Autore testo: Simonetta Troiani
Autore foto: Davide Barzazzi
Quando ho deciso di sostituire il mio consueto
viaggio sub autunnale nel Mar Rosso, con una serie di immersioni in Oman in
molti mi hanno guardata perplessa. Chi parlava di meta incerta e poco
sperimentata, chi di scarsa visibilità, chi di un luogo ancora non attrezzato
per il diving. Menomale che le mie care amiche “subbe” con cui sono solita
partire amano anche loro le novità e non le spaventa l’idea di fallire la scelta
della destinazione. Così, armate di buone speranze, borse dell’attrezzatura al
seguito, ci siamo imbarcate su un volo della Qatar Airlines alle 21,35 da Roma
Fiumicino e dopo qualche ora ed uno scalo a Doha, siamo arrivate prima delle
7,00 di mattino all’aeroporto di Muscat.
Come già pianificato con il tour operator in
fase di organizzazione viaggio, c’era ad attenderci un taxi che, in un’ora, ci
ha depositate a Mussanah davanti alla reception del Millennium Resort, una
struttura moderna, dotata di tutti i comfort, studiata appositamente per turisti
che effettuano sport acquatici in genere, vela ed immersioni subacquee, dotata
di un piccolo ma attrezzato porto da dove partono direttamente le barche del
diving e le barche a vela da regata.
Come consuetudine di tutti i subacquei, preso possesso della stanza, ci siamo
immediatamente precipitate a fare conoscenza del diving interno alla struttura
(Oman Sail) e con immenso sollievo abbiamo trovato locali ampi, ben tenuti,
attrezzature nuove, custodite con cura, spazi interni ed esterni con divani e
tavolini per poter discorrere e passare del tempo, e personale di segreteria,
istruttori e guide, tutti del posto, competenti, disponibili ed accoglienti. La
barca per le immersioni, non grandissima, era comunque nuova ed affidabile, con
motori potenti ed un piccolo solarium al piano superiore dove poter prendere un
po’di abbronzatura. Insomma, di spazio ce ne era a sufficienza per tutti.
Oman: destinazione emergente, soprattutto dopo
la situazione ancora poco chiara in Egitto, quando numerosi divers italiani
hanno iniziato a cercare qualcosa di non lontanissimo ma meritevole di qualche
tuffo felice fuori stagione.
L’arcipelago delle Daymanyiat emerge a circa 18
km dalla costa nordorientale di fronte alla città di Barka, ad un’ora di
tragitto in motoscafo. È costituito da nove piccole isole disabitate, circondate
da spiaggie di sabbia bianchissima, isolotti minori, scogli e zone di acque
basse, ma soprattutto da una rigogliosa barriera corallina che può vantare la
presenza di 85 tipi diversi di specie di corallo. Nei numerosi siti di
immersione la profondità si mantiene entro i 22-25 metri, mai superandone i 30,
per lo più si pinneggia tra i quindici ed i diciassette metri. Nel periodo
autunnale la temperatura dell’acqua sotto la superficie si mantiene intorno ai
26-27 gradi centigradi, permettendo di indossare una muta umida da 5 mm senza
provare alcun disagio per tutta la durata dell’immersione, che, essendo la
profondità piuttosto limitata, si spinge quasi sempre oltre i 60 minuti. E tengo
ad assicurare che non risultano mai monotoni.
Queste isole sono un importante area naturale protetta per la conservazione
delle specie di coralli e la salvaguardia delle tartarughe, sia le verdi che le
embricate che sono solite fare i nidi sulle spiagge tra marzo e giugno.
Lo scarso sfruttamento di questi siti e la politica intelligente del governo per
salvaguardare questo tratto di mare, compresa la limitazione del numero di
subacquei e snorkelisti che possono accedervi nei vari periodi dell’anno fanno
in modo che non solo la varietà infinita di coralli duri, molli e di acropore si
presentino in ottima salute, ma anche che i pesci numerosi, i cefalopodi e le
tartarughe che si affollano intorno a tanta magnificenza siano poco schivi e si
facciano avvicinare con facilità, purché ovviamente non molestati.
I siti di immersione sono numerosi, la maggior parte alla portata di tutti i
livelli di brevetto.
