Autore testo: Gabriele Paparo
Autori foto: Gabriele Paparo e Luigi Morello
L’atleta milanese Homar Leuci a Settembre del 2012 ha stabilito ben 2 nuovi record omologati CMAS nell’ambito dell’apnea profonda raggiungendo la notevole profondità di 131mt nell’assetto variabile e ben 95mt nel costante. Mentre molto è stato detto e scritto sulla grande prestazione atletica ed il risultato raggiunto nella discesa profonda in apnea, questo articolo vuole esprimere il punto di vista dei subacquei che hanno partecipato all’evento, creando la cosiddetta “cordata di sicurezza” fino alla quota raggiunta da Homar, con non minori rischi dell’atleta stesso.
Marzo 2012: è con ben 6 mesi di anticipo che mi arriva la prima telefonata da “CalabriApnea”, la ASD che si occupa di organizzare l’evento relativo al tentativo di battere i record di apnea profonda da parte di Homar; “potresti partecipare quale subacqueo di assistenza durante le immersioni del record?” “si tratta di fare immersione ad oltre 130mt di profondità, nel blu (poi si rivelerà nel nero!!), in un punto che ha il fondo ad oltre 170mt”; è con queste parole che Luigi mi invita a partecipare a questo evento singolare che avrebbe avuto luogo alla fine dell’estate nella baia di Soverato, in Calabria (luogo a me noto e già frequentato date le mie origini calabresi); … beh… non ci metto molto a dare una risposta: immersioni profonde?? Condizioni difficili??
Benissimo: ci vengo! 🙂 e così che l’impegno è preso, ovviamente lavoro permettendo.
Nasce qui però una seconda richiesta, ovvero quella di
trovare un altro sub che possa prestare assistenza alle massime quote in quanto
la quota fino ai 115-120 mt era già coperta dal mio grande amico Max Salvatori
(mio fidato compagno di immersioni nelle acque calabresi ormai da tantissimi
anni), le quote dei 90 e dei 100mt erano coperte da Carmelo Pezzano e Romeo
Carnevali (anche loro vecchi amici con i quali ho già condiviso molte immersioni
in passato) , la fascia tra i 40 e gli 80 da altri sub alcuni del team Oceanic
ed altri tecnici della zona: Davide Primonato, Nino Pizzichemi (per tutti
SuperSub), Gianluca Daniele, Alessio Paciello, Luigi Morello stesso, e la quota
rosa della squadra Veronica Fabiano. Alle quote più critiche per l’atleta,
quelle fino a 30 mt il duo di apneisti Camillo Viscomi e Nando Formisano, due
fortissimi atleti della ASD che accompagneranno negli ultimi metri Homar prima
di guadagnare la superficie dove infine li attende Nicola MARI, anche lui
apneista di CalabriApnea che sovrintende alla procedura prevista dalla CMAS per
la validazione della prestazione record;
Ed è qui che nasce il dubbio su “chi chiamare”; ovviamente conosco alcuni
subacquei molto in gamba, preparati ed allenati in grado di fare immersioni a
quelle quote… ma sicuramente non si contano in termini di “decine e decine”…;
tra quelli che conosco, però, avrei certamente avuto adesioni nel proporre una
bellissima immersione su di un relitto profondo… o su di un reef pieno di
corallo… ben meno attraente è la discesa lungo una cima in mezzo al mare,
l’attesa in acqua fredda e scura di un atleta che viene a raggiungerci, la
“responsabilità” di agire prontamente e correttamente semmai ve ne fosse stato
il bisogno e la lunga e noiosa decompressione a seguito di un tuffo così
profondo!
La scelta dunque diviene davvero difficile ma non ci metto molto a realizzare
che potrei avere il compagno adatto per una avventura simile, un puro
appassionato di subacquea tecnica/profonda in ogni sua forma che – come me – lo
fa per grande passione e non necessita di ulteriori “argomenti” di convinzione.
