Autore: Ivan Lucherini
Scrivere la presentazione del proprio lavoro è per lo meno
imbarazzante perché si corre il serio rischio di autoincensarsi. Tuttavia poiché
sono convinto della bontà del progetto di cui questo libro (Archeologia
Subacquea) è parte integrante,
credo sia necessario sfruttare ogni spazio disponibile per spiegarlo e
raccontarlo agli appassionati del mare. Quando Marco mi ha chiesto di scrivere
una presentazione del libro ho accolto quindi, di buon grado il suo invito.
Ho parlato di progetto perché di questo si tratta. Nei miei anni di studio e
lavoro ho vissuto come spettatore e altre volte come parte in causa, l’eterna
disputa fra il mondo degli addetti ai lavori e il mondo del volontariato. In
questa diatriba si inserisce il fatto che ancora oggi nell’opinione pubblica
l’archeologia è considerata come l’attività di pochi “eletti” che ha come
obiettivo la ricerca e il recupero di beni preziosi trovati in fondo al mare.
Nelle fantasie di ognuno di noi il mare nasconde tesori e meraviglie e spesso,
dobbiamo ammetterlo, il mare non ha smentito queste fantasie restituendo oggetti
preziosissimi come i bronzi di Riace, il Satiro Danzante o curiosi e particolari
come la Meccanismo di Antikythera. Ma a parte questo dobbiamo considerare che
l’archeologia è tutt’altro che la ricerca del sensazionalismo. L’aspetto
fondamentale che ne fa una scienza esatta è l’evoluzione che la disciplina ha
vissuto da semplice attività filantropica a ricerca con metodo, tesa a
ricostruire gli eventi del passato. Un metodo che si basa sul rapporto fra gli
strati di giacitura degli elementi costituenti il sito.
Il progetto tende a ricostruire i legami fra il mondo dell’archeologia, chiuso
in una sorta di castello arroccato, basato sui privilegi acquisiti da
Soprintendenze e Università e il variegato e strutturato mondo dei gruppi
subacquei organizzati in club e associazioni che tanto hanno fatto, in passato,
in queste collaborazioni. Come la Stato Italiano affida ai volontari servizi
specifici come il 118 del Sistema sanitario Nazionale e gli incarichi affidati
alla Protezione Civile non si riesce a comprendere perché i privati (in questo
caso le associazioni e i club subacquei) non possano occuparsi, a pieno titolo e
sotto la direzione scientifica di un archeologo subacqueo, dei siti sensibili e
delle numerose attestazioni presenti nei nostri mari, laghi e fiumi. Per altro
la legge Italiana non esclude a priori questa possibilità poiché nel Decreto
Legislativo 42 del 2004 altrimenti chiamato Decreto Urbani esistono specifiche
norme che regolano l’affidamento di incarichi sugli obiettivi di tutela,
conservazione e fruizione dei Beni Culturali ai privati e in misura conseguente
alle associazioni no profit e del volontariato. Ovviamente il primo passo per
ogni subacqueo, con la passione per l’archeologia sarà quello di preoccuparsi
della propria formazione tecnica con lo scopo di operare con competenza e
sicurezza su siti sensibili, divenendo così un valido interlocutore per le
Soprintendenze e le Università. Non basta essere un buon subacqueo per potersi
immergere in sicurezza su un sito archeologico. Le necessità sono diverse e le
esigenze molteplici. Questo manuale si pone l’obiettivo di iniziare questo
percorso formativo. Preparare i subacquei ricreativi ed educarli ai temi
dell’archeologia subacquea nel rispetto dei principi sanciti della Convenzione
dell’Unesco che definisce il patrimonio archeologico sommerso come bene da
tutelare ma anche rendere fruibile alla comunità. Un progetto che prevede un
avvicinamento ai temi della tutela e valorizzazione in situ così come prevedono
la Convenzione dell’Unesco di Parigi del 2001 e la successiva Legge 157 del 2009
che ha recepito quelle norme e regole. Questo è forse l’aspetto socialmente più
importante: tutela, che deriva dalla diffusione delle informazioni e
valorizzazione nel luogo dove i reperti giacciono e dove devono essere visti e
conosciuti da chi lo volesse fare. Il manuale in 190 pagine tratta diversi
argomenti tecnici come gli assetti da utilizzare su diversi obiettivi di lavoro,
i criteri di ricerca manuale e strumentale, la conoscenza di come si è
depositato e strutturato sul fondo un relitto antico, l’importanza del rispetto
del contesto per evitare che vadano perdute informazioni fondamentali. Il testo
quindi si occupa dei criteri di rilievo, documentazione e scavo archeologico
subacqueo con l’utilizzo delle sorbone e i criteri di imbrago e recupero dei
reperti provenienti. Un ultimo contributo è dato alla panoramica della
legislazione specifica sulla disciplina di cui si tratta.
Al manuale possono essere affiancati due corsi di specializzazione strutturati
in parti teoriche e prove pratiche in acqua per acquisire le varie tecniche e le
varie configurazioni utilizzabili in un cantiere archeologico sommerso. Al
termine di questo percorso si potranno costituire gruppi subacquei formati a
queste tematiche, raggruppati in una rete sul territorio nazionale, che possano
affiancare gli archeologi subacquei negli interventi di emergenza e in progetti
di valorizzazione, nel rispetto della convenzione Unesco di Parigi ma
soprattutto sappiamo come comportarsi nel momento in cui si dovessero imbattere,
durante le loro immersioni, nelle testimonianze antiche che ancora giacciono sul
fondo dei nostri mari, fiumi e laghi.
Per acquistare il libro:
http://www.scubashop.it/archeologia-subacquea-p-3084.html
Ivan Lucherini è un archeologo subacqueo, ha svolto
ricerche, prospezioni e scavi a Tharros, Neapolis, Bosa, Salina, Pantelleria,
Mandriola, Su Pallosu, La Maddalena. Attualmente è impegnato, per conto
dell’Università di Sassari in una ricerca sull’evoluzione delle linee di costa e
dei paesaggi costieri della Sardegna occidentale.
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