Grazie alle giornate di libero accesso ai luoghi storici organizzate dal Fondo per l’Ambiente Italiano, il Team Explorer PSAI si e’ recato a La Spezia per fare visita alla Fortezza del Varignano, sede del Raggruppamento Subacquei e Incursori, reparto speciale della Marina Militare Italiana, per visitare questo luogo storico e ricco di tradizioni, Il Comsubin. La Fortezza del Varignano si trova in un’insenatura racchiusa tra due promontori, sita nel Golfo dei Poeti tra Le Grazie e Porto Venere.
Qualche cenno storico … Per la sua particolare posizione, il luogo fu scelto già nel I secolo a.C. per la costruzione di una maestosa residenza romana. Con la pestilenza di Tolone e Marsiglia del 1720 la Repubblica di Genova vi costruì un lazzaretto. Nel 1888 si concluse la funzione sanitaria e fu istituito il Comando di Difesa Foranea. Dal 1910 divenne sede delle scuole del C.R.E.M. (Corpi Reali Equipaggi Marittimi) della categoria Torpedinieri, con la specializzazione Palombari, e quella dei Radio Telegrafisti. Nell’ottobre 1945 la base ospitò un nuovo Comando denominato Maricentrosub per coordinare i Palombari e i Sommozzatori in tutte le operazioni subacquee connesse allo sminamento dei porti e alla riattivazione delle vie di comunicazione marittima. Durante la seconda guerra mondiale fu sede dei reparti incursori subacquei della Marina ed infine, dal 1952, e’ la sede del Comando subacquei ed incursori. La caserma è intitolata al Maggiore del Genio Navale Teseo Tesei, medaglia d’oro al valor militare.
Una volta arrivati sulla strada che conduce al Varignano, troviamo inaspettatamente diverse persone in coda, unite tutte dal desiderio di poter visitare la Fortezza, in via del tutto eccezionale e per la prima volta nella sua storia, la . Durante l’attesa facciamo conoscenza con alcuni congedati che ci raccontarono di aver prestato servizio per tutta la loro carriera negli Incursori di Marina.
Parlando ci presentiamo dicendo loro che siamo un gruppo di subacquei con la passione della ricerca storica di eventi della seconda guerra mondiale. Loro dicono che fanno parte dell’A.N.A.I.M.: l’ Associazione Nazionale Arditi Incursori Marina, e proseguendo con i discorsi ci raccontano anche del loro santuario di Bocca di Serchio, dove, fino a qualche anno fa, avveniva la cerimonia della consegna dei nuovi brevetti da Incursore, con relativo “imbascamento”, tradizionale cerimonia a loro molto cara.
Il Sig. Gaetano, inizia così a raccontare la storia di Bocca Di Serchio e dei suoi Assaltatori, eroi della nostra Marina, addestrati per le varie missioni nel Mediterraneo durante il secondo conflitto mondiale.
Un po’ di Storia
L’inizio del grande sviluppo dell’incursione, subacquea risale al 1935, quando la guerra d’Etiopia sconvolse gli equilibri politici fino a quel momento esistenti: è in quell’anno infatti che due ufficiali della Regia Marina Italiana, Maggiore G.N. Teseo Tesei ed il Maggiore G.N. Elios Toschi, cominciarono a mettere mano ad un progetto, che, nei loro intenti, doveva servire a colmare la disparità di mezzi tra la Marina e la più potente forza navale dell’epoca, la Royal Navy Britannica, in quel periodo fortemente presente nel Mar Mediterraneo.
Venne così costituita la 1ª Flottiglia MAS comandata dal Capitano di Fregata Paolo Aloisi, incaricata di organizzare i mezzi d’assalto della Marina, cosa che ebbe inizio verso la fine dell’aprile 1939, nei pressi della tenuta della famiglia Salviati situata vicino la foce del fiume Serchio appunto.