Chiamo dunque Marco “numero 1” Donato, un subacqueo la cui strada si era
incrociata alla mia già 15 anni fa senza però che si fossero formati grandi
legami a quel tempo e che ho invece ri-trovato recentemente in occasione di
alcune immersioni profonde sul relitto del sommergibile tedesco al largo di
Camogli, a 119mt di profondità. Incrocio le dita sperando che i suoi impegni di
lavoro e personali possano permettergli di rispondere con un “si” alla mia
richiesta e….. così sarà!
Inutile nascondere la gioia per la sua risposta positiva e per la presenza degli
altri amici subacquei in questa avventura: Io, Marco e Max saremo i 3 più
profondi (insieme ad Homar!) ed useremo i nostri reb, a seguire gli amici
Carmelo, Romeo, David alle quote immediatamente superiori alle nostre e poi
tutti gli altri ragazzi dell’assistenza per un totale di 14 subacquei e 3
apneisti.
L’organizzazione è dunque imponente ed i mesi che seguono impegnano tantissimo i
responsabili di CalabriApnea (Luigi, Camillo, Nicola e Sonia) per la
realizzazione dell’evento: richiesta di permessi ed ordinanze agli organi
preposti, organizzazione della cordata di subacquei, delle ricariche e la
gestione logistica dei gas inviati da SIAD, delle attrezzature tecniche e delle
imbarcazioni necessarie, della gestione dei rapporti con gli sponsor e i partner
pubblici e privati, degli eventi pubblicitari, delle modalità di soccorso
tessendo contatti con il 118, il servizio di eliambulanza e il Centro di
medicina iperbarica di Palmi (RC), contatti con i vigili del fuoco sommozzatori,
e mille altre cose.
Nel frattempo io, Marco e Max restiamo in contatto via email per iniziare a
valutare i profili di immersione che andremo a seguire, le miscele da impiegare
ed i relativi tempi di deco, le procedure di emergenza da adottare nel caso di
problematiche all’atleta o ad uno di noi, le configurazioni con le quali
scendere ecc ecc. Le scelte sono comunque obbligate: miscele molto ricche di
elio per la massima quota in CCR (Trimix 6/72) e similari per le quote superiori
(Tx 8/60). Per i sub in circuito aperto le scelte ricadono comunque sulle
miscele ricche di Elio ma con una percentuale di Ossigeno superiore. Ovviamente
avranno a disposizione almeno 2 bombole da fase (normossico e nitrox); nella
stazione di deco sono presenti una serie di bombole di emergenza che includono
aria, nitrox e ossigeno. Noi “rebreatheristi”, invece, optiamo per 2 bombole di
bail-out ciascuno, contenente un gas da fondo ed un intermedio, potendo contare
su una notevole quantità di gas in stazione di deco e su una imponente
assistenza di superficie.
E’ poi a Settembre, con un certo anticipo rispetto al giorno del record, che
abbiamo modo di trovarci tutti quanti per iniziare a vedere l’attività nel
dettaglio e fare i primi briefing. Oltre alla “teoria” io, Marco e Max decidiamo
di fare un po’ di “pratica” ovvero qualche tuffo di allenamento con il duplice
scopo di provare configurazioni ed equipaggiamenti, conoscerci sott’acqua (Marco
e Max non hanno mai fatto tuffi insieme) e…. vedere qualche bel relitto sulla
costa jonica calabrese!
Iniziamo dunque con un tuffo sul relitto del Cosala, al largo
di Badolato (CZ), su di un fondale di 45mt: un’ora di fondo, qualche
penetrazione, qualche scooterata (siamo tutti motorizzati…) tra prora e poppa
filmando e fotografando… un po’ di deco… tutto va bene a parte 2 cose (forse
collegate tra loro): la visibilità sotto i 30mt in quell’area è davvero pessima…
e l’acqua calda nei primi 20 mt è….davvero CALDA! Quasi insopportabile! (in
superficie ci sono oltre 27°C). Dobbiamo regolare il nostro sottomuta in
funzione di questo aspetto…
Il giorno successivo facciamo un’altra prova ed aumentiamo le profondità: ci
rechiamo nei pressi di P.ta Stilo dove è affondato il Regio Sommergibile Amm.
