Lo smaltimento della plastica è uno dei principali problemi dell’uomo moderno. Un problema di grande attualità,come sottolineato più volte durante la recente giornata mondiale degli oceani.
Secondo uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Environmental Science and Technology, ogni persona, in media mangia (senza accorgersene) almeno cinquantamila particelle di microplastica all’anno, che diventano tra 70,000 e 121,000 particelle l’anno considerando quelle introdotte respirando.
A questo dato si arriva misurando la concentrazione di microplastiche nei pesci, nei crostacei, nello zucchero, nel sale, nella birra, ma anche nei dentifrici, nelle bibite gassate e nell’acqua del rubinetto, o contenute nell’aria delle città. Pare che l’acqua contenuta nelle bottiglie di plastica contenga 22 volte più particelle di microplastica rispetto all’acqua del rubinetto.
Le microplastiche sono arrivate ovunque, si accumulano lungo la catena alimentare passando ad esempio dal plancton ai pesci planctivori (come le acciughe) ai pesci carnivori, ed aumentando ad ogni passaggio. La cosa più preoccupante è che non si conoscono gli effetti sulla salute della loro ingestione, soprattutto a lungo termine. Anche perché sono talmente piccoli da penetrare nei tessuti umani dove, si ipotizza, è probabile che scatenino reazioni immunitarie.
Mangiamo microplastica
Esistono attualmente due categorie di microplastica: la primaria che è prodotta come risultato diretto dell’uso umano di questi materiali (ad esempi nelle particelle dei dentifrici e dei prodotti cosmetici) e secondaria come risultato di frammentazione derivata dalla rottura di più grandi porzioni di oggetti di plastica che finiscono in mare.
Dal punto più profondo, le Fosse delle Marianne, a quello più remoto, come l’Artico, dai fiumi al suolo, all’aria, siamo invasi da frammenti di plastica. Sono stati trovati in campione di feci umane, confermando che le persone ingeriscono inevitabilmente queste nanoparticelle.
Cosa possiamo fare? È necessario che al più presto si riveda la nostra dipendenza dai materiali sintetici e cambi completamente il modo in cui li gestiamo: dobbiamo cambiare il nostro rapporto con la plastica, trovare il modo di conviverci senza danni.