Autore: Federico
Marietti
“Per me il mare è la vita, vederlo o
semplicemente sapere di poterlo rivedere mi ha fatto superare ogni difficoltà e
mi dona ogni giorno l’entusiasmo di vivere”.
Conosciamo meglio Stefano Makula, uno dei
grandi imperatori degli abissi. Cuore buono e senza limiti, Stefano ci ha
concesso questa piacevole intervista.
Stefano come stai?
Molto bene, nonostante l’età anagrafica, ho
compiuto da poco 60 anni, lo spirito è quello dei 16 anni ed anche il fisico
ancora regge, soprattutto in acqua (l’entusiasmo che ho provato per i fondali il
primo giorno è rimasto immutato e nuovi progetti tengono sempre occupata la mia
mente).
Come è nata questa tua grande passione per il mare?
La mia esperienza inizia alla tenera età di 13
anni quando per raggiungere il lago di Bracciano e il lago di Martignano (nelle
vicinanze di Roma) percorrevo in bicicletta, con un carissimo amico, 30 km
all’andata e al ritorno. La passione per l’apnea è proseguita in mare e dove ho
via via perfezionato la tecnica dalla seconda metà degli anni 70, in seguito al
raggiungimento dei primi record in assetto costante (il primo record risale al 3
settembre 1978).
Qual è secondo te la differenza tra l’apnea pioneristica e quella
moderna?
L’apnea odierna si differenzia enormemente da
quella degli anni pioneristici. Oggi è di uso comune utilizzare tecniche di
rilassamento e di allenamento moderno in grado di rendere l’apnea estremamente
sicura e performante. Fino a qualche anno fa si utilizzava l’iperventilazione
che, erroneamente, veniva chiamata anche iperossigenazione, pensando che
aumentasse la percentuale di ossigeno nel corpo. Un’altra caratteristica
negativa era la compensazione che, seppure presente anche nei metodi attuali,
non veniva applicata in maniera adeguata. Poi la muta in passato era sostituita
dai maglioni di lana che, anche se molto più economici, erano efficaci come le
mute di allora. Il freddo era una costante sia in estate sia in inverno. Oggi,
le mute da immersione, regalano un completo confort e non lasciano trasparire
alcun disagio termico. Un’altra grande differenza era costituita dalle pinne
usate in passato: le “pinnette” davano una spinta massima di movimento di soli
10 mt, ora con le pinne grandi in carbonio basta dare un colpo e si sviene
sbalzati come un razzo fino a 60 mt.
Che rapporto hai o hai avuto con gli altri grandi del mare?
Ero molto amico di Jaques Mayol, dopo essere
stato a lungo un mio “nemico sportivo”, rivalità basata soprattutto sul fatto di
ricevere accuse infondate; quest’antagonismo cessò definitivamente quando mi
invitò ad una sua sessione di allenamento presso l’isola d’Elba, dove, davanti
ai miei occhi a quel tempo increduli, raggiunse tranquillamente e senza sforzo i
75 mt scendendo nel blu più profondo. La sua tragica morte è stato un
avvenimento che mi ha segnato molto, specie per la sua modalità, così
contrastante con quanto aveva sempre sostenuto ed insegnato.
Con Enzo Maiorca invece il rapporto di rivalità rimane tutt’ora, anche se ci
stimiamo molto e ci vediamo, di tanto in tanto, a qualche gara.
Sempre in queste occasioni incontro spesso Umberto Pelizzari e Gianluca Genoni,
con i quali scambio sempre parole di stima. Sono invece molto amico di Pipìn
Ferreras, nonostante i kilometri che ci dividono (vive a Miami).
Ogni tanto vedo anche Massimo Scarpati, e più raramente Carlo Gasparri e Arturo
Santoro tutti grandi personalità della pesca subacquea.
Quali sono secondo te i mari più belli d’Italia per immergersi?