Millo, scoperto ormai tanti anni fa dal mio amico calabrese Paolo Palladino,
invitato a fare l’immersione con noi ma impossibilitato per motivi di lavoro. A
questa quota (72mt) possiamo provare anche la velocità di discesa che riusciamo
a mantenere, oltre che valutare l’effetto di eventuali correnti che possono
essere presenti. Anche in questo caso la visibilità non è delle migliori, anzi,
ed il tutto fa presagire che le immersioni del record si svolgeranno dunque in
condizioni non certo ottimali. Lo stesso giorno facciamo una seconda immersione
a 42mt… approfittiamo per vedere una secca sulla strada del ritorno. Tutto bene
anche in queste prove, possiamo dunque pensare alla prova generale con tutto lo
staff del team CalabriApnea, lo staff OCEANIC ed il resto dei sommozzatori che
sarà eseguita il giorno successivo con l’atleta Homar Leuci che scenderà in
assetto variabile (slitta con zavorra di 30kg in discesa e monopinna in
risalita) alla quota di 130mt (quota del precedente record da battere).
La prova generale
Sabato 8 Settembre è la data prevista per la prova generale,
nel primo pomeriggio. Io e Marco abbiamo dunque tempo per fare una corsetta
mattutina per poi ritrovarci con gli altri a preparare tutti i materiali. Nel
briefing vengono concordati i compiti assegnati ad ogni subacqueo, le quote alle
quali disporsi, le modalità di intervento in caso di necessità, i segnali da
usarsi per le comunicazioni; vengono valutate le varie tabelle di deco impiegate
dai diversi subacquei in reb/in trimix CA e ad aria, vengono stabilite quali e
quante bombole di emergenza collocare lungo la linea di decompressione, ecc ecc.
Di non minore importanza, data la notevole possibilità di
generare confusione, è la disposizione da tenere sulle barche/gommoni per
recarsi sul punto di immersione (2 piccoli gommoni sono riservati ad Homar ed al
suo ristretto team di apneisti di assistenza); io, Max e Marco imbarchiamo sulla
“carolina”, lo scafo dell’amico Lino Muraca, che ci condurrà sul sito di
immersione, una barca capitanata da Franco STATINI della ASD Sea Mar Scuba si
occuperà della gestione delle attrezzature di emergenza e del recupero di
eventuali sub che si fossero allontananti dalla linea de compressiva, un comodo
cabinato capitanato da Gino Mondilla avrebbe portato tutto il resto della
cordata di assistenza mentre in fine una barca veloce della Ranieri
International con a bordo il personale medico e di rianimazione, il più
importante tassello per la sicurezza, il mezzo più veloce che avrebbe coperto in
meno di 30 secondi di navigazione, il tragitto di appena 200 metri che separava
il punto di immersione dal dispositivo di elisoccorso e rianimazione a terra. In
mare anche un mezzo nautico della Guardia Costiera per la gestione e
l’inibizione dell’area di immersione, e due gommoni dei vigili del fuoco
attrezzati con squadra di sommozzatori di soccorso. Un’organizzazione semplice
fatta di pochi ma razionali ed efficaci mezzi, pronti a ogni evenienza
ponderabile in una immersione così profonda da parte di un così folto gruppo di
sommozzatori.
