A distanza di qualche tempo, mi piace ancora soffermarmi sui pochi tuffi effettuati in questo insolito punto del Mare Mediterraneo, ed ogni volta che ci penso, l’adrenalina sale alle stelle e lo scorrere dei momenti trascorsi sott’acqua traspare davanti ai miei occhi sempre con una forte emozione.
Un sogno.
Siamo sulle coste di quel bellissimo mare che è la Sardegna, e già lo spettatore qua esclama : ” Wow !! “ . Ma non basta, …siamo a Cala Gonone : una vera perla della Sardegna stessa, dove a nord finisce quella bellissima lingua dorata tale è la chilometrica spiaggia di Orosei , con l’acqua del mare di un colore unico: tonalità e gradazioni di azzurro e verde cristallino; mentre a sud la costa si impenna in una natura straordinaria e selvaggia, con rocce e pareti scoscese, selvagge, e l’acqua è di un colore blu-cobalto assolutamente inimitabile ; chi ci è stato, sa cosa voglio dire . Ed allora lo stesso spettatore esclama veramente un “…Doppio Wow !!! ”.
A nord est del porticciolo, che nella stagione estiva brulica di ogni tipo di turista, gommone e motoscafo, compreso ogni tanto anche Bill Gates o qualche magnante russo, gli addetti ai lavori (subacquei e pescatori) sanno bene che il fondo marino che a riva è piatto ed uniforme, poco dopo si apre letteralmente in un grande canyon, arrivando anche a oltre 500 mt di profondità .
E’ proprio qui, che agli amici e compagni di avventure subacquee e ” birraiole “ dell’ Hundred Trimix Team “divisione Sardegna”, tali Alberto Fadda e Stefano Murzi essendo ottimi frequentatori della zona dopo varie perlustrazioni ricognitive, per puro caso hanno trovato un particolare punto, dove veramente il mare scende in verticale e sprofonda nel blu scuro, quasi nero.
Sono abituato alle verticalità e pareti buie del lago, dove vedi solo dove illumini con la pur potente torcia ma qui, essendoci ottima visibilità, ci si rende veramente conto in quale spettacolare sito e contesto ci si immerga. Con le prime ricognizioni, ignari intanto di quello che avremmo trovato molto più profondo, Alberto e Stefano avevano appurato che dopo una discesa nel blu, si poteva toccare il fondo sabbioso tutto attorno pianeggiante a circa 52 mt di profondità e da qui sulla cigliata netta e decisa, poi partiva una bella parete verticale, sprofondante fino ad almeno 75 mt : tratti di sabbia con disseminato pinnacoli rocciosi adornati da gorgonie gialle e viola .
In questo sito, il vicino acquario di Cala Gonone, aveva prelevato con l’aiuto di Alberto e lo staff di biologi marini, alcuni esemplari proprio di Paramuricea , (con tecniche di prelievo e trasporto molto particolari), che si possono ammirare nelle vasche dei locali dell’acquario molto famoso e ricco di fauna ittica e molto visitato dai turisti . A sovraintendere tutte le operazioni, c’è sempre e comunque soffi il Maestrale, il mitico Fabio Sagheddu , titolare del diving Dimensione Mare, che con l’appoggio dei suoi locali con centro ricarica ed il suo gommone , crea un bel collagene con tutte le operazioni di logistica necessarie.
E’ vero che il sesto senso molte volte non tradisce ed infatti, i due amici tempo fa già decisero di fissare un saldo pedagno alla cigliata, per poi da qui proseguire ed allargare le esplorazioni. Ed allora, ci vollero due o tre tuffi per fissare una bella cima e bidoni collegati per andare sul sicuro . Ed è anche vero, che il subacqueo tecnico alla fine ….affonda sempre di più, e si domanda : “ Che ci sarà la più sotto dove il mare cambia colore ? “ Detto…. Fatto !!! Trovarono ben presto una misteriosa spaccatura nella roccia, ed un foro semi circolare alla profondità di circa 80 mt : il fascio della torcia inspiegabilmente si perdeva nell’oscurità ……..!!!!!!! Triplo WOW !!!!!!!
