Autore: Rachele Rota Sabelli
Ogni viaggio è l’incontro di una storia.
La tua storia messa a confronto con quella delle persone che trovi sul tuo cammino. Aldilà dei luoghi meravigliosi o desolati o poveri o diversi che puoi vedere la vera magia di un viaggio sono le storie che incontri. Storie di persone diverse da te, persone che per obbligo o per scelta hanno deciso di vivere una vita differente dalla tua.
Questo era un viaggio nato per fare incontri subacquei, ma alla fine si è rivelato una avventurosa immersione tra le storie di chi con cura, gentilezza e inaspettata meraviglia, ci ha accolto nella sua terra, tutto sommato ancora poco conosciuta. A differenza di altri luoghi che normalmente siamo abituati a frequentare come subacquei, qua ho incontrato solo facce sorridenti, divertite dal fatto che non capivamo la loro lingua, a volte incapaci di comunicare, se non a gesti come bambini curiosi che hanno la possibilità d’interagire con il mondo che li circonda senza dover essere tenuti sotto una campana di vetro, sereni nella semplicità e tranquillità in cui possono vivere, ricchi nell’amore di tutti coloro che gli sono vicini.
Un mondo dove la povertà, come la intendiamo noi, non esiste, perché semplicemente non hanno bisogno di nient’altro se non di ciò che già hanno. Ovviamente un mare ricchissimo, brulicante di vita, ma soprattutto una terra fertile e sapientemente coltivata con maestria e infinita pazienza da sempre.
Un viaggio comincia quando nasce il desiderio di andare a visitare un certo luogo. Fu per prima la mia amica Lucia a parlarmi dell’isola di Bunaken nell’omonimo parco marino. La sua bocca raccontava il suo viaggio, ma i sui occhi parlavano delle emozioni e dei ricordi che aveva nel cuore. Fu inevitabile per me incuriosirmi di questo luogo e ricordo perfettamente che una volta a casa cercai subito dove si trovava questa isola, non conoscevo praticamente nulla dell’Indonesia. Questo fu il mio primo incontro con il Nord Sulawesi, un luogo dove tornerei anche oggi!
Questa zona del mondo ha un turismo quasi esclusivamente di subacquei e Il nostro è stato comunque un viaggio subacqueo e sarà impossibile non parlarne, ma se potete e volete non limitatevi a questo, rinunciate a qualche ora sott’acqua per dedicarla all’esplorazione di ciò che avete intorno, dirigetevi per due o tre giorni nell’entro terra di Manado. Laghi di acqua dolce, cascate, corsi d’acqua e giardini lussureggianti; ovunque a perdita d’occhio palme di cocco e banani. Potreste anche visitare il Parco di Tangokko dove incontrerete i macachi neri e la scimmia più piccola che io abbia mai visto: il Tarsio.
Tutto fa capo a Manado che è la città principale della zona dove arrivano anche i voli internazionali della Silkair e della Garuda che la collegano con Singapore e con Jiakarta. Manado è una città che negli ultimi anni ha avuto un esplosione demografica incredibile, è molto sporca e non hanno assolutamente la cultura del riciclo e quindi hanno un grosso problema con lo smaltimento dei rifiuti che abitualmente buttano in mare. Noi fortunatamente non abbiamo vissuto molto il problema, perché siamo stati nella stagione secca che va da maggio a novembre, in cui i fiumi hanno meno acqua e quindi non scaricano tanti rifiuti in mare. Nella stagione delle piogge il problema si accentua, ma i resort dove alloggerete sono più sensibili e cercano di tenere pulite le spiagge.
Questa non è una zona conosciuta per spiagge spettacolari, ma per la verità non mancano, basterà allontanarsi un pochino dai luoghi più visitati e scegliere magari isole meno frequentate. I luoghi d’immersione più famosi sono il parco marino di Bunaken che è formato da un piccolo arcipelago di isole tra cui Bunaken, Siladen e Manado Tua un vulcano spento, che si trovano a Nord di Manado e lo stretto di Lembeh a 2/3 ore da Manado. Ma noi abbiamo avuto la fortuna di stare un po’ di giorni anche nell’arcipelago di Bangka formato dall’omonima Bangka, Talisei, Leaga e la più conosciuta Gangga che si trovano a Est di Manado a metà strada tra Bunaken e Lembeh, veramente un luogo che mi ha stupito e che forse più di tutti mi ha piacevolmente impressionata.
Se chiudo gli occhi e penso a questo viaggio prima di tutto il mio pensiero corre all’isola di Bangka, con le sue bellissime spiagge di corallo rosa, di cui la maggior parte deserte, piccoli villaggi di pescatori. I giochi dei bambini sulla spiaggia, i sorrisi della gente locale che tenta di comunicare con te e legno di cocco ovunque. Ricordo lagune incontaminate e un mare cristallino spettacolare, con una vita sottomarina che non ha nulla da invidiare ad altre zone vicine e più famose, anzi se possibile ne è il vero riassunto.
