Formentera è quasi interamente pianeggiante e le strade sono dotate di piste ciclabili, perciò decidiamo di visitarla in mountain bike.
Quest’isola delle Baleari colpisce immediatamente per la bellezza dei colori e per l’eccezionale trasparenza e ricchezza dei fondali. Una buona politica attenta alla tutela dell’ambiente, con video (già sul traghetto) e numerosi cartelli informativi, sensibilizza i turisti al rispetto della natura (oltre che con divieti e sanzioni). Acquisita la giusta mentalità, i visitatori non lasciano in giro alcun rifiuto. Inoltre, a protezione delle preziose dune che fronteggiano il mare, un intelligente sistema di pontili di legno impedisce che vengano calpestate e danneggiate. In acqua, i pesci sembrano abituati alla presenza umana e basta immergersi con la maschera per ritrovarsi contornati da saraghi, occhiate, marmore, pesci pettine e anche piccoli rombi che, come tappetini volanti, scivolano nella sabbia alla ricerca di prede (sapete che non mostrano il dorso, ma il fianco sinistro?). La sabbia candida e la limpidezza dell’acqua, completano uno scenario davvero incantevole.
Dove l’acqua è più alta, si possono incontrare i pesci rondine che, se spaventati, aprono le pinne pettorali in spettacolari ventagli colorati e i trigoni, pesci simili alle razze ma con un aculeo velenifero posto a metà della lunga coda (che usano però raramente e solo per difesa). Sono pesci molto comuni nei mari tropicali, ma più rari nel Mediterraneo (personalmente, li vedevo per la prima volta). Per respirare non utilizzano la bocca, perché con l’acqua entrerebbe anche la sabbia, ma due aperture poste dietro gli occhi. Sul lato ventrale, oltre la bocca, sono situate le branchie e le narici.
Immersioni a Formentera
A est dell’isola, nei pressi di Sant’Agostino, la sabbia lascia il posto agli scogli, colonizzati da alghe, spugne e colorate stelle marine. Tra gli anfratti si vedono belle cernie e a mezz’acqua stazionano miriadi di saraghi e occhiate… sembra di essere in un acquario. C’è anche un grosso barracuda che mi passa accanto un paio di volte, a distanza molto ravvicinata. Questo predatore, un tempo era comune lungo le coste africane del Mediterraneo, ma che da qualche anno si è spostato più a nord. Nonostante l’aspetto minaccioso, non è pericoloso per l’uomo.
La Posidonia oceanica cresce folta e rigogliosa. Questa pianta (non è un’alga) vive solo nel Mediterraneo ed è importantissima perché ossigena l’acqua e ospita un’infinità di organismi. Quando le sue foglie nastriformi cadono, finiscono sulla spiaggia formando accumuli, chiamati “banquettes”, che taluni interpretano, erroneamente, come “mare sporco”.
Una giornata di mare mosso è dedicata alla visita della lingua di sabbia e roccia che conduce all’isola di Espalmador. Lo scenario è surreale, quasi una metafora dell’animo umano. Pochi metri di terra separano i due stati del mare: inquieto e calmo.
La spiaggia di Ses Illetes, situata a nord-ovest, è una delle più belle e visitate dell’isola. Qui la sabbia è finissima e ha una caratteristica sfumatura rossa prodotta dai gusci del foraminifero Miniacina miniacea. Mentre nuoto in questa splendida laguna delimitata da piccoli isolotti, mi ritrovo a un passo da un cormorano, quasi un faccia a faccia. Superato lo stupore, lo fotografo mentre s’immerge per inseguire un banco di lattarini.
Sarà una delle più belle immagini che porterò a casa, insieme al ricordo del senso di armonia e libertà di una mattina in bici mentre nasceva l’alba sul mare di Es Pujols.