In questo caso, la curiosità non è solo femmina, ed i nostri due amici, con un ennesimo tuffo si portarono a 85 mt fuori a sbalzo dal precipizio e li si fermarono, scorgendo in profondità una sagoma grossa è scura ……. : sicuramente era narcosi !!!!
Le telefonate con gli amici si susseguono sempre di più, fino a che in estate arrivo io, alfiere dell ‘ H.T.T. “ Divisione Lombardia “ . Un solo tuffo di ricognizione, per capire la bellezza e particolarità del posto ……. E la decisione subito maturata : “ Dobbiamo assolutamente affondare ed andare veramente e vedere che c’è la sotto, dobbiamo toglierci i dubbi e al curiosità, vogliamo sognare …… “.
Dopo tanto allenamento al lago in inverno con gli amici, tutti i corsi fatti tutti i consigli ricevuti dai miei innumerevoli Trainer Tecnici , finalmente dopo una attenta pianificazione, siamo passati all’attacco. Qui in Sardegna, le ferie passano troppo alla svelta, e bisogna anche mettersi d’accordo con Nettuno che tenga fermo un po’ il mare, il Maestrale e lo Scirocco; bisogna mettersi d’accordo con le mogli e spiegare , magari non proprio tutto quello che vai a fare : EIAAHH !!!! Non avevamo molto
tempo !!! Con il supporto tecnico-navale di Fabio Sagheddu, — ci siamo dovuti incastrare anche con i suoi impegni, (… di certo più incasinati che Nettuno e le mogli …) che ci ha preparato nel suo laboratorio i giusti e corretti “intrugli” , con miscele trimix e nitrox, raschiando con la sua centralina anche l’ultimo bar di elio, siamo usciti con il suo gommone- ammiraglia, dotato di vari ombrelloni da sole (molto coreografici ) e ci siamo preparati al tuffo.
Il sogno si stava realizzando ???
Siamo discesi concentrati come non mai e veloci come piombi a 30 mt/min fino a 50 mt sulla sabbia, sagolato il reel alla cima del pedagno con decisione , balzello più sotto a 60 mt e poi un altro a 78 mt , effettuando i vari cambi gas in discesa ….e poi finalmente giù …..a -105 mt !! dove abbiamo trovato l’apertura inedita e mai vista sicuramente da nessuno, di una grande grotta !!!
Sento ancora le grida di esultanza degli amici, attraverso la maschera ed erogatori di vario colore, che avevano coronato con successo, la tanta fatica spesa…
Dopo aver visualizzato le dimensioni dell’apertura – stimata a vista circa 5-7 mt di diametro e la prosecuzione del “buco “ sulla nostra sinistra, abbiamo dovuto incominciare la risalita, ( e chi voleva andarsene !! ) focalizzando bene le profondità per i vari cambi gas per la decompressione ……ma le strette di mano non finivano mai !!
Contenti, soddisfatti ed euforici, davanti a tre immancabili birre ghiacciate ( si dice ai corsi che dopo l’immersione facciano bene! Ha ha …..) in superficie, abbiamo raccontato più particolari possibili al nostro amico Fabio, che quale profondo tecnico conoscitore delle grotte e risorgenze di tutta la zona, ( li , sono molto attenti e specializzati nelle grotte ) ci ha spiegato che la cosa è molto interessante in quanto essendo l’apertura tondeggiante, molto probabilmente si tratta di una antica fuoriuscita di un fiume di acqua dolce ….e chissà dove va all’interno, … e per quanto …!!!Sarà in comunicazione sicuramente all’interno con lo spacco trovato all’esterno a 82 mt ………..!! Quante domande, e quanti disegni, schizzi e rendering tridimensionali dell’amico Andrea Biffi , per cercare di ricordare, visualizzare e pianificare il futuro su carta quello che avevamo visto!!