Ma qui scatta già una piccola precisazione da far presente a
chi organizza l’assistenza di superficie: “dopo il tuffo non aspettateci, io
e Marco non torneremo a bordo dell’imbarcazione”; questa mia affermazione
genera un momento di sgomento tra gli altri sub e il responsabile
dell’organizzazione. “in che senso?” mi chiede lui, “nel senso che io
e Marco, risaliamo dai 130 ai 50mt per darvi un “ok tutto bene” e poi ci
stacchiamo e rientriamo a terra con gli scooter; ci vediamo a terra!”; ad
essere sincero non so quanto gli amici abbiamo preso sul serio questa
comunicazione… forse all’inizio pensavano che scherzassi.
Finalmente alle 15:20 circa siamo tutti in acqua, come
previsto, ad aspettare che Camillo ci faccia il segnale convenuto dell’inizio
countdown della discesa. A quel segnale mancheranno 8 minuti esatti alla
partenza di Homar. A me serve sapere però quando mancano solo 5 minuti: sapendo
che, grazie al mio scooter Teseo, riesco a scendere ad oltre i 35/40mt al minuto
ho chiesto a Camillo di indicarmi i 5minuti. Datomi questo segnale io partirò,
Marco e Max mi seguiranno a ruota (anzi a “elica”!) e ci disporremo alle nostre
quote. Ho considerato un tempo massimo di 4 minuti per arrivare ai 130mt,
scendendo lungo il cavo della slitta assicurandomi che esso sia completamente
libero e ben steso, senza alcun impedimento. Arrivato sul fondo avrò circa
2minuti di tempo prima dell’arrivo di Homar per effettuare un controllo al di
sotto del piattello (un paio di metri, giusto per sicurezza), per trovare il mio
assetto perfetto in hovering e per accendere le luci necessarie per filmare, a
quella quota, l’arrivo dell’atleta. La telecamera è già accessa in modo da
filmare anche la discesa lungo il cavo. Ed è proprio qui che nascerà
l’inconveniente: a fronte di una discesa ottimale e molto veloce (in 3minuti e
34secondi arrivo a 128mt) con punte di 43mt/min di velocità di discesa si
verifica un problema alla mia telecamera che, arrivato a 132mt, si spegne
autonomamente! Cosa è successo!?!? Beh… semplice: sebbene lo scafandro sia
venduto per i 200mt il tasto on/off a causa dei 14 bar di pressione si comprime
e premendosi ha spento la telecamera all’interno! Impossibile ripristinarlo: la
pressione impedisce di tirarlo indietro e premere nuovamente il pulsante ïŒ .
Fortunatamente il regolamento CMAS prevede per l’omologazione le riprese video
di fondo e quelle di superficie e così sul piattello d’arresto di Homar, a
filmare il tutto, erano comunque già previste due Cam Easydive a rendere ai
posteri, e ai giudici internazionali, il gesto record di Homar.
La visibilità è pessima e già sotto i 100mt la condizione è quella della notte
fonda. Riesco a malapena a vedere il potente faro di Marco che è solo pochi
metri sopra di me. Qui la temperatura è di 15°C e fortunatamente non c’è
corrente. Le condizioni sono al limite per un apneista che tenta queste quote.
Andrà bene la prova?? Non resta che attendere ancora poche decine di secondi.