Bangka pur essendo un isola molto grande ha solo quattro resort e tutti di piccole dimensioni. E’ completamente ricoperta da una foresta selvaggia e non c’è modo di spostarsi se non via mare o con dei sentieri che la percorrono.
Qua abbiamo alloggiato al CoralEye, gestito da tre italiani Marco, Yuri e Clara, sono bravi interlocutori, ognuno di loro ha le sue peculiarità e hanno tutti storie di vita molto belle da raccontare, sono delle persone belle e serie. Si sono messi in gioco e hanno intrapreso questa avventura di aprire il loro centro di ricerca accogliendo anche chi, come noi, ha la passione per il mare e spero tanto che la loro fatica venga un giorno ripagata, anche se sono convinta che in fondo in qualche modo già lo è. Si sono inseriti molto bene nel tessuto sociale che li circonda, hanno realizzato il loro sogno e senza accorgersene hanno creato opportunità e benessere agli abitanti del luogo, persone che lavorano per loro, semplici, sempre sorridenti e molto disponibili.
Questo posto merita di essere visitato, vissuto ma soprattutto ascoltato. I motivi sono tanti e perfettamente visibili appena metterete piede su questa meravigliosa isola.
Innanzitutto il luogo, Bangka è un isola ancora poco sfruttata turisticamente e questo è sicuramente un pregio, è caratterizzata da spiagge meravigliose di sabbia rosa e fine formata da piccoli pezzi di corallo alcuni bianchi e alcuni rossi, che nell’insieme le danno un aspetto rosato. La spiaggia del Coral Eye è bellissima, potrete fare lunghe passeggiate senza mai incontrare nessuno. Il resort è incastonato perfettamente nel contesto naturale. Dalla spiaggia e dal lungo pontile, che ricorda un po’ quelli delle isole maldiviane, si godono tramonti unici, momenti in cui la propria anima viene curata da un balsamo che i vostri occhi non potranno vedere, ma che vi accarezzerà come la brezza leggera che sfiorerà la vostra pelle.
Bangka è un isola naturalissimamente molto ricca, la vegetazione è molto florida e l’acqua non manca. Se volete c’è un sentiero che in 40 minuti porta al villaggio dall’altra parte dell’isola, fatevi accompagnare, sarà un escursione in mezzo alla foresta.
Il mare è il protagonista assoluto, tutto viene scandito secondo il ritmo delle maree, anche questa regolarità contribuirà a mettere ordine nella vostra quotidianità. Le immersioni attorno all’isola sono molto variegate, c’è di tutto e per tutti i gusti. Ovviamente ovunque brulicante di vita di ogni forma e colore. Potrete trovare pareti, secche, pinnacoli, fondali sabbiosi corallini o vulcanici. Dal resort si possono organizzare delle escursione ad altri luoghi d’immersione vicini.
Davanti al CoralEye c’è un house reef molto viva che potrete andare a visitare da soli o anche accompagnati, immergendovi direttamente dalla scaletta del pontile. Yuri, Marco e Clara sono tre biologi marini sempre disposti a raccontarvi di tutto e di più su gli organismi che avete incontrato. Nell’house reef davanti al resort potrete vedere anche le piattaforme di acqua cultura dove vengono innestati i coralli che servono a ripopolare le zone sabbiose.
Le immersioni dalla barca, bene attrezzata, sono ovviamente guidate, la guida locale si chiama Ivan, ha un occhio bionico, trova cose piccolissime, come minuscoli cavallucci marini, il Pigmi, il gambero arlecchino, granchio boxer. I ragazzi del diving non ci hanno mai fatto toccare l’attrezzatura.
Anche la struttura è molto particolare, ha uno stile moderno, ma non stona assolutamente con il contesto naturale, semmai lo esalta. E’ ampia, pulita, il suo stile essenziale mi ha colpito piacevolmente, rende tutto sempre molto ordinato.
E’ formata da 11 “cubi” in muratura, collegati da eleganti strutture e soppalchi di bellissimo legno recuperato direttamente in loco, il tutto è ricoperto da un grande tetto che protegge dal sole e dalla pioggia. Al primo piano ci sono tutte le camere e i bagni, al pian terreno c’è la zona comune, con un tavolo gigantesco dove è possibile socializzare con gli altri ospiti. C’è sempre della musica di sottofondo, che contribuisce a mio parere a creare la giusta magia. Sul soppalco c’è una zona relax unica, bellissima, ottimamente pensata, aperta sul mare. Un buon libro è stata la mia piacevole compagnia, nelle ore trascorse su comodi cuscini, con una immensa finestra che portava lo sguardo direttamente alle languide acque del tiepido mare che circonda l’isola.