Dopo aver girato quasi tutti i mari del mondo
sono sempre più convinto che il Mediterraneo sia tra i più belli e questo
nonostante le continue aggressioni che subisce. Fortunatamente in Italia sono
state create diverse aree marine protette che lo salvaguardano. Posso citare un
esempio che conosco molto bene: l‘isola di Ventotene che oggi è più ricca di
pesce di quanto fosse 40 anni fa. Devo dire però che, a parte la diminuzione
esponenziale della fauna ittica, la condizione d’inquinamento generale del mare
italiano, per certi aspetti, è migliorata rispetto a 50 anni fa: ad esempio oggi
non si trovano più gli agglomerati di catrame. I mari italiani sono pieni di
splendidi luoghi dove immergersi ed oggi con le moderne attrezzature ed
infrastrutture (diving), è possibile immergersi tutti i giorni dell’anno. Per
non allontanarsi troppo da Ventotene ci sono la sue sorelle Ponza e Palmarola,
quest’ultima definita da Folco Quilici (uno che di mare se ne intende) la
seconda isola più bella del mondo dopo un’isola Polinesiana. Poi ci sono l’isola
di Ustica, le Isole Egadi, le Eolie, Lampedusa, Pantelleria e, per rimanere in
Sicilia, Taormina con la sua splendida Isola Bella dove ho avuto un diving (tra
capo Taormina e l’isola Bella a 16 metri di profondità giacciono alcune
gigantesche colonne ,uno spettacolo unico). Un altro paradiso subacqueo, dove
anche qui ho avuto un diving (sono stato un po’ nomade …) è l’isola del Giglio e
la vicina Giannutri. Ed ancora sono da citare l’isola di Capri, l’isola d’Elba,
le Tremiti e la riviera ligure. Ma il luogo che mi ha definitivamente colpito e
“affondato” è il Cilento, un luogo fuori dal tempo con coste incontaminate per
centinaia di chilometri ed acque incredibilmente cristalline sulle quali si
affacciano montagne verdissime. In particolare Capo Palinuro con le numerose ed
incantevoli grotte.
Tu hai un diving a Palinuro….
Nel 1999 sono capitato quasi per caso in questi
luoghi e me ne sono perdutamente innamorato. Coralli, gorgonie rosse e gialle,
franate, pareti e poi le grotte…. A questo proposito posso citare quanto scritto
su di un manifesto che ho visto in montagna ad Ovindoli (si sono anche
sciatore…) “non esistono montagne pericolose ma uomini imprudenti”. Purtroppo
a Palinuro è accaduto uno dei più gravi incidenti subacquei recenti e per di più
i media si sono scatenati senza limiti. Questo ha trasformato capo Palinuro da
capitale della subacquea a deserto di subacquei molto ingiustamente perché con
tutta evidenza è stato commesso un errore in una cavità semplice, gli Occhi, ma
in un ramo sconsigliato in tutte le guide. Questo incidente sarebbe potuto
accadere in qualsiasi luogo del mondo senza la necessaria prudenza.
Qual è il ricordo più bello tra i tanti record fatti ?
Senza dubbio il primo, il 3 settembre 1978,
all’isola del Giglio. Fu la realizzazione di un sogno, un altro molto importante
è stato quello dei -66 mt. nel 1987 all’isola di Capri, tutt’oggi l’unico record
di apnea profonda ripreso in diretta Rai centimetro per centimetro e poi senza
dubbio l’operazione Pozzo del Merro, una grandissima impresa scientifica e
sportiva, che non solo mi ha visto protagonista ma anche ideatore. Poi, chissà,
quello che deve ancora venire…
Sei sbarcato su Facebook come mai?
I socialnetwork ormai sono una necessità per
chiunque, a maggior ragione per un personaggio pubblico che per di più intende
promuovere il bellissimo e mondo dell’apnea e della subacquea con la stessa
passione che lo ha mosso i primissimi anni. Ho uno staff che mi segue e lavora
per me anche su questo fronte, gli devo molto.
(Pagina Facebook:
www.facebook.com/stefanomakula.apnea )
Come procedono i corsi?
Devo dire con grande successo. Abbiamo una
scuola sub e di apnea che ha come punto di riferimento il centro sportivo Villa
Flaminia (ma anche altre piscine a Roma), nella quale anche quest’anno abbiamo
ottenuto numeri record. Questo grazie ai miei istruttori Anis, Federico Marietti
e Flavia Boni che mi supportano da anni. A loro (viste le presenze) si sono
recentemente aggiunti Fabio Virgilio e Luca Revelli (che provengono dalla scuola
federale).
L’apnea di oggi è più sicura?
L’apnea oggi può essere sicurissima grazie alle
tecniche di respirazione, rilassamento ed allenamento che si usano e s’ispirano
a quella metodologia che ho ideato nel 1982 con la collaborazione dell’istituto
di scienze dello sport del Coni e che a tutt’oggi è senza dubbio la più
efficace. E che mi propongo di diffondere attraverso dei corsi per istruttori
che possano insegnarlo nelle varie scuole, in Italia ed all’estero.
Grazie Stefano e auguri…
Grazie a voi e speriamo di vederci presto…
Sott’acqua ovviamente.
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