SIRA ISLAND e WALID JUNN
Nonostante il mare decisamente mosso che ci crea qualche difficoltà, soprattutto
nel risalire in barca, e la visibilitá ridotta ad inizio immersione, dopo
pochissimi minuti e qualche metro più in basso ( si pinneggia tra i -16 ed i -20
mt) si dischiude un mondo molto colorato di coralli di vario genere, cervello,
broccolo, corallo di cuoio, a canne d’organo, corallo a castello, a disco, varie
madrepore ed una foresta di gorgonie gialle e viola che, seppure non molto
grandi, regala uno spettacolo davvero suggestivo. Flabelline e nudi branchi
colorati si possono scovare facilmente basta guardare con un po’ di attenzione,
così come gli spirografi che agitano le loro frange e si ritirano pronti al
nostro avvicinare. Anemoni col relativo pesce pagliaccio, damigelle, pesci
chirurgo, balestra colorati, pesci angelo, pesci farfalla e tanti esemplari di
palla e scatola, anche con dimensioni di tutto riguardo. Ogni tanto sfilano
intorno a noi grossi banchi di fucilieri nella loro livrea a strisce gialle e
azzurre. Dagli anfratti tra rocce e coralli si affacciano belle aragoste
variopinte e grosse murene maculate che spesso non disdegnano una nuotatina
insieme al sub, qualche centimetro sotto di lui, presenze inquietanti, e poi
ancora le tartarughe che piluccano tra il corallo e non sembrano disturbate
all’avvicinarsi dell’uomo con le bolle. Mollemente adagiate, grosse stelle
cuscino sfoggiano disegni adeguati ad un tappeto persiano e dei bei trigoni
cresciutelli che dalla sabbia sotto di noi planano elegantemente verso il blu,
non particolarmente entusiasti della nostra presenza, seppure discreta.
LITTLE JUNN SHALLOW
Altra esplosione di colore in questo sito che pur a profondità molto contenuta,
ci troviamo infatti a -10 mt scarsi, ci riserva piacevoli sorprese ed una
visibilità ottima. Tra due grosse formazioni coralline, adagiato a riposare
sulla sabbia troviamo il nostro primo squalo leopardo che si fa ammirare e
fotografare indisturbatamente per qualche minuto, poi si stranisce del gioco si
gira e se ne va scomparendo nel blu. Anche qui tra incredibili varietà di
coralli stazionano banchi di fucilieri e tutta la fauna marina del pesce di
barriera. Curiosissimi e numerosi i cuttlefishes, bei seppioni che si muovono
sovente in coppia o in famigliole intere e che si accoppiano spudoratamente
dando forma ad uno strano essere che solo avvicinandoci si manifesta per ciò che
è realmente: una coppia di grosse seppie libidinose sconvolte dalla passione!
Ancora grosse murene maculate, trigoni, balestra, pappagallo e tartarughe
embricate. Colore e vita ovunque intorno a noi.
DOC’S WALL
Ci muoviamo ad una profondità di circa 16 metri, lo scenario della barriera
corallina è sempre il solito. Colore, colore, colore. Gorgonie gialle e viola
dappertutto, nuvole di fucilieri e giganteschi banchi di sardine che sfilano
davanti ed intorno a noi luccicando ai raggi del sole come schegge d’argento e
donandoci uno spettacolo al limiti dello psichedelico. Di nuovo un’apparizione
dello squalo leopardo, che riservato, ci scruta e se ne va. Ci fanno compagnia i
soliti grossi cuttlefish. Sotto uno spuntone di roccia un gruppo di lion fish si
culla beato; negli anfratti le solite enormi murene maculate; tra la sabbia
grossi trigoni marroni e se si osserva per un poco nel blu, con un po’ di
pazienza si può scorgere qualche aquila di mare e qualche schivo squalo pinna
nera, che fa una velocissima comparsa e torna immediatamente da dove è venuto.
CORAL GARDEN
Già il nome di questo sito è tutto un
programma: un nome, una garanzia! Qui è davvero il trionfo degli antozoi. Si
pinneggia ad un massimo di 17 mt di profondità su tappeti di corallo di decine
di varietà e colori diversi a perdita d’occhio, senza nemmeno un piccolo spazio
sabbioso. Il controllo dell’assetto è imperativo categorico per non rischiare di
distruggere tanto splendore.