Ma non ci bastava . Le ferie erano finite, ma l’autunno ha portato consiglio, ed anche la decisione di effettuare una piccola esplorazione con il resto del gruppo H.T.T. dopo capodanno. Abbiamo lavorato sulla logistica, sulle tecniche di discesa, sui reali rischi. Qui, non contano le “diverse estrazioni culturali subacquee” , non contano le diverse didattiche, non contano le sigle, non contano i colori : alla fine quello che conta è solo una unica grande passione incontrastata e inossidabile per la subacquea che unisce tutti noi amici . Alberto Fadda, Sergio Berlendis, Stefano Murzi, Carlo Roncoroni, Ivan Rolli e Gerry Grande, coordinati dalla logistica del Diving ANIS-PADI Centro Sub Dimensione Mare di Fabio Sagheddu, hanno così portato a termine una ricognizione alla profondità di -107 mt, dove è stata individuata una grotta, che dovrebbe ulteriormente testimoniare che qui, circa cinquantamila anni fa, il livello del Mar Mediterraneo era più basso di ben 100 metri dall’attuale stato. Come già anticipato, dalla precedente brevissima perlustrazione effettuata in estate, si poteva forse presagire la possibilità di un sistema nuovo di grotta derivante da
una antica fuoriuscita di acqua dolce, ma dopo questo ultimo tuffo, sembra quasi sicuro che il fenomeno carsico sia il vero responsabile della creazione del tunnel.
Infatti, l’acqua piovana resa acida dall’anidride carbonica, viene assorbita dal terreno, e a contatto con le rocce calcaree scioglie il carbonato di calcio, dilavandolo, lasciando un buco che con il tempo diventa poi una grotta. Ed è quello che abbiamo trovato, dopo aver combattuto con violente raffiche di Maestrale qui a Gonone ,lo scorso 3 gennaio . Tutto era oramai pronto: chi si era allenato al lago di Lecco, chi si è tuffato qui per preparare il campo, la logistica, le attrezzature e chi, come le mogli, ha sopportato tutto !!
Mentre il mitico Fabio, trasformato in scrupolosissimo barcaiolo prendendo varie secchiate d’acqua in faccia si ancorava saldamente al pedagno abilmente fissato, il nostro team – che era già stato suddiviso in due parti dall’accurato briefing svolto nella sala del diving -, si preparava al tuffo.
Nei vari allenamenti fatti al lago, al gruppo dei “lombardi”, le miscele le aveva preparate il mitico Pietro Bonomi, della inossidabile ed affidabilissima UTENGAS di Gorle (Bg) capitanata dal professionale ed impenetrabile Graziano Frigeni mio tutore e mentore, nel corso trimix 100. Infatti qui in centrale, anche arrivando all’ultimo momento prima di un tuffo , la disponibilità e serietà nell’effettuare le ricariche , anche le più strane, è sempre al primo posto, e con un sorriso ed un …”pota pota,” si riempiono i bauli delle auto con le bombole con apposto le più strane scritte delle miscele che dobbiamo respirare sotto, accuratamente analizzate e controllate .
Ma torniamo alla cronaca .
Due sub programmati all’assistenza profonda e destinati ad accompagnarci vicino ai 90 metri , si immergevano subito con i loro 12+12 caricati con trimix 14/35, le stage da 10 litri di Ean 40 e ossigeno, ed ancora due mono caricati ad aria, pronti per essere adoperati in caso di necessità o emergenza da parte di tutti.
Dotati di buoni reel, ci avrebbero sagolato la parete ed indicato la via per raggiungere più velocemente il punto interessato .
Poco dopo, ci siamo tuffati noi del team di profondità, e solo al settimo minuto, accusando le onde ed una corrente fastidiosa incontrata fino a 20 metri, arrivavamo davanti all’enorme apertura: semplicemente spettacolare, anche perché sotto di noi, il mare era nero e la parete continuava ancora in profondità !! Sembrava di essere in un particolarissimo anfiteatro naturale.
