Coralli in valigia: scatta maximulta; Rientra dalle vacanze con coralli e conchiglie raccolti in spiaggia, 5.000 euro; 10.000 euro di multa
Tutti gli anni leggiamo titoli di questo genere sui giornali ” Multa a chi raccoglie conchiglie”, sogghigniamo (ci sentiamo furbi se non è toccato a noi) e alziamo il ditino con riprovazione. Ma siamo certi di essere al sicuro? Potrebbe capitare anche a noi?
La teoria alla base delle multe è questa: mi trovo in un paradiso tropicale. Non è possibile, se sono in possesso di una conchiglia o di un frammento di corallo, stabilire se sia il risultato di una raccolta dell’animale vivo in mare o se sia stato trovato già morto sulla spiaggia. E non è possibile nemmeno controllare a tappeto sulle spiagge tutti i sub e gli snorkelers. Ma esiste un collo di bottiglia dove tutti dobbiamo passare: il controllo doganale all’aeroporto. Qui i funzionari sono autorizzati a sbirciare nelle nostre valigie, a farcele aprire. E ad applicare i regolamenti, che prevedono multe pesanti per il possesso e il tentativo di esportazione, anche per animali che abbiamo raccolto in buona fede sulla spiaggia pensando di non fare male. Ma come lo dimostriamo?
Esportazione di specie protette
Esiste in primo luogo un regolamento internazionale, si chiama CITES (Convention on International Trade in Endangered Species), Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora selvatiche minacciate di estinzione, è stata sottoscritta il 3 Marzo 1973 e ad oggi è stata ratificata da circa 170 Paesi.
La CITES regolamenta il commercio, l’esportazione, l’importazione e anche la sola detenzione delle specie incluse nella convenzione, o di parti di esse, anche se sottoposte a lavorazione (es. l’avorio delle zanne di elefante trasformato in statuette, o le collanine di corallo nero). Sono circa 35.000 le specie interessate, di cui approssimativamente 30.000 sono piante terrestri. Queste specie sono suddivise in 3 Appendici secondo il grado di protezione di cui necessitano. Per sapere se un determinato animale o vegetale è incluso nella nell’elenco di specie minacciate di estinzione e, dunque, se è soggetto a particolari restrizioni di commercio o detenzione è necessario consultare il database dell’ultimo aggiornamento al Regolamento CE pubblicato sul sito www.cites.org (ove vi sono elencate tutte le specie oggetto della Convenzione catalogate con il nome scientifico) oppure contattare gli uffici competenti del Corpo Forestale ( www.corpoforestale.it ).
Le sanzioni? In Italia (già, in qualsiasi aeroporto internazionale, alla partenza o all’arrivo del vostro viaggio, potreste essere controllati per questo) la legge prevede il sequestro immediato degli organismi, multe pesanti e, nei casi più gravi, il ritiro del passaporto (se siete all’estero), l’arresto e la detenzione. A meno di avere un certificato CITES che ci autorizza, ma per molte specie è difficle ottenerlo.
E poi ci sono i regolamenti locali da tenere presente. In uscita dalle Maldive, per esempio, è proibito esportare la sabbia delle spiagge. E ha senso: a parte che la sabbia deriva dalla frammentazione dei coralli, poi l’intera nazione è fatta di sabbia corallina, portarla via vuol dire contribuire all’erosione delle isole!
“Ma le donne del posto vendono impunemente conchiglie e oggetti ricavati da animali protetti!”. Vero, ma come dicevo non è facile controllare tutte le spiagge e i resort, è più semplice controllare gli aeroporti, dove tutti devono passare. “Ma così loro continuano a raccogliere conchiglie”. È la legge della domanda e dell’offerta, continueranno finché ci sarà qualcuno che le compera.
Multe per esportazione di specie protette
Concludiamo con qualche regola di base per chi voglia evitare pesanti sanzioni pecuniarie o penali, limitandoci a quello che interessa al subacqueo (tralasciando quindi chi si infila in valigia un lemure o un camaleonte vivo, c’è anche questo):
- Coralli duri (madrepore e simili): pressoché tutte le specie sono protette, evitate di comperarle nei negozietti o sulle bancarelle ma anche di raccoglierne i resti morti sulla spiaggia (sarebbe difficile dimostrarlo). Pensate che l’equilibrio ecologico delle splendide spiagge bianche di cui avete goduto durante la vacanza è basato sull’erosione dei coralli e sul loro trasporto ad opera delle correnti, se volete che i vostri figli e nipoti vedano ancora spiagge tropicali lasciateli dove li avete trovati. Le madrepore fossili non sono protette.
- Coralli neri (Antipatari): come sopra. Spesso sono utilizzati per fare gioielli, collane di perline levigate, ricordate che è punito anche il possesso di materiale derivato dalle specie protette.
- Conchiglie: qui la cosa si fa più complicata, perché alcune specie sono protette, altre possono esser protette da leggi locali. I Nautilus sono protetti, così pure le tridacne, lo Strombus gigas e il tritone. Le conchiglie più comuni di solito sono permesse, ma se non siete collesionisti e non avete una solida conoscenza di quello che comperate, il mio consiglio è di lasciarle dove le avete trovate.
- Squali: visto il rischio di estinzione ormai divenuto concreto per molte specie, diversi squali sono iscritti nelle liste delle specie protette o sono in attesa di entrarvi. Nel dubbio astenetevi dal comprare quelle macabre mascelle da appendere al muro, o anche i ciondolini fatti con i denti.
- Cavallucci marini: anche loro sono a rischio di estinzione, e tutto il genere Hippocampus (cavallucci di mare) è protetto, il loro traffico internazionale è regolamentato. Vale a dire che comprare e mettere in valigia un cavalluccio marino secco sulle bancarelle potrebbe costare caro… ne vale davvero la pena?
Alla fine dei conti siamo venuti nel paradiso tropicale per godere dell’ambiente naturale, per osservare specie selvatiche vive nel loro habitat… non dovrebbe essere la minaccia di una multa o di una condanna penale a spingerci a non riportare a casa macabri ricordini, ma la consapevolezza di aver contribuito a conservare il paradiso come tale. Sembra un luogo comune, ma se ognuno ne porta via un pezzetto prima o poi il paradiso finirà…