Il punto di partenza furono le versioni rinnovate dei MAS ed i siluri. Nell’idea di Toschi e Tesei il siluro diventava un mezzo per l’incursione subacquea.
Nacque così l’S.L.C. (= ovvero, siluro a lenta corsa). Questi ordigni erano dei siluri elettrici in grado di trasportare due uomini oltre alla testa esplosiva sganciabile, che veniva fissata dai due operatori alla chiglia della nave nemica.
Questo mezzo era anche conosciuto con il nome di: maiale, derivante dal fatto di avere una forma goffa e per essere lento e poco agile; oltre che spesso mal funzionante.
Inizialmente i maiali erano portati sul luogo delle operazioni, generalmente nelle vicinanze di un porto nemico, per mezzo di sommergibili trasportatori modificati. Gli SLC hanno sempre utilizzato il sommergibile per l’avvicinamento alle basi nemiche. L’errore fu che all’inizio della guerra i maiali erano vincolati direttamente alla coperta del sommergibile limitando quindi pesantemente le quote di immersione degli stessi. Questo rendeva però il sommergibile di più facile avvistamento e visibile per il nemico. Successivamente vennero realizzati dei cassoni pressoresistenti dentro i quali venivano trasportati gli SLC consentendo così al sommergibile di navigare con la massima indipendenza.
Alla vigilia dello scoppio della seconda guerra mondiale la Marina decise di riprendere gli studi per l’impiego operativo del Siluro a Lenta Corsa, oltre che la sperimentazione in segreto di nuove armi. L’unità speciale che avrebbe utilizzato tali risorse sarebbe pertanto stata coperta da segreto. Data la particolarità di questo nuovo mezzo, nacque l’idea di impiegare uomini attivi e capaci che lo conducessero, uomini d’assalto appunto, vale a dire sommozzatori in grado di condurre il mezzo fino a sotto le navi nemiche per collocarvi l’esplosivo. Il reparto subacqueo era ora comandato dal Tenente di Vascello Junio Valerio Borghese, che era già stato comandante del sommergibile Scirè.
Esisteva anche il cosiddetto Gruppo Gamma, o Uomini Rana. Questo gruppo d’assalto era addestrato a nuotare in basso fondale per portare l’esplosivo sotto le navi. Il reparto era comandato dal Tenente di Vascello Eugenio Wolk il quale introdusse l’impiego di pinne e guanti palmati durante gli addestramenti per le future missioni del reparto. Per portare al successo le incursioni si rendeva necessario anche un equipaggiamento speciale, non solo dal punto di vista dei mezzi offensivi, ma anche dei dispositivi di navigazione (come le bussole) e degli accessori (come i profondimetri): il tutto fu oggetto di un attento studio da parte della Marina. In primo piano veniva comunque sempre la fortissima motivazione e determinazione con cui questi Uomini andavano in azione, diretta contro il potenziale bellico, piuttosto che contro gli uomini.
Le prime azioni di attacco si conclusero con risultati poco incoraggianti, a volte disastrosi. Nella prima missione, denominata G.A.1, destinata ad attaccare la rada di Alessandria d’Egitto, il 22 agosto 1940 nel golfo di Bomba, il sommergibile Iride, che aveva caricato quattro S.L.C. dalla motonave Calipso e la motonave Monte Gargano, vennero affondati dagli Inglesi con elevate perdite umane. Cinque marinai dell’Iride, silurato da uno Swordfish, vennero salvati proprio da alcuni uomini della Decima, che al momento dell’affondamento del sommergibile erano temporaneamente sulla nave Monte Gargano. Una seconda operazione contro Alessandria d’Egitto, la G.A.2 ed un’altra contro Gibilterra, la B.G.1, si conclusero senza esiti positivi, anche se con minori perdite umane: nella missione G.A.2 il sommergibile Gondar venne autoaffondato dopo un’agonia di diverse ore, mentre la seconda, condotta dal comandante Borghese stesso sullo Scirè, venne annullata quando il sommergibile era già alla volta di Gibilterra. Con l’affondamento del Gondar, oltre all’equipaggio, vennero fatti prigionieri dagli Inglesi anche il comandante Giorgini e diversi incursori.