Con Sergio, avevamo già impostato tabelle di back-up, computer ed erogatori del nostro 15+15 caricato con trimix 11-55, e procedevo alla misurazione con fettuccia metrica della larghezza e dell’altezza dell’apertura: almeno 10 metri per ben 13 metri in volta !!. Alberto intanto controllava che tutto procedesse bene con un occhio sul timer e visualizzava più particolari possibili, considerato che al momento, non eravamo proprio riusciti a recuperare una macchina fotografica adatta a scendere fino a
107 metri . Purtroppo però il tempo è passato come al solito troppo veloce, e mentre memorizzavamo sulla lavagnetta altri dati utili, eravamo poco all’interno della grande apertura scura, e con stupore misto ad euforia, ci siamo accorti che sopra di noi ad almeno 20 metri più su, nel nero pece si vedeva l’azzurro del mare : la grotta, oltre a presentare colonne laterali all’ imboccatura, entra nella montagna e sicuramente sale verso la superficie per riuscire in mare a 82 metri !!!!
Non si poteva proprio stare più giù: era il tredicesimo minuto .
Uno stacco deciso dal fondo, e su verso una lunga decompressione ricca di abbracci di contentezza, di strette di mani e strane pacche sulle spalle ( in acqua non vengono bene ) , cambiando con la miscela intermedia 14/40, poi con un 25/25 per passare all’Ean 50 e chiudendo tutti a bandiera sul pedagno con ossigeno puro, assieme ai compagni di assistenza e ai nostri novantasette minuti di immersione. Alla sera, la grande ospitalità sarda ed il calore degli amici, ha soddisfatto tutti con una ottima cena, annaffiata finalmente da una buona dose di Mirto : l’indomani non si sarebbe potuto rifare il medesimo tuffo per le pessime condizioni del mare e ci siamo rifugiati tuffandoci alla grotta Bel Torrente, infilandoci per circa 350mt all’interno sotto il controllo di Stefano e Alberto. Esperienza inedita ed indimenticabile per alcuni di noi ! E’ passata anche la primavera ed è ritornata l’estate, con il consueto ritrovo con gli amici sardi: una sola occhiata…… un pensiero comune, forse rischioso
anche con il circuito aperto, il tutto a 1.5 miglia al largo : un nuovo tuffo “ al grottone “ come diciamo noi, e se facessimo anche un minimo di penetrazione ??
Proprio così !! ancora in compagnia dell’amico Alberto , ci siamo immersi di nuovo nelle acque cristalline di Cala Gonone , per verificare e confermare con i nostri occhi ciò che l’amico tedesco Toddy , titolare del Diving Tecnico “Protec” , aveva già perlustrato durante una immersione dello scorso mese, usando il suo particolarissimo “doppio Reb”.
Abbiamo effettuato due immersioni, portandoci appresso il solito grappolo di bombole e la solita ragnatela di fruste ed erogatori diversamente colorati : un bibo 15+15 contenente miscela di fondo 11/50 e miscela di trasporto 14/30 per coprire la fascia media/profonda dell’immersione; abbiamo aggiunto un mono da 10 litri di aria, – (l’aria, come dice qualcuno, serve solo per gonfiare le gomme, ma a noi può essere comoda per coprire eventuali emergenze fino a considerevoli profondità)- per ulteriore trasporto dalla superficie fino al cappello della cigliata a 50 mt ed in ritorno da 50 mt fino a prendere un mono da 10 litri di ean 40 a 30 mt , concludendo con
ossigeno puro a 6 metri . Le pozioni magiche respirate, sono state fornite da Alberto ed ancora accuratamente preparate dal mitico Fabio, usufruendo di una centralina di miscelazione della Barnini , analizzatori professionali e compressore Coltri per gli ultimi rabbocchi.
La Grotta è ancora là ( ..ma va !! ) sempre abbastanza spettrale soprattutto al pomeriggio, quando i raggi solari sono tanto inclinati e presentano il foro di ingresso a -105 mt , come una enorme bocca nera aperta su un grande precipizio altrettanto scuro, dando un senso di timore e completa impotenza davanti alle profondità marine .
