Autore: Gianluca Citi
Ancora una volta lascio suonare la sveglia mentre mi preparo, le borse sono pronte, le bombole cariche i miei avvisati che farò tardi. Salgo sulla mia auto, la quarta da quando ho preso la patente,ho con me tutto ciò che mi serve per scordarmi del mondo. Mi accompagnano i dubbi e le insicurezze di sempre, mi sarò ricordato tutto? Le bombole sono realmente cariche? Scorro mentalmente ogni dettaglio, non voglio che un “imprevisto” rovini la Mia giornata.
La direzione che prendo è verso nord, meta la scogliera a sud di Livorno “Calafuria”.
Mi tuffo in questa località da sempre, ho ispezionato, con il gruppo di cui faccio parte, le 17 discese che portano al mare individuando, di volta in volta, quelle più adatte alle condizioni del mare, al periodo dell’anno al tempo a nostra disposizione. Effettuo le immersioni principalmente da terra perché è solo così che riesco a sentirmi un pioniere della subacquea, combattendo le difficoltà che una struttura organizzata (e ce ne sono in zona) necessariamente ti risolve.
Questo tratto di mare mi offre tutto ciò di cui ho bisogno. L’immersione inizia appena lasciata l’auto, la scelta della discesa e del percorso ne sono i primi passi. Caricarsi lo zaino, le cinture, prestare attenzione a dove si mettono i piedi e finalmente scendere lentamente la scogliera immergendosi, ad ogni passo, in un ambiente unico e selvaggio. Poi arriva il tuffo vero e proprio, la lunga pinneggiata per raggiungere il punto di immersione, la discesa sul fondo piena di aspettative con la compagnia del rumore rilassante del nostro erogatore.
Calafuria non regala niente, l’acqua è spesso torbida e a volte la corrente vorrebbe crearci dei problemi ,ma i suoi fondali offrono scenari unici il Corallo, le Gorgonie, le Spugne, la Posidonia e le creature del mare ci attendono sul fondo. I pesci pelagici si fanno desiderare ma è tutta colpa della pesca ancora consentita le cui tracce , afferri, sono visibili in alcune reti abbandonate sul fondo.
E’ stato durante uno di questi viaggi, alla scoperta di Calafuria che, anni fa, abbiamo rinvenuto ciò che rimaneva di un antico relitto Etrusco, un’emozione che ha segnato un viaggio a ritroso nel tempo. All’improvviso si rivive un dramma di moltissimi anni fa. La nave, in balia di una tempesta, che diventa ingovernabile, l’equipaggio terrorizzato, il fragore delle onde che si infrangono sulla roccia che copre le grida; poi tutto viene risucchiato dal mare e ciò che rimane è il silenzio. Ci