Siamo stati coccolati in tutto e anche nel cibo. Ho respirato un’atmosfera familiare e dopo qualche giorno di permanenza in questo luogo, sembrava quasi che mi appartenesse un pochino.
Qualche parola la voglio spendere anche per il buio della notte, uno scintillio di diamanti incastonati nel cielo. La via lattea sembrava cadesse sulla testa. Era inevitabile che il pensiero corresse all’immensità dell’Universo e il peso dell’emozione di godere di questo spettacolo era incredibile. Un Planetario a cielo aperto, una vera goduria per i miei sensi. Anche questo è osservare e godere della natura.
Il nostro viaggio ha percorso però molte altre strade, che vale la pena suggerirvi:
Abbiamo scelto di avventurarci da soli nella preparazione del nostro viaggio; ho atteso per qualche tempo che ci fosse un offerta buona per il volo aereo, finché ho trovato un ottima promozione con la Singapore Airlines. Direttamente dal sito abbiamo prenotato il volo aereo Milano – Singapore – Manado ed è stato possibile organizzare uno stopover a Singapore in un ottimo albergo ad un prezzo davvero vantaggioso.
La prima tappa del nostro viaggio è stata infatti la superba Singapore. L’impatto è stato molto positivo, un bellissimo aeroporto Changi e un assistenza incredibile. Dopo nemmeno un ora dall’atterraggio eravamo in albergo, il Swisshotel the Stanford. Un hotel davvero da consigliare, vicinissimo al centro, ha una fermata di metro vicina e tutto quello che abbiamo visitato è stato possibile raggiungerlo a piedi. La nostra camera si trovava al ventunesimo piano da dove godevamo di un ottima vista sulla Marina Bay. Singapore è un insieme di colori, profumi e atmosfere anche molto diverse tra loro. In qualche modo mi ricorda New York con i sui grattacieli altissimi e i fiumi di gente che la percorrono, ma Singapore è una città che potrei definire “elegante”, ogni cosa è al suo posto, tutto perfettamente ordinato e pulito. Architetture e paesaggi naturalistici alternati armoniosamente a piccoli templi nascosti tra i grandi palazzi, grandi centri commerciali ripieni di ogni tecnologia, ma anche dedali di vie ricoperte di commercianti semiambulanti di svariate etnie che popolano questa città. Passeggiando per le vie del centro è stato impossibile non accorgersi della bellezza e finezza delle donne, delicati corpi fasciati da raffinati abiti, lunghi e soffici capelli corvini, ma soprattutto un portamento fiero e un incedere elegante. La vera magia di questa città si svela al calar del sole, quando tutto s’illumina, prendono vita i locali del lungomare dove le persone si ritrovano per bere e mangiare qualcosa. Il cibo a Singapore non manca, c’è talmente tanta scelta che è difficile scegliere.
Da Singapore quattro volte alla settimana parte un volo della Silk air che in tre ore vi porta a Manado. L’aeroporto di Manado è caotico ed essenziale, nonostante questo è un collegamento importante e un ottima base di partenza per raggiungere altri luoghi interessanti dell’Indonesia. Appena arrivati con 25 dollari è possibile ottenere il visto d’ingresso turistico. In ogni caso all’uscita siamo stati subito accolti da un ragazzo locale, mandatoci dal resort che avevamo prenotato a Bunaken, il Raja laut, che è stata la nostra prima tappa in Indonesia. E’ inutile dirvi che prima del viaggio la preparazione, la ricerca del luogo giusto dove soggiornare, è stata frenetica, oserei dire impegnativa, ma in qualche modo anche questa è la bellezza del viaggio, una conoscenza lenta, intima del luogo che visiterete. Durante il soggiorno ricordo che molto spesso mi sembrava di incontrare luoghi già visitati nelle lunghe sere d’inverno passate a cercar di conoscere di più e il più possibile sui posti che avremmo visto. In qualche modo già mi appartenevano, in qualche modo avevo già viaggiato.
Bunaken è conosciuta in tutto il mondo come un paradiso subacqueo, non è difficile capire perché. Pareti sottomarine vertiginose, un caleidoscopio di vita e un mare limpido, un acquario solo per voi. Sull’isola ci sono una decina di resort tutti di livello medio, noi ne abbiamo scelto uno gestito da un ragazzo italiano, Roberto che ha aperto da circa due anni il Raja laut, “il re del mare”.
