Autore: Sergio Loppel
Quasi ogni sorgere di attività sportiva, “unta”
da spirito artistico, nasce progredendo di pari passo all’elevarsi delle
capacità esplorative degli “atleti” nel loro campo specifico.
certamente non mancava l’originalità…
Ho sentito affermare questo principio tanti
anni fa, proprio al tempo cui si riferisce questo mio ricordo: nato per un
bisogno di raccolta dei pensieri suggeriti dagli avvenimenti.
Eravamo negli anni sessanta. Si, proprio quelli del secolo scorso, quando la “fotosub”
appena nata, stava scalando la sua montagna delle scoperte.
Era un mondo nuovo che cresceva, pieno di incognite soprattutto tecniche, ma che
già affascinava una nutrita “intellighenzia” di appassionati.
Come tutte le passioni, anche la fotografia subacquea, si nutriva delle emozioni
fornite dall’ambiente in cui operava.
Lo conoscevano, o meglio lo conoscevamo bene quell’ambiente. Sentivamo il
bisogno di poterci esprimere facendo conoscere ciò di cui eravamo testimoni.
Raccontare, con delle prove visive un mondo ancora poco conosciuto, dove vita,
forme e colori non erano ancora immaginabili ai più.
Tutto ciò ci aveva talmente “stregato” che molti di noi agivano in funzione di
questa passione.
Nascevano e prosperavano così le riviste, come Mondo Sommerso ad esempio, che
raccontavano le storie di cui eravamo testimoni. La fotografia subacquea stava
crescendo nei circoli, nelle associazioni, tra coloro che ne diffondevano le
motivazioni di questa esperienza. E non solo in Italia. L’Europa ne era
diventata il fulcro, seguita dagli Stati Uniti. Industrie fotografiche a livello
mondiale e a livello locale, progettavano e stavano dando vita a modelli anfibi
di fotocamere, alle custodie, mentre si sviluppava la ripresa cinematografica
subacquea.
Di pari passo si infoltiva la schiera dei
fotosub, anche grazie alle importanti manifestazioni, ai concorsi, alle
rappresentazioni che mettevano a confronto e in competizione idee artistiche e
soluzioni tecniche, spesso assai originali da parte di coloro che vi
partecipavano.
Nascevano allora, artisticamente i grandi fotografi. Personaggi non proprio
“semplici”, ma di grande carisma e di grande maestria professionale, capaci di
creare fotografie rimaste nella storia.
Ho usato l’aggettivo “semplici”, al negativo, per sottolineare la profonda
complessità caratteriale dei più che li proponeva come persone capaci di grandi
momenti di creatività e, spesso, di incredibili scelte artistiche portate agli
estremi soprattutto se consideriamo l’ambiente in cui queste venivano create.
Ho raccolto dal mio archivio le foto di alcuni di questi fotografi che
ho ritratto durante le competizioni internazionali create e organizzate proprio
negli anni sessanta: fotografi che mi ricordano momenti esaltanti per averli
trascorsi in competizione con loro e per aver assistito a momenti “artistici”
veramente indimenticabili.
Oggi sarebbe impensabile, per un fotografo subacqueo, non conoscere i dati
tecnici delle fotocinecamere. L’era digitale ha semplificato moltissimo il loro
uso e soprattutto ne ha perfezionato la funzionalità.
Negli anni sessanta, con le analogiche, eravamo in continua ricerca delle
soluzioni tecnico-fotografiche. La realizzazione degli scafandri per le macchine
e per i flash era spesso e volentieri una questione personale. Di conseguenza i
risultati fotografici dipendevano da una continua ricerca che poneva problemi
non soltanto interpretativi, ma anche tecnici.
Spesso le soluzioni personali venivano tenute nascoste per una questione di
prevalenza. Si assisteva così ad una “segretazione” delle innovazioni tecniche.
Si era molto restii anche a rivelare le impostazioni ottiche e l’uso degli
obiettivi, soprattutto se usati con i nascenti oblò correttori.
Insomma non era raro scoprire piccoli segreti tenuti gelosamente custoditi dagli
amici fotografi concorrenti.