Scocca il sesto minuto di immersione. Homar necessita di circa 65secondi per la
sua discesa a 130 metri, che sommati ai 5 minuti di preavviso fanno proprio il
tempo al quale io dovrei vederlo arrivare. La tensione è alta: mi aspetto di
vedere la sagoma da un momento all’altro. Cerco di tenere i fari puntati verso
il piattello, non per riprendere ma almeno per illuminare e dare un minimo di
conforto psicologico all’atleta che arriva in queste acque cosi torbide e
fredde. Secondo dopo secondo…il tempo passa ma ancora non si vede e siamo già al
settimo minuto! Cosa è successo? Arriva o le condizioni non glielo hanno
permesso? I pensieri si moltiplicano ed il tempo passa….. siamo all’ottavo
minuto, ovvero a soli 60 secondi dal tempo massimo di fondo pianificato, non si
aspetterebbe oltre il nono minuto. Scruto verso l’alto sperando di vedere una
sagoma arrivare e/o per accertarmi che Marco non mi stia facendo dei segnali
luminosi che non riesco a vedere… aspetto, guardo ancora il tempo … ormai sto
contando gli ultimi secondi quando finalmente vedo arrivare come un missile la
slitta di Homar che si ferma violentemente contro il piattello a 130mt. La cosa
dura un istante, neanche il tempo di rendermi conto che Homar è qui (che scende
a testa un giù) ed egli pratica la capriola ed inizia la sua lunga risalita con
il monopinna! Ce l ha fatta! I 130mt sono suoi, anche con queste condizioni. Mi
serve ancora un minuto di fondo (ed arrivo cosi a 10’) per estrarre un pallone
di sollevamento e gonfiarlo parzialmente: sarà un aiuto per gli addetti al
recupero della slitta in superficie.
Inizio dunque la mia risalita e dopo pochi metri incontro
Marco ed a seguire Max con i quali ci scambiamo l’ok e segni di soddisfazione,
continuando insieme la nostra risalita che non prevede deep stop se non ai 50mt.
Il mio computer, chiaramente il più penalizzante, mi indica circa 70 minuti di
deco da rispettare.
Arrivati ai 50 mt circa incontriamo buona parte degli altri sub per un saluto,
tutti insieme risaliamo dunque verso i 45mt ed è circa qui che con una occhiata
tra me e Marco decidiamo di “togliere il disturbo”! ci sono tanti sub lungo la
linea decompressiva, facciamo dunque un chiaro segno di saluto e, presa la rotta
con la mia bussola, ci allontaniamo dalle linee decompressive scooterando nel
blu, fino a scomparire. Forse solo ora gli altri ragazzi si rendono conto che
non stavo scherzando: io e Marco dirigiamo verso terra, seguendo le indicazioni
del computer per rispettare la deco mentre scooteriamo. Di li a circa 35minuti
saremo sulla costa (abbiamo usato una velocità media e non la massima consentita
dal Teseo), a cercare i riferimenti relativi al punto esatto in cui riemergere
ed a finire gli ultimi minuti della deco in acqua bassa.
Quando riemergiamo la situazione è molto diversa da quella che mi aspetto:
pensavo di trovare tutte le barche a terra, apneisti e subacquei già intenti a
sistemare le cose e a godersi il preliminare successo ed invece… non c’è ancora
nessuno! Le imbarcazioni sono ancora sulla verticale del sito di immersione
perché stanno recuperando gli ultimi subacquei che hanno effettuato una deco
anche più lunga della nostra!
Beh… intanto noi usciamo ed iniziamo a risciacquare!
L’immersione del record
Martedi 11 Settembre è il grande giorno. Oggi Homar si gioca
il titolo da “recordman” in questa disciplina che, soprattutto per le condizioni
in cui viene praticata, definirei estrema.
Tutto si svolge esattamente come il giorno della prova, compreso l’orario – il
primo pomeriggio – dove lui si sente atleticamente al top. Cambiano poche cose,
ma molto importanti. Oggi si fanno i 131mt, solo un metro di differenza, ma il
metro che permette di spostare il limite dell’uomo più in giù. Per noi
subacquei, a parte la tensione e l’emozione, non cambia molto: io toccherò i
134,7 mt di profondità nel mio solito controllo di sicurezza sotto il piattello
ma questa volta Homar sarà preciso come un cronometro ed arriverà puntualissimo
sul fondo, permettendoci una risalita anche più rapida del girono della prova
(2/3 minuti di fondo in meno a queste quote fanno una bella differenza in
termini di deco). Ma resta il problema del giorno della prova, relativo ai
pulsanti della mia custodia che si comprimono oltre i 130mt spegnendomi la
telecamera…. Non avendo altre possibilità decido di giocarmi il tutto per tutto:
partirò con la telecamera spenta e, raggiunto il fondo, la pressione stessa la
accenderà! (o almeno spero!!). In effetti si verifica proprio questo: arrivati a
130mt (ancora più velocemente del giorno della prova, superando i 45mt/min di
velocità di discesa) come per magia la mia telecamera si accende e non mi resta
che “non toccare nulla” ed aspettare che arrivi Homar, cercando di tenerlo in
campo per quella frazione di secondo in cui lo vedrò, nonostante le grandi
oscillazioni della cima dovute sia al moto ondoso in superficie sia alla
velocità di discesa della slitta stessa.
