Parlando di squali, e in generale di animali minacciati, ne approfitto per ricordare a tutti che oggi è la giornata mondiale dedicata agli oceani, ed alla loro salvaguardia, come bene comune. Ricordatevi di fare qualcosa per il mare, se ognuno farà qualcosa, nel suo piccolo, magari tutti assieme riusciremo a fare sentire la nostra voce.
Parafrasando una bella canzone di Paolo Conte (Sotto le stelle del jazz), commento una notizia che ha avuto spazio su molti quotidiani on line, e a volte è stata raccontata semplificando molto, forse troppo.
In Australia un gruppo di ricercatori ha abituato degli squali di Port Jackson (Heterodontus portjacksoni), uno squaletto mangiatore di crostacei, a ricevere una ricompensa in cibo ogni volta che, in risposta a uno stimolo (musica diffusa nella vasca) si portavano in una data posizione.
Ebbene, 5 squali su 8 (percentuale non altissima) hanno capito il giochetto, e tutte le volte che veniva diffusa musica jazz si portavano in posizione e ricevevano la ricompensa. Il che, mi piace sottolinearlo, dimostra un’intelligenza e un’adattabilità non comuni, che fino a non molto tempo fa nessuno avrebbe sospettato, in uno squalo!
Quando invece del jazz i ricercatori mandavano in onda musica classica gli stessi squali si mostravano disorientati, si muovevano a caso senza capire cosa dovessero fare.
Forse un titolo migliore per l’articolo sarebbe: gli squali non capivano la musica classica…
Perché gli squali capivano il jazz?
Evidentemente il jazz, musica fortemente ritmata, nell’immaginario di uno squalo è più facile da associare ai suoni a bassa frequenza che nel suo ambiente rappresentano uno stimolo a mettersi in caccia, in quanto prodotti per esempio dallo “scodare” di un pesce ferito.
Si sa che dove si pratica shark feeding spesso le barche arrivate sul punto sgasano in folle per far rumore e richiamare gli squali. Alcune guide subacquee portano sott’acqua una bottiglia di plastica vuota che stropicciano per produrre un suono che, a loro dire, attirerebbe gli squali. I suoni si propagano velocemente in acqua, e gli squali, dotati di ottimo udito, li sentono da lontano e li usano molto per convergere su una possibile preda. Insomma. Si sa che gli squali possono imparare a seguire i rumori.
La musica classica, che non ha una base ritmica evidente, è probabilmente per questo più difficile da usare come stimolo.
Questo è quanto: molto meno attraente della notizia per cui gli squali amerebbero ascoltare musica jazz e invece non amerebbero la musica classica, che alcuni organi di informazione hanno passato. Ma forse anche questo può servire per rendere lo squalo più simpatico, più umano… Lo squalo che ascolta Miles Davis e schifa Mozart è una vistosa semplificazione della realtà ma in fondo mette in luce come questi animali, antichi e intelligenti, sappiano adattarsi a stimoli diversi da quelli che ricevono nel loro ambiente e imparino in qualche modo a comunicare con i ricercatori.
E chissà che, dandogli più tempo, gli squali non arrivino a capire anche la musica classica. Dopotutto è la giornata degli oceani, crediamoci.
Foto di apertura di Gaspare Schillaci