Il 29 ottobre 1940 lo Scirè, comandato ancora da Borghese e con tre SLC a bordo, tentò nuovamente un’azione denominata B.G.1 contro Gibilterra; la stessa venne interrotta e ritentata con denominazione B.G.2 il 30 dello stesso mese. Due incursori furono subito intercettati da un’imbarcazione nemica e per non destare sospetti portarono in immersione il loro S.L.C., che però si guastò, non permettendo loro più la risalita. I due assaltatori lo abbandonarono e raggiunsero così a nuoto la costa spagnola. Una seconda coppia che pilotava un altro S.L.C. riuscì ad arrivare all’imboccatura del porto, ma, al momento dell’immersione, constatò che i respiratori non funzionavano ma tuttavia riuscirono con grande abilità ad arrivare a 70 metri dalla corazzata Barham, superando le reti anti siluro poste a sua difesa. Dovettero però desistere dall’affondare il mezzo e nuotarono fino alla costa spagnola. La missione fu così un totale insuccesso, pur avendo dimostrato senza dubbi la capacità degli Incursori Subacquei di penetrare in un porto nemico ben presidiato.
La più celebre delle azioni della Xª Flottiglia MAS, come nel frattempo era stato denominato il Reparto degli Incursori della Regia Marina Italiana fu l’affondamento delle corazzate inglesi Valiant e Queen Elizabeth e della petroliera Sagona, ormeggiate nel porto di Alessandria d’Egitto, il 19 dicembre 1941; impresa divenuta famosa anche come l’Impresa di Alessandria. La notte del 3 dicembre 1941 il sommergibile Scirè, comandato dal Tenente di Vascello Junio Valerio Borghese, medaglia d’oro al Valore Militare in seguito, lasciò la base navale a La Spezia per la missione G.A.3.
Il 14 dicembre il sommergibile si diresse verso la costa egiziana per l’attacco previsto nella notte del 17. Una violenta mareggiata però fece ritardare l’azione di un giorno.
La notte del 18, con migliori condizioni meteo-marine, approfittando dell’arrivo di tre cacciatorpediniere che obbligarono i britannici ad aprire un varco nelle difese del porto, i tre S.L.C., pilotati ciascuno da due Incursori, penetrarono nella base per dirigersi verso gli obiettivi prestabiliti. Gli incursori dovevano giungere sotto la chiglia delle navi individuate, piazzare la carica d’esplosivo e abbandonare la zona dirigendosi a terra autonomamente e cercando di raggiungere il sommergibile di partenza, che li avrebbe attesi qualche giorno dopo al largo di Rosetta.
Gli Assaltatori Durand De la Penne e Bianchi sul maiale nº 221, puntarono verso la corazzata inglese Valiant. Bianchi lasciò a causa di un malore, ma De la Penne terminò la sua azione posizionando la carica sotto la carena della nave. All’ora prevista l’esplosione squarciò la carena della corazzata provocando l’allagamento e l’affondamento della nave. Martellotta e Marino, sul maiale nº 222, condussero il loro attacco verso la petroliera Sagona.
Nel complesso quattro navi furono gravemente danneggiate nell’impresa: oltre alle due citate, vi fu anche il cacciatorpediniere HMS Jervis, ormeggiato a fianco della Sagona. Antonio Marceglia e Spartaco Schergat sul maiale nº 223, nel contempo ed in una “missione perfetta“, ”da manuale“, attaccarono la corazzata Queen Elizabeth, alla quale agganciarono la loro carica esplosiva.
Grazie all’impresa del 18 dicembre 1941 di questi valorosi uomini della Regia Marina, la flotta italiana si venne a trovare improvvisamente in netta superiorità rispetto a quella britannica, a cui non era rimasta operativa alcuna corazzata: la HMS Barham era infatti stata a sua volta affondata da un sommergibile tedesco il 25 novembre 1941. La Mediterranean Fleet britannica pertanto, alla fine del 1941, disponeva solo di quattro incrociatori leggeri ed alcune cacciatorpediniere.
