Autore: Marco Daturi – www.daturi.com
Dopo il consueto ritrovo al Camel Dive Club delle ore 8.00 del mattino ci siamo imbarcati con destinazione Tiran. Durante il tragitto le condizioni meteo e soprattutto del mare risultano eccezionali con un mare calmissimo e solo una leggera brezza rinfrescante. Vista la situazione particolarmente favorevole parte la proposta di allungare il tragitto fino ad una -per noi- ‘nuova’ destinazione che richiede una mezz’ora di navigazione aggiuntiva.
Destinazione: il relitto del Million Hope.
Il gruppo accoglie favorevolmente la proposta e la barca tira dritto, passando Gordon, Thomas, Woodhouse e Jackson, i fantastici quattro di Tiran. Dopo pochi minuti si intravedono dalla superficie le parti emerse del relitto, distanti circa un centinaio di metri le une dalle altre.
Il briefing in barca ci svela la storia di questo relitto moderno. Costruito in Giappone nel 1972 il Million Hope era un enorme cargo con cinque grandi stive con altrettante gru per la movimentazione dei carichi. Lungo circa 175 metri e largo quasi 25 riusciva a viaggiare ad una velocità di 17 nodi, grazie alla spinta di un motore diesel di oltre 11.000 bhp.
Nel luglio del 1996 il Million Hope ha urtato il reef nelle vicinanze di Nabq, mentre trasportava 26.000 tonnellate di potassio e fosfati. La nave rimasta in superficie per anni è poi stata affondata perché dov’era deturpava il paesaggio. Vero o falso che sia ci interessa poco, quello che conta è il relitto che ora giace sott’acqua adagiato su un fondale di 22 metri.
L’immersione è molto semplice e vengono lasciate le penetrazioni ai sub tecnici attrezzati mentre il team ricreativo si limita ad una parte esterna dell’enorme carcassa di metallo. A lato del Million Hope si trova anche una enorme gru, caduta in acqua durante i lavori di recupero. Uno dietro l’altro, seguendo la guida si passa tra i resti di quelle che erano enormi gru a portale, alloggiate sulle cinque stive dove veniva trasportato il carico.
Il relitto è talmente grande che è praticamente impossibile averne una visione di insieme ma si gira con facilità in ampi spazi, sempre in sicurezza. A sorprendere, come spesso accade, è la vita che viene riportata dal mare al relitto stesso, colonizzato da coralli e abitato da centinaia di specie di
pesci.
Nelle penombre dei passaggi tra un reparto e l’altro sono migliaia i glass fish che si spostano per lasciar spazio ai sub in visita. Anche molti lion fish a mezz’acqua osservano con attenzione ma senza timore il gruppo di sub che con rispetto tiene la distanza da loro e dal resto del reef.
Il Million Hope, pur senza una storia di guerra alle spalle o un’altra importante da raccontare, offre un’immersione piacevole alla portata di tutti, o quasi. Per gli appassionati di relitti il Million Hope può essere un’alternativa più ‘comoda’ al Thistlegorm e al Dunraven.
Ringraziamo il Camel Dive Club per questa ‘nuova’ esplorazione.
Un breve video
Per informazioni:
Camel Dive Club
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