Distese di corallo broccolo dalle punte violette, intervallato da tutte le altre
specie, con la solita festa di pesci e pesciolini colorati di barriera che li
circondano. Pesci angelo, farfalla e chirurgo dalle livree variopinte, anemoni
dei colori più improbabili. Seppie sempre presenti. Belle, cicciottelle, a volte
curiose, a volte scorbutiche, anche vagamente aggressive, per quanto possa
essere aggressiva una seppia! Tra alcune formazioni fa capolino una bellissima
murena zebra, che si agita dalla sua tana nel suo sinuoso corpo a striscie
bianche e nere. E qui e là stelle marine azzurre, arancio, gialle ed ancora
grosse stelle panettone. Davvero una gioia per gli occhi. Con un pizzico di
fortuna ci onora della sua presenza uno squalo nutrice acquattato negli
anfratti.
Risaliamo sempre sulla barca piene di esclamazioni di soddisfazione e troviamo
sempre ad attenderci una sostanziosa merenda di snack salati e dolci, bibite e
succhi di frutta.
Grande assente, purtroppo, lo squalo balena,
assiduo frequentatore di questo tratto del Golfo Arabico. La guida ci informa
che Novembre non è il periodo adatto per tale avvistamento, ma che tra la fine
di settembre e l’inizio di ottobre le femmine vengono a partorire proprio
davanti alla costa omanita, qui nelle Daymanyiat ed, allora, ci assicura, il
fatidico incontro è assolutamente assicurato.
Al di là delle immersioni, l’Oman ci riserva
grandi sorprese anche fuori dall’acqua. Tanto per non farci mancare nulla ci
facciamo organizzare anche tre giorni di escursioni all’interno, nella zona nord
orientale del Paese. Dalla cittadina di Barka, situata sulla costa non lontana
da Mussanah, dove visitiamo un variopinto mercato del pesce ed un antico forte,
lasciamo la vista del mare per addentrarci fino Wadi Mistal, una vallata da cui
si sale fino al villaggio montano di Wakan, un’oasi situata a circa duemila
metri di altitudine, dove grazie ai falaj, sistemi di irrigazione locali ed
antichissimi che sfruttano le sorgenti per portare l’acqua dove serve, riescono
a coltivare frutta ed ortaggi che mai immagineresti di vedere in Medio Oriente,
lungo le pendici terrazzate della montagna Jabal Akdhar che salgono in cima fino
a regalare una veduta mozzafiato su tutto il territorio e le vette circostanti a
perdita d’occhio per chilometri.
Tra monti, vallate ed oasi visitiamo affascinanti fortezze medievali a Nizwa, a
Nakal e a Bahla, città fortificata patrimonio mondiale dell’Unesco, villaggi
scavati nella roccia ( a Wadi Ghul) e poi salendo di nuovo attraverso uno
scenografico percorso tra i monti dell’ Hajar arriviamo a Jabal Shams fino ad
oltre 2200 mt di quota per ammirare l’Oman Grand Canyon, una impressionante
formazione geologica costituita da questa enorme frattura che taglia il Paese
per centinaia di chilometri.
Anche la capitale Muscat è sopra le nostre aspettative. E’ adagiata su dolci
colline che si affacciano sul Mare Arabico, ordinata e pulita, ci affascina con
l’opulenza della sua Grande Moschea, il Palazzo del Sultano, il Teatro
dell’Opera, i forti di Jalal e Mirani e l’immancabile sukh. Colori, odori,
sapori.
Purtroppo avremmo bisogno di almeno altri tre giorni per poterci spostare a sud
di Muscat a vedere altre meraviglie come il Biman Sink Hole, altra peculiare
formazione geologica, costituita da un gigantesco sprofondamento improvviso del
terreno che ha dato luogo ad un enorme cratere circolare dove confluiscono acque
dolci e salate, le formazioni rocciose a fungo di Wadi Arbeen, il deserto con le
dune di sabbia e tante altre piccole e grandi meraviglie che insieme alla
cortesia ed all’ospitalità del popolo omanita ci fa desiderare di tornare in
questi luoghi prima possibile, magari proprio a fine Settembre per il fatidico
incontro con le femmine di squalo balena ed i loro cuccioli meravigliosi.
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