Autore: Daniele Comin
Pronti e pronto per saltare in acqua con l’attrezzatura fotografica in braccio, maschera già su e mani pronte sulla custodia.
Dopo averlo tanto sognato, avevo poca fiducia di vederlo al primo tentativo, sapendo che altri amici, subacquei da ben più anni di me, per anni lo avevano cercato invano.
Ma sono pronto.
La barca procede, tutti sono molto eccitati, sia chi lo ha già incontrato sia chi no. Qualcuno è sicuro di vederlo, se lo sente. Io come sempre, forse troppo negativo, non sono di questo parere!
Ricontrollo sul mio scafandro se tutto è
funzionante poiché in questi giorni la maniglia destra aveva qualche crepa e
avrebbe potuto rompersi come già successo l’anno prima (non si trattava né di
negligenze mie né di difetti della fabbrica costruttrice, ma puri eventi
fortuiti e sfigati capitatomi ben due volte). Già io avevo messo degli elastici
tutt’attorno e ciò sarebbe dovuto bastare; controllo e sembra di sì: tengono.
La barca procede. Incontriamo altre barche in
escursione giornaliera oppure altre liveaboard come la mia ma nessuna traccia
dello squalo balena. Era qui qualche minuto fa dicono, ma si è immerso.
Capita.
Ovvio penso tra me, con il mio tipico ottimismo.
Ancora uno sguardo all’impugnatura per vedere se tutto va ma, forse a causa dei
troppi sguardi, la maniglia si spezza, aiuto!
Con il cervello in posizione di stress, che
alle volte è la situazione necessaria per far aumentare la velocità di reazione,
corro a prendere degli elastici aggiuntivi, per fissare il tutto alla meno
peggio. Ma il rattoppo non e’ una garanzia in ogni caso perché non si tratta di
immersione con le bombole ma di nuotate veloci con pinneggiate notevoli e duro
nuoto di superficie per stare al passo con una bestia che, quando va lenta, è
comunque una vita più veloce di me!
Prendo gli elastici della cassa dentro la sala
da pranzo, riesco di volata a sistemarli sull’impugnatura, mentre sento con
l’orecchio e col corpo che il fermento sale: è stato avvistato uno squalo dalla
barca di fronte e tutti sono pronti a saltare. Mille pensieri nella mia testa:
“Se quelli che saltano in acqua prima di me lo facessero scappare verso il
fondale? Se mentre nuoto mi si stacca tutto?”
Il gran caldo intorno a me di una giornata
anche più afosa delle altre mi fa continuare a sudare; stress e clima mi fanno
aumentare la sofferenza ma in qualche modo sento (stranamente per me) che questa
sofferenza mi porterà una discreta fortuna. Rimango umile e concentrato, cosa
che spesso mi riesce difficile, ma ricordi d’infanzia mi echeggiano nella
memoria e mi confermano che è il giusto atteggiamento da mantenere.
Gli elastici sono pronti, tolgo la maschera e ci sputo e la pulisco un’ultima
volta. Dopo averla tenuta pronta in faccia tutto questo tempo respirando con la
bocca per essere più velocemente pronto, è passato troppo tempo e credo sia
meglio ripulirla un’ultima volta: non posso permettermi che durante le apnee e i
brevissimi momenti a disposizione, mi succeda di non riuscire a inquadrare
correttamente per la condensa che mi rovina la mira.
Controllo maschera e attrezzatura un’ultima
volta, infilo le pinne e vedo gli altri saltare: tutti indicano il gruppo di
cinesi in acqua che urla con la guida maldiviana in testa che li incita a
nuotare veloce perché altrimenti lo squalo vola via…
…appunto!
Il nostro boss immersioni è molto bravo a
mettere la nostra barca frontale rispetto alla presunta direzione del pesce.
Sono contento di non essere il primo a tuffarsi, per aspettare un’eventuale
ultima variazione di rotta della bestia, ed eccomi in acqua. Non guardo dove
guardano gli altri, non guardo l’altro gruppo, ma guardo dove indica il capitano
a bordo perché, dall’alto, il nuoto di mante e squali balena
si controlla meglio.
Ed ecco che mi dicono che sta arrivando diritto verso di me, quindi prendo il
fiato e vado giù.
E’ bellissimo anche se piccolo, 5 metri, e riesco a fare 3 scatti, ma
quasi a caso: troppe emozioni in un colpo solo.
Foto sovraesposte, flash in manuale settati
troppo forti. Inoltre avevo cercato di tenere i flash larghi e aperti per
evitare la sospensione, visto l’acqua più che bruttina, ma non abbastanza: dal
tuffo fino al momento dello scatto non avevo avuto modo di posizionarli al
meglio, e infatti ricontrollando il risultato di questo primo scatto dello
schermo della camera appare tutto ovviamente innevato.
Devo ritentare.
