Come spesso accade in caso di incidenti si leggono su alcuni media tradizionali notizie che tendono a ricercare lo scoop più che ad analizzare oggettivamente i fatti. Di fatto di pochissimi incidenti fatali si hanno notizie complete per poter approfondire l’argomento e anche nella nostra community ci si limita per lo più ad esprimere le condoglianze a parenti e amici della vittima. Dietro al rispetto per queste tragedie ci sono però spesso situazioni che probabilmente potrebbero insegnare qualcosa ad altri, per evitare la stessa situazione.
E’ giusto parlare degli incidenti subacquei?
Credo che sia sempre utile farlo quando si ha qualcosa da dire altrimenti è sempre meglio leggere e meditare. Non è necessario conoscere le vittime dell’incidente ma bastano le casistiche, le dinamiche, per poter avere dei casi di studio.
Un lavoro interessante è stato recentemente pubblicato dal BSAC, The British Sub-Aqua Club che ha riportato e analizzato oltre 200 incidenti accaduti in Inghilterra (link). Nell’analisi sono presenti incidenti di tutti i tipi, da casuali non gravi a fatali, legati a problemi dell’attrezzatura piuttosto che di risalita o tecnica.
Un esempio di incidente registrato a settembre 2018
Una sub si stava immergendo con altri 2 compagni. Durante la risalita da 9 m gli altri due sub si sono accorti della sua assenza. Dopo una breve ricerca hanno trovato la sub e l’hanno riportata in superficie dove le hanno gonfiato il gav e la stagna. Cominciata la respirazione hanno chiamato i soccorsi che le hanno somministrato ossigeno e l’hanno portata in ospedale. La subacquea non ce l’ha fatta.
Alcune informazioni emerse sugli ultimi incidenti subacquei riportati
Il primo elemento da considerare è la profondità delle immersioni: il maggior numero di incidenti è stato registrato in superficie e solo una quantità marginale oltre i 40 metri di profondità. Le cause di questi incidenti in superficie sono stati problemi già presenti fuori dall’acqua, barche o sub dispersi.
Alcuni dati sugli ultimi incidenti subacquei mortali?
- L’età media dei sub coinvolti nel 2018 è di 56 anni (3 avevano più di 70 anni)
- In 15 casi i sub hanno perso conoscenza sott’acqua
- In un paio di casi le vittime avevano una condizione sanitaria non idonea alle immersioni.
In 5 casi i sub erano in immersione da soli mentre in 6 casi si sono persi durante l’immersione.
Quali sono state cause relative ad problemi di risalita troppo rapida?
Nell’82% panico, 73% mancanza di controllo dell’assetto, 36% problemi con l’attrezzatura, 27% fine dell’aria/gas, 17% problemi di pesata…
Non entreremo ora nel merito dei singoli casi ma ricordiamo è possibile farlo sul forum affinché ogni analisi intelligente possa essere uno spunto in più di riflessione per la propria sicurezza.
Per parlarne: LINK sul Forum – Per non parlarne: LINK su Facebook
Articolo interessantissimo, complimenti e grazie per averlo condiviso.
Penso che non bisogna mai smettere di allenarsi e di lasciare al caso per quel che riguarda l’attrezzatura il meno possibile ! Poi essere molto fortunati non guasta…ma preparazione programmazione e ridondanza sono le parole d’ordine. Rispetto per la nostra passione perché anche se ci diverte molto non è un gioco !
In acqua bisogna essere sempre prudenti, e seguire le regole imparate nei corsi. B UON ARTICOLO
Articolo molto intelligente e costruttivo… a mio avviso BSAC fa scuola ed è esattamente quello che si fa per gli incidenti aeronautici la cosiddetta “lesson learned” basata su tutto l’apparato preventivo “Safety”. Attraverso i Safety Report ( he possono essere tot. anonimi) si possono addire le singole esperienze; ..pare strano da dirsi ma, non il miglior modo di prevenire un incidente e’ apprendendo con senso critico e costruttivo dagli errori propri ed altrui. Andrebbe creata una banca dati generale organizzata e liberamente consultabile.
Sono d’accordo, e ringrazio per la pubblicazione di questo articolo. Nei cantieri di lavoro (subacqueo e non), ogni volta che si verifica un problema che avrebbe potuto causare un incidente con conseguenze per le persone (ma che fortunatamente non è avvenuto) si redige una scheda “Near Miss”, nella quale si descrive in ogni dettaglio l’accaduto. Questa scheda viene poi discussa con tutti i team leaders e si mettono immediatamente in atto le misure di prevenzione del caso. Potrebbe essere utile anche per la subacquea sportiva; ogni diver e ogni diving dovrebbe tirare le somme dei propri “near miss” per definire i confini entro i quali, a parte le fatalità e gli imprevisti realmente imprevedibili, l’attività subacquea risulta effettuata in sicurezza. Per la mia esperienza personale l’idoneità fisica e l’alllenamento a portare l’attrezzatura sono al primo posto di “near miss”, al secondo si colloca l’addestramento personale e la consapevolezza di se e del proprio compagno di immersione, al terzo le difficoltà poste dall’attività subacquea (pianificazione corretta, profondità, fatica, situazione ambientale di corrente, visibilità, temperatura). Se ciascuno di noi riflettesse sui “near miss” affrontati o di cui siamo stati testimoni, verrebbe fuori già un buon elenco di indicazioni base. E’ una proposta, che credo incontri l’approvazione della redazione.
Totalmente d’accordo sulle informazioni dei dati,aimé, degli incidenti.il mio vecchio istruttore mi diceva sempre ogni tanto rileggi i libri dei corsi che hai fatto fino al tuo livello di brevetto.da opendive a istruttore.piu si è aggiornati meglio è!? Purtroppo non siamo attrezzati x la fatalità.ma aiuta fare i ripassi di conoscenza.buon immersioni a tutti e grazie Marco Dateri.
Non è l’ età che in parte può condizionRe l’immersione .ma è il mancato rispetto delle regole sotto e sopra l’acqua .il sub deve mantenersi in forma visita medica amnuale e rispetto regole
Finalmente qualcuno che ne parla in modo serio. Grazie
il mio istruttore(direttore ed esaminatore) ha sempre detto “il bravo sub è quello che sa rinunciare” e concordo pienamente avendo imparato a rinunciare se non sono in forma o non sono convinto del diving/guida o mi sono accorto che qualche pezzo dell’attrezzatura non è efficiente. Rinunciare ad un tuffo per poterne fari altri!
Bello, utile e chiaro.
Sono un istruttore e questi sono numeri utili per far capire agli allievi, ma anche a tutti i “subbi” di quanto sia utile dare esperienza sott’acqua per gestire al meglio i problemi ed affrontarli al meglio con tranquillità e l’aiuto del compagno.
Concordo col saper rinunciare, lo sottolineo tutte le volte che posso, anche perché in prossimità del diving si trova sempre un buon ristorante che riesca a raddrizzarci la giornata.
Buone bolle a tutti.
Buongiorno, scusatemi: le percentuali delle cause di risalita veloce non mi sono chiare. Sommate dovrebbero dare il 100%, invece no. ma sicuramente mi sfugge qualcosa. Grazie