Winston Churcil, primo Ministro Inglese, all’epoca fece la seguente dichiarazione: “ …sei italiani equipaggiati con materiali di costo irrisorio hanno fatto vacillare l’equilibrio militare in Mediterraneo a vantaggio dell’Asse. “
Torniamo così ora ai giorni nostri.
Dopo esserci documentati iniziammo a fare numerose visite presso la casa ove sapevamo che si fossero addestrati gli Uomini Gamma per le missioni con i loro SLC, nei pressi della tenuta Salviati, vicinissimo alla foce del Serchio, come segnalatoci dagli amici dell’A.N.A.I.M.
Iniziammo così, come primo passo, a fare ricerche a terra con il nostro esperto di metal detector Lucio, sia all’interno del cortile della casa, che nel perimetro esterno, passando palmo a palmo i terreni circostanti, alla ricerca di oggetti lasciati, o persi occasionalmente, dal personale di stanza nella base segreta.
Leonardo, Oscar, Maurizio e Egidio, si diressero sulla sponde del Serchio e presso la foce sul mare per rendersi conto da dove iniziare le prime ricerche, che sono pertanto state condotte sia nel fiume che in mare.
Una volta effettuato il sopralluogo, iniziammo le ricerche dividendoci in due gruppi, uno che visionava il fondo del fiume Serchio fino alla foce e l’altro nel tratto di mare dove si addestravano gli assaltatori con i loro S.L.C.
Le ricerche sono così continuate per alcuni giorni: Oscar e Leonardo , dopo numerosi interventi nel fiume Serchio, scandagliando il fondale e con un po’ di difficoltà, sia per la corrente che per il limo che rendeva la visibilità precaria, ritrovano sotto il fango, aiutati dalla sorte, alcuni oggetti, quasi irriconoscibili e risalenti al periodo bellico.
In mare non e’ stato ritrovato nessun oggetto. Nel frattempo Lucio, il nostro esperto di metal detector, aveva effettuato dei ritrovamenti come: rasoi da barba, medagliette del Santo protettore dei soldati, bottoni di camicie, tubetti di crema da barba ed alcune monetine.
Alla sera, durante la cena e soprattutto nel dopo cena, facciamo il punto della situazione e studiando la mappa della zona correlata ad alcune foto dell’epoca, notammo che il luogo in cui avevamo trovato gli oggetti in acqua era proprio adiacente alla casa dove vi era la base degli Incursori. Ormai eravamo arrivati all’ultimo giorno di ricerche e, come da pianificazione della la sera prima, ci dividemmo ancora in due squadre: Oscar, Leonardo e Lucio con i metal detector iniziarono a cercare secondo le zone assegnate nel perimetro/recinzione esterno della casa; mentre Maurizio e Egidio tonarono ad esplorare in acqua, dove si era lasciato un pedagno il giorno prima per proseguire la ricerca.
Il ricordo è ancora vivo nel pensare a quando, sul lato destro della strada che porta fuori dalla casa degli assaltatori, il metal detector suonò con veemente decisione. Scavammo in profondità, pensando non fosse assolutamente nulla, o che fosse un oggetto dei giorni nostri. Nella terra apparve qualcosa, un piccolo ammasso ferroso, una forma non consueta. Quell’oggetto, dopo essere stato ben ripulito, si rivelò in tutta la sua storica importanza e con nostro estremo stupore Notammo che si trattava di una “Croce di Ferro” o Iron Cross, una decorazione tedesca molto rara da trovare sul territorio Italiano. Stimolati da questo ritrovamento continuammo così le nostre ricerche per tutto il resto del giorno.