Homar arriva ai 131mt pianificati e più veloce che mai si
gira per iniziare la risalita. Le mie luci lo illuminano per pochissimi secondi
in quella oscurità. Iniziamo la risalita insieme a Marco che oggi era più fondo
e molto vicino a me, entrambi con nessun dubbio su quanto sarebbe avvenuto in
superficie di li a 120secondi: Homar e tutti i ragazzi dello staff di superficie
avrebbero esultato per il risultato raggiunto e per il nuovo record conquistato,
con un piccolo pensiero rivolto anche a noi che lo abbiamo assistito ma che
abbiamo ancora un ora da passare in deco. Beh, che fare!?!? Oggi anche Max si è
portato lo scooter, completamente carico: un saluto a tutti ed iniziamo la
nostra traversata e deco nel blu!! Questa volta l’atmosfera al nostro arrivo a
terra è ben diversa: giornalisti, fotografi, pubblico… insomma tutto quello che
va a corredo con i grandi eventi. Inizialmente destiamo solo curiosità
nell’uscire da un immersione “dalla riva” in quel contesto… poi qualcuno
realizza “ma quelli sono i 3 sub dell’assistenza profonda!” ed iniziano le
domande… prima tra tutte quella che noi facciamo a loro: “ha battuto il
record!?!?” ma noi ancora non potevamo avere la riposta!!
Partecipare ad un evento di questa portata è stato davvero
emozionante ed entusiasmante. Tra le cose più belle è stato il vedere l’impegno
spassionato di decine e di persone, subacquei, apneisti, amici, barcaioli, ecc
che si prestavano senza limiti per aiutare lo Homar, noi profondisti e tutto lo
staff nella realizzazione di questo evento. Luigi, Carmelo, Romeo, Camillo,
Nicola, Sonia e tanti altri sono stati impareggiabili nell’organizzare tutta la
attività, considerando mezzi, fondi e risorse a disposizione. Per me è stata una
fortuna poter condividere con loro questo momento. Oltre ciò non posso fare
altro che ritenermi fortunato per aver avuto dei compagni di immersione profonda
del livello di Marco e Max, persone estremamente serie e responsabili, molto
capaci in acqua e fuori, guidati da una pura passione per il mare e l’acqua come
lo sono io.
Infine non posso che fare tantissimi complimenti al grandissimo atleta Homar Leuci, che da anni si allena con grandi sacrifici per raggiungere questi risultati che sono assolutamente meritati, anche perché in questa occasione il mare non gli ha regalato proprio nulla; nonostante tutto, con il suo grande rispetto per questo elemento, è stato in grado di entrare nelle sue grazie al punto da ottenere questi risultati anche in un momento poco favorevole. Un grazie anche all’uomo, Homar, che sa perfettamente quelli che sono i limiti ed i rischi delle immersioni profonde che i sub del suo staff eseguono e che non ha mai lesinato nei ringraziamenti e riconoscimenti: per noi questa è pura passione, come la sua. In bocca al lupo per tutte le tue future imprese!
PS: Homar ha conquistato pochi giorni dopo anche il record nella disciplina Assetto Costante con una discesa fino a 95mt. Purtroppo non ho potuto partecipare a questo evento per impegni di lavoro, in ogni caso BRAVO HOMAR!
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