Ogni rivista fotografica trattava ampiamente i problemi di fisica ottica
subacquea, ma ciò che veniva colto da noi era soprattutto l’essenza
dell’impiego, perfezionato con l’esperienza in loco, nel corso di decine e
decine d’immersioni.
Da tenere presente che a quei tempi, non era così frequente la visitazione degli
ambienti tropicali. La palestra principale era il nostro Mediterraneo, con le
sue acque spesso non proprio limpide.
Tutto ciò poneva degli interrogativi che potevano essere conosciuti solamente in
occasione dei risultati dei vari concorsi, rivelati dalla pubblicazione delle
fotografie subacquee sulle riviste del settore.
Mondo Sommerso ha dato una grande mano allo sviluppo della fotosub. Ricordo con
quale attenzione leggevamo i risultati dei concorsi e analizzavamo le foto
pubblicate per scoprirne i segreti e per fare tesoro delle esperienze altrui.
Tutto questo era racchiuso in un contenitore effervescente dove dentro nuotavano
idee, arte, capacità, volontà di riuscire ed anche di primeggiare, spinte da
quella intelligenza che è la molla di tutte le necessità dell’uomo.
Intelligenza che deve essere risolutiva anche nelle semplici cose; magari anche
in quelle che fanno pur sempre parte scanzonata della vita.
Le più importanti manifestazioni di cui si è fregiata la fotografia subacquea
sono nate quasi tutte negli anni cui mi riferisco e tutte erano improntate a
carattere meritocratico.
Nascevano i concorsi ai quali partecipavano il fior fiore dei fotografi
subacquei europei.
Erano dei veri e propri simposi dove si misuravano le più diverse abilità
interpretative dell’immagine sottomarina. Basta ricordare le epiche riunioni di
Arbatax, di Cala ‘Mmpisu, di Favignana, quando avvenivano le più incredibili
preparazioni sceniche, tenute ovviamente segrete sino all’ultimo momento. Dove
si rivelavano, al momento dell’immersione, dei veri e propri teatri di posa che
venivano montati sul fondale dai singoli fotografi, aiutati dalle loro modelle e
dagli amici.
Nascevano così vere e proprie scenografie, difese come territorio invalicabile
per il periodo della manifestazione, ove fungevano da quinte fotografiche ogni
sorta di oggetti partoriti dalla mente dei singoli fotografi.
Si sono visti così comparire ombrelli, reti, statue di gesso, fiori, piante e
pesci di plastica, palloni, vasellame vario e perfino dei lampadari.
Sul fondo, una volta, apparve perfino un water, sradicato dal bagno di un locale
del residence, per una foto che sicuramente molti dei partecipanti del tempo
ricorderanno e che fece da contorno ad una immagine non comune di un concorrente
tedesco.
Sono sicuro che anche la teatralità e le ovvie discussioni che ne derivavano in
quel tempo, producesse una sorta di mescita intellettuale da cui si sviluppò
quella certa impronta che portò allo sviluppo critico della fotografia
subacquea.
Purtroppo, negli anni seguenti, si volle trasformare in una effimera insistenza
sportiva l’insegnamento artistico che la stessa offriva, rallentando così
sensibilmente il gusto interpretativo offerto dallo scenario subacqueo.
Il colpo principale fu inferto dalle competizioni di Caccia Fotografica
Subacquea, con la quale si ricercava l’immagine subacquea di un pesce che ormai
veniva estrapolato dalla coreografia ambientale, per acquistare unicamente un
valore di punteggio.
Ma questa, come usano dire, è un’altra storia.
Foto di alcuni di
questi fotografi dalla raccolta di Sergio Loppel
Sergio Loppel
Raimondo Bucher
Christian Petron
Claudio Ripa
Dietmar Reimer – Germania
Ennio De Santis
Enrico Gargiulo
Fabio Ferro
Flip Schulke USA
Kurt Amsler – Autria
Lucio Coccia
Maurizio Saglio
Mike Korienek – Rep. Ceca
Ninì Gaetano Cafiero
Paolo Curto
Patrik Mouton
Peter Soones Irlanda
Pippo Cappellano
Raffaella Sciller
Roud Rozendaal
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