Quello che però più ci incuriosiva era la Decorazione Tedesca ritrovata stranamente in questa base segreta. Ricerche seguenti sul web ci portarono ad alcune foto relative al Comandante Borghese, Comandante del sommergibile Scirè, decorato con la medaglia d’oro al valore della Marina e Comandate degli Assaltatori, che portava sulla divisa una Iron Cross.
Con il dubbio che si trattasse di un dato storico effettivo, nei giorni seguenti, contattammo per mettere al corrente dei ritrovamenti i nostri amici della A.N.A.I.M. Associazione Nazionale Arditi Incursori di Marina a La Spezia, i quali ci invitarono presso la loro sede dove, orgogliosi e onorati per l’invito, mostrammo gli oggetti ritrovati.
Nei giorni successivi, grazie all’A.N.A.I.M. e ai suoi componenti, riuscimmo a metterci in contatto con il Figlio ancora in vita del Comandante Borghese, Comandante del sommergibile Scirè, il quale ci raccontò alcuni gesta della del padre legate alla missione al Porto di Alessandria d’Egitto. Ci raccontò che a quel tempo Bocca di Serchio era una scuola segreta, e che spesso il padre si recava spesso in tal luogo per verificare i preparativi e i progressi addestrativi degli assaltatori. Tornando alla decorazione Tedesca il figlio ci confermò che all’interno della Scuola di Bocca di Serchio non c’era personale militare tedesco e che l’unico ad avere quella decorazione poteva essere solo ed esclusivamente il Comandante Borghese Comandante del sommergibile Scirè. Questo ci è stato confermato anche dal nostro esperto di storia Mauro. Alla luce di ciò possiamo solo sospettare che la decorazione tedesca ritrovata, denominata Iron Cross possa appartenere al Comandante Borghese,
La giornata a La Spezia presso dell’A.N.A.I.M. è stata per questo indimenticabile, grazie alle foto, ai ricordi ed alla cordialità dei suoi membri. Questi uomini continuano a portare avanti con onore e rispetto le tradizioni degli Arditi Incursori della Marina Militare Italiana. Ringraziamo il Segretario Nazionale dell’A.N.A.I.M Gaetano Zirpoli, Antonio Franzese e per motivi di riservatezza mettiamo solo il nome di Mauro, Loro ci hanno aiutato a mettere insieme i pezzi e a percorrere la storia, aiutandoci anche a capire gli eventi e gli addestramenti che si eseguivano a Bocca di Serchio durante il secondo conflitto mondiale, oltre di come venne preparata la missione nel Porto di Alessandria d’Egitto, che con grande sacrificio rese epiche le imprese dei mezzi d’assalto della Regia Marina e dei suoi Uomini.
Attraverso il contributo reale dell’A.N.A.I.M. Associazione Nazionale Arditi Incursori di Marina tutti gli oggetti ritrovati sono stati donati alla Marina Militare Italiana, in modo che vengano custoditi all’interno del museo della Base del Varignano, cosi che possa rimanere testimonianza di questi eroi addestrati presso la scuola di Bocca di Serchio di Pisa.
Team Explorer PSAI
Leonardo Canale responsabile PSAI Italia e Maurizio Bertini Responsabile PSAI Italia, ricerca web e ricerche sul campo;
Oscar Lodi Rizzini, Trainer Istruttore PSAI tecnico e ricreativo, il naso del gruppo colui che dalle asperità del fondale riesce a trovare sempre qualcosa reduce da numerose spedizioni
Egidio Roncon, Istruttore tecnico PSAI specializzato in spedizioni, reduce da molte spedizioni insieme ad Oscar, lui é il nostro esperto di traduzioni linguistiche e ricerche sul campo.
Benedetto Bertoglio, il nostro esperto di metal detector
Renato Aglio Istruttore PSAI, il nostro tecnico operatore esperto di fotografia.
Non si può giudicare la storia ma si può e si deve conoscere il valore degli uomini e delle istituzioni che servono il Governo del Paese nella evoluzione della sua storia.