Ora l’animale mi ha superato e il gruppo di
snorkelisti in scia pure,
quindi devo con grande energia riprenderli, superare tutti, evitarli, passare in
testa allo squalo di almeno 5 metri, scendere in apnea più basso di lui e
riscattare: il che significa andare al 90% delle mie energie e quindi eseguire
un’apnea sicuramente scadente e agitata, essendo tra l’altro ancora “freddo”.
Ci provo. Ci sono. Scatto. Controllo lo schermo: troppo poco flash, altra foto
inutile e la testa mi gira per l’apnea troppo spinta dopo la fatica della
nuotata veloce (e forse dell’immersione precedente…non insegno sempre ai miei
studenti che non si devono fare apnee dopo un’attività subacquea??)
Non penso nemmeno, riparto con la gara, alzo un
po’ i flash, allargo un po’ i bracci; potrebbe essere l’unico squalo balena
della giornata, forse l’ultimo scatto: devo soffrire.
Pinneggio, pinneggio, pinneggio, evito
pinneggiate e manate altrui, pinneggio ancora, sono solo in testa a sei metri
dallo squalo, mi giro, prendo il respiro, scendo, scatto altre due volte: foto
decenti, niente di eccezionale ma almeno qualcosa ho portato a casa.
Lui si immerge, scende verso la profondità, è
andato. Lo ringrazio.
Sono di nuovo in barca, un po’ scosso ma anche
sollevato perché, visto com’era partito il tutto, poteva andare molto peggio:
dopotutto era il mio primo squalo balena!
Ed ecco il secondo che arriva.
Sono di nuovo in acqua, questa volta più
preparato, e avendo “rotto il fiato” riesco a tenere apnee più lunghe.
E’ lungo 8 metri,
dirlo maestoso è usare un eufemismo!
Lo squalo nuota tenendosi purtroppo abbastanza
in basso, e la cosa mi permette di fare soltanto uno scatto per apnea. Sembrano
comunque scatti buoni. Rimane infatti con noi più a lungo del primo e quindi,
sebbene più ardue, mi regala più chance di inquadrarlo e di avere riprese da
posizioni differenti. Per fortuna sono il solo a scendere così in basso con lui
e non devo condividere (o contendermi) la mira con nessuno.
Tornato in barca sono davvero soddisfatto, e il
capitano si appresta a rientrare verso la crociera. Ci comunica quindi che
avremmo dovuto prepararci per fare un’immersione. Immersione?? Le chance di
vederli in immersione “fermi” o quantomeno al passo col lento pinneggiare dei
subacquei sono pochissime!
Per fortuna mia nel gruppo c’e’ anche un
tedesco-maldiviano figlio del proprietario che mi spinge a convincere la massa
ad un ulteriore snorkeling e, ancora più fortunatamente, la votazione di gruppo
fatta in tutta velocità mi concede il favore, anche se non all’unanimità (questi
sub, sempre e solo bombole! – nd un sub…… 😉 )
Ecco quindi che salpiamo verso il nostro
terzo squalo balena, che
troviamo immediatamente.
Si concede meno del secondo e sembra anche un
po’ infastidito dai miei flash. Una guida maldiviana di un altro gruppo mi
riprende pure per il fatto che la luce intensa infastidisce l’animale e io
quindi smetto di fotografare questo individuo e faccio apnee per la pura
degustazione dei suoi 7 metri.
La mattinata si concluderà con l’avvistamento
di un quarto squalo
che, poverino, presenta la dorsale tagliata in due diverse parti, causa
sicuramente di qualche elica di barche turistiche poco rispettose delle distanze
Questo esemplare si concede in tutte le
posizioni, e ci allontaniamo noi da lui prima che s’immerga. In verità ero
rimasto solo in acqua con lui e tutti mi richiamavano alla barca, essendo ora di
ripartire. Io, anche se ormai davvero stanco, sarei rimasto lì per ore ancora:
avrei voluto una foto ancora diversa, magari migliore, avrei voluto fare ancora
apnee per gustarmelo, per guardarmelo nuotare incontro e poi, come niente fosse,
evitarmi tutte le volte, senza dare l’impressione di evitarmi veramente ma come
se esistessero solo lui e il mare, e nient’altro.
In barca sono felicissimo perché sicuro di
avere scattato foto eccezionali, anche se poi in realtà al momento di
ricontrollarle non me ne andrà veramente bene nessuna (ringrazio invece Irene per una foto di me in apnea).
E’ stata una giornata meravigliosa e la vera bellezza non è solo il risultato ma
la caccia stessa (che caccia vera per fortuna non è), la vicinanza con la sua
immensità, bilanciata dall’armonia di quei suoi pallini bianchi, segno
distintivo intraspecifico di ogni individuo, che lo rendono tanto unico anche ai
nostri occhi di umani.
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