrestri,
avendo lo stesso angolo di ripresa) e, con i suoi 45° circa di campo visivo si
presta anche a essere impiegato come grandangolo “moderato�. Si può anche
considerare la soluzione migliore per l’utilizzo di lenti aggiuntive e tubi di
prolunga.
L’obiettivo 28 mm è ottimale per le riprese in campo lungo, ha
un’ampia scala di messa a fuoco e una ampia profondità di campo
I
grandangolari da 15 e 20 mm hanno una copertura molto ampia e una
estesissima profondità di campo, con distanze minime dal soggetto di 30/40 cm.
Utilizzati con un oblò correttore consentono ottime riprese senza risentire
di aberrazioni lineari.
Con un obiettivo normale a questa distanza lo squalo non ci sta
tutto
Posso allontanarmi ma aumenta lo spessore dell’acqua fra camera e
squalo, perdo contrasto e chiarezza…
…oppure posso usare un grandangolo e tornare alla medesima
distanza di prima. Avrò così lo squalo tutto intero, senza perdere contrasto e
luminosità , e in più avrò una profondità di campo con cui potrò mettere a fuoco
anche l’ambiente circostante.
Con queste ottiche sono possibili delle riprese di macro-ambiente
che possono dare grandi soddisfazioni, consentendo di riprendere sia il soggetto
che l’ambiente che lo contiene, ed evidenziando, con l’uso opportuno
dell’illuminazione, ora il primo piano, ora il secondo. Sfruttando correttamente
l’ampia profondità di campo offerta da queste ottiche si possono realizzare
immagini d’effetto e contemporaneamente ad alto valore documentario. Sono
inoltre essenziali quando si desideri fotografare un animale di dimensioni
elevate, evidenziandone però tutti i particolari.
Il difficile con questa
tecnica è calibrare correttamente il rapporto fra il soggetto e l’ambiente: se
il soggetto principale è troppo piccolo si perde fra mille altri particolari, se
invece è troppo grosso rischia di incombere e nascondere lo sfondo.
L’80
mm è un teleobiettivo (non eccessivamente spinto in aria, ma un vero
teleobiettivo in acqua) utile per la caccia fotografica, ha però poca profonditÃ
di campo, per cui risulta estremamente difficile la messa a fuoco. Naturalmente
consente di riprendere soggetti distanti con un buon dettaglio. Se il soggetto è
un vivace pescetto che non sta fermo un attimo sarà utile che l’obiettivo tele
sia dotato di autofocus con lettura automatica dell’esposizione.
Le
focali per la macro fotografia.
La macrofotografia è quella tecnica
fotografica per cui ci si avvicina molto al soggetto per rivelarne tutti i
particolari. Con obiettivi normali o grandangolari, la minima distanza di messa
a fuco non può scendere oltre i 30 cm. Ciò significa che se fotografo un piccolo
esserino di tre/quattro millimetri tenendomi a 30/40 cm non riuscirò a vedere
molto! Ci sono diversi modi per ovviare al problema e avvicinarsi alla
macrofotografia.
Le lenti addizionali: si fissano davanti
all’obiettivo e consentono di mettere a fuoco soggetti anche a pochi cm di
distanza. Le lenti sono ordinate in diottrie: più il numero che le
contraddistingue è alto e più consentono di avvicinarsi al soggetto e di
riempire il fotogramma con l’esserino minuscolo che vogliamo ritrarre.
Attenzione però: la ghiera di messa a fuoco dell’obiettivo non indicherà più le
distanze corrette, e il range di distanza minimo/massimo sarà sempre più ridotto
man mano che aumenta il potere diottrico della lente. Anche la profondità di
campo subirà una diminuzione in funzione del potere diottrico della lente. Con
lenti molto potenti si ridurrà a pochi cm. Il grande vantaggio delle lenti
addizionali, oltre al costo abbastanza contenuto, è che si mettono e tolgono in
acqua, permettendo così nel corso della stessa immersione, fotografie macro e
non macro.
I tubi di prolunga: sono tubi da montare tra il corpo
macchina e l’obiettivo, aumentandone la distanza. Si riescono così ad ottenere
distanze dal soggetto estremamente ridotte. La profondità di campo e il range di
distanze utili sono ridottissimi, ragion per cui si utilizzano spesso unitamente
a una forcella, un’astina di traguardo, opportunamente graduata, che sporge
dalla macchina e indica la corretta distanza di messa a fuoco. Naturalmente a
fuoco sarà solo il soggetto, il centro di interesse, tutto il resto risulterÃ
come sfondo. Non che questo sia necessariamente un problema, anzi spesso saremo
noi a desiderare uno sfondo poco o per nulla a fuoco, così che il nostro
soggetto, per piccolo che sia, si stacchi opportunamente dallo sfondo,
acquistando in tal modo tridimensionalità e dettaglio.
Lo svantaggio dei tubi
di prolunga è che non possono essere sostituiti in acqua, per cui bisognerÃ
decidere prima di uscire quale tubo impiegare e usarlo per tutta l’immersione, e
se passa lo squalo balena…pazienza! (virtù che spesso è difficile da perseguire
per un fotografo subacqueo, ma noi invece vogliamo coltivarla a tutti i
costi!).
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