Alberto come al solito ha sapientemente sagolato la nostra discesa, dalla cigliata alla base del pedagno, fino alla volta della grotta, fissando il reel ben in vista per la risalita, ad uno dei pericolosi lembi di rete incagliati a 90 mt . Imbracciando la telecamera Go-Pro prestata gentilmente dal buon Toddy con lo scafandro testato a 150 mt di profondità, ha poi incominciato a filmare l’imboccatura , riuscendo anche a scattare qualche foto alle pareti contornate di grossolane colonne : sembrava di entrare in uno strano mondo fiabesco ….
Nel frattempo io effettuavo la penetrazione prefissata durante il briefing, e seguito prontamente da Alberto, entravamo per circa 25-30 mt sul fondo , trovando una breve distesa sabbiosa ricoperta da un sottile fango in leggera salita, fino ad arrivare a -100mt di profondità.
Abbiamo avuto il gradito incontro con stelle di mare palmate, qualche riccio melone , una musdea e, ciliegina sulla torta , nella volta della grotta sopra di noi di circa 5 metri, un inaspettato grosso grongo lungo almeno un metro e mezzo tranquillamente al pascolo fuori dalla tana ed incurante dalla nostra presenza !!!
Alla fine della nostra adrenalinica penetrazione, il tunnel della grotta si restringe considerevolmente, arrivando ad una larghezza di circa 3 mt e da qui, la sensazione è stata di affacciarsi quasi da un terrazzo e all’interno , nella prosecuzione buia del tunnel in discesa , ecco un’altra sorpresa davanti alla luce delle nostre torce: decine e decine di puntini luminosi sballonzolanti e fluttuanti sulle pareti : una foltissima colonia di incuriositi gamberi rossi, tanto mobili da fare apparire la medesima parete quasi in movimento, e farci sentire momentaneamente soggetti a forte narcosi !!!
Al quattordicesimo minuto ci siamo staccati dal fondo, ed è iniziata la lunga e tranquilla risalita, e mentre con un occhio osservavamo scrupolosamente le lunghe tappe deco, ed i vari cambi di gas, con la mano si riavvolgeva il filo di Arianna del reel , ma con la memoria ripercorrevamo ogni minuto passato la sotto e dentro ….Fantastico ! Due tuffi entusiasmanti ed indimenticabili, con run-
time totale di 112 minuti: si , una decompressione lunghissima, appesi come salsicce alla cima del pedagno, dove siamo arrivati anche a raccontarci le barzellette in acqua, ma ne è valsa proprio la pena !
Con questa nostra piccola avventura, siamo riusciti così a mettere a frutto e a finalizzare anni di allenamenti e centinaia di immersioni, lavorando a distanza tra la Lombardia e la Sardegna, provando con un piccolo successo a creare un lavoro di squadra che ha premiato l’amicizia, tanta passione e tempo passato fuori e dentro l’acqua.
Ora la Grotta Cartoe ( è il nome della località sulla terraferma) anche soprannominata “ Grotta Toto’ “ in ricordo di un amico militare deceduto, offre sicuramente la possibilità di future esplorazioni, verso l’interno e verso l’alto, ed aspetta e merita sicuramente di essere osservata con più attenzione da esperti speleo sub e geologi che possano dare nuove informazioni e risposte
agli interrogativi di quanto succedeva sulla terra migliaia di anni fa .
L’ Immersione in Grotta CartoeUna volta ancorati in sicurezza al pedagno, verificare bene la presenza o no di corrente che talvolta è superficiale e può arrivare fino a 15-20 mt di profondità, mentre rare volte la si incontra ancora a 50/70 metri. Discesa in libera nel blu fino a 52 metri dove troviamo il pedagno legato esattamente sul bordo, tra il fondo sabbioso uniforme e la sommità della parete del canalone. |
Autore: Carlo Roncoroni
Autore foto: Stefano Murzi e Alberto Fadda
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