La subacquea di oggi non è esattamente come quella di qualche decennio fa.
Una serie di migliorie in campo di sicurezza e tecnologia hanno senzaltro contribuito a creare l’immagine odierna della subacquea, tanto variegata da poter essere paragonata al costume pezzato di Arlecchino. Ma c’è un comune denominatore tra la subacquea di oggi e di ieri, ed è un innato desiderio di esplorare il mondo sottomarino in tutti i suoi aspetti.
Non bisogna sorprendersi dunque, del fatto che oggi molti subacquei vogliono avvicinarsi al mondo della scienza, e anche più di prima. Ma perché più di prima? I problemi che affliggono i nostri ecosistemi marini e costieri, dal cambiamento climatico all’inquinamento e l’invasione di specie aliene, minacciano le risorse da cui la subacquea dipende. E i subacquei si sentono sempre più responsabili a contribuire le loro competenze per far fronte a queste minacce. Questo senso di responsabilità si accompagna ad un normale processo di specializzazione dei subacquei, che come si evolvono aspirano ad esperienze sempre più coinvolgenti, impegnative e significative.
La ricerca partecipativa o Citizen Science va incontro a queste aspirazioni in maniera versatile, offrendo ai subacquei la possibilità di partecipare al processo scientifico, contribuendo attivamente alla raccolta di dati a scopo di conservazione, gestione, valorizzazione del patrimonio storico, e migliorie in ambito di sicurezza. Il ventaglio di possibilità di partecipare ad un progetto di ricerca scientifica come subacqueo è sorprendente. Tutti possono partecipare alla Citizen Science, dagli adolescenti che si immergono con una GoPro, ai subacquei tecnici che hanno voglia di esplorare relitti in profondità.
Turismo scientifico: cosa manca?
I subacquei ci sono, i progetti ci sono, cosa manca dunque? Manca un sistema di supporto alla promozione e all’adesione alla Citizen Science in ambito subacqueo. Da un lato, i centri di immersione sono ancora lontani dal comprendere le potenzialità di mercato della Citizen Science, e se le comprendono, non si sentono equipaggiati e supportati dalla scienza e dall’industria. Dall’altro, gli scienziati non hanno abbastanza esperienza nel settore del marketing e della promozione della Citizen Science.
Cosa si può fare? I ricercatori nell’ambito del progetto Green Bubbles stanno sperimentando con la creazione di figure professionali che possano inserirsi nell’ambito dei centri di immersione, per poi implementare e gestire un portafoglio di progetti di Citizen Science. L’idea è quella di aiutare i centri di immersione a sfruttare al massimo il potenziale della Citizen Science che favorisca la creazione e la crescita di nuove nicchie di mercato. Naturalmente, l’idea è anche quella di aiutare la Citizen Science a globalizzarsi in modo efficace e duraturo.
Cosa ci aspetta in futuro? Un sano collegamento tra turismo subacqueo e Citizen Science può aprire interessanti prospettive. Il turismo scientifico si sta facendo strada come un’idea appetibile per creare all’interno dell’industria subacquea un mercato solido, economicamente fruttifero e responsabile. Il turismo scientifico potrebbe essere l’apoteosi della conciliazione fra la subacquea e la Citizen Science. Ora bisogna aspettare che i giganti dell’industria carpiscano questa opportunità, ma è anche necessario che i ricercatori, sia in ambito di mercato che in ambito di Citizen Science, applichino le giuste pressioni giustificando l’importanza che il turismo scientifico può avere per tutti.