Siamo stati quattro giorni in questo piccolo resort per fare immersioni sulle splendide pareti di Bunaken, tutte a pochi minuti di barca. Roberto è stato gentile e cordiale, aiutandoci a organizzare i trasferimenti e ci ha consigliato nell’organizzazione del resto del viaggio. Il diving è ottimamente gestito e Bodu è stata una guida indispensabile.
Il cibo è buono e ben cucinato, c’è pesce fresco tutti i giorni, verdure e ovviamente riso. La sala da pranzo è accogliente con un bel tavolo di legno e la sabbia sotto i piedi. Una bella vista sul mare di Bunaken e sulla costa di Manado. Ci è capitato a volte di mangiare guardando i delfini che passavano davanti alla barriera corallina del resort.
Le immersioni sono bellissime, pareti multicolori brulicanti di vita, che cadono a picco verso il basso. In particolare le notturne sono da capogiro e ve le consigliamo vivamente, bellissime. Un’altra immersione da fare è quella per vedere i mandarin, simpatici pesciolini multicolore, impossibili da fotografare, che spuntano tra i coralli morti solo al crepuscolo.
Bunaken non è famosa per le belle spiagge, ma se siete subacquei non vi mancheranno, gradirete di più una bella amaca e una birra ghiacciata. Se invece preferite le belle spiagge e volete comunque stare nelle vicinanze cercate alloggio nella piccolissima e vicina Siladen.
Sull’isola di Bunaken non c’è molto da vedere, c’è un villaggio che potete andare a visitare a piedi. Qua incontrerete una miriade di bambini, che non faranno altro che salutarvi. Si intuisce che, rispetto a Bangka, il turismo è maggiormente presente e ovviamente i locali ne approfittano, ma con discrezione.
L’incontro con questa isola è stato contrastante, mi ha inizialmente sconvolto i sensi ed è stato come se la mia anima avesse deciso di spurgare ogni tossina negativa. La pioggia torrenziale delle prime notti ha lavato via la mia rabbia assieme alle mie lacrime depurative. I miei nodi si sono lentamente sciolti, finché i miei occhi hanno potuto vedere una nuova alba di emozioni dai tenui colori. Quando abbiamo lasciato l’isola, mi ha assalito una forte emozione, che mi ha fatto vivere il resto del viaggio con grande serenità.
Dopo i quattro giorni passati a Bunaken, abbiamo preso una speed boat che in 40 minuti ci ha riportato al porto di Manado e li abbiamo incontrato Michael, che è stato il nostro autista per i due giorni successivi. Ci siamo inoltrati nell’entroterra di Manado, un luogo poco sfruttato turisticamente, le attrazioni di questa zona sono tutte di tipo naturalistico. E’ una zona molto ricca di acqua, con torrenti, cascate e fonti termali. Abbiamo passato una notte a Tomohon in una albergo, stile balinese, consigliatoci da Marco del Coral eye di Bangka, il Gardenia. Il suo nome è molto appropriato, perché è veramente un giardino botanico curatissimo. Sembra di entrare in un altro mondo, estremamente differente dal paese che c’è fuori. Il Gardenia è gestito da uno dei primi medici chirurgo di Manado ormai in pensione; un uomo colto di una gentilezza di altri tempi, ci ha accolto con una tazza di the e dei pasticcini fatti in casa. Ovunque troverete mazzi di fiori freschi e tengono dei corsi sull’arte di comporre i vasi floreali.
In questo luogo ho capito il significato della parola “bello”. E’ come se nel culto della bellezza fosse possibile ricercare la consapevolezza dell’essere. La ricerca di un ordine naturale che porti ordine dentro di noi. Come se ogni particolare abbia un significato unico, e la possibilità di modificare un solo elemento possa cambiare l’intero evolversi degli eventi. Una vera magia della natura, la sua capacità di dare energia!
Dopo due giorni di girovagare nell’entroterra, siamo approdati su una spiaggia di sabbia corallina ai confini del parco naturale di Tangokko, dove una barca bianca e turchese ci ha condotto in uno dei paradisi più belli che io abbia visto: Bangka, ma questa è una storia che ho già raccontato.
In fine se un consiglio vi posso dare, questo è quello che mi sento di dirvi: non limitatevi a guardare, ma ascoltate. Ascoltate con tutti i sensi a voi disponibili. Immergetevi, non solo nelle acque limpide, ma anche nella lentezza delle atmosfere locali. Lasciate che questo luogo vi conquisti, arrendetevi alla sua bellezza e appagatevi con l’inebriante benessere che vi regalerà.
Ogni viaggio è l’incontro di una storia, è l’incontro di luoghi, di attimi, di persone, ma soprattutto è l’incontro con noi stessi nel mondo, tanto grande, tanto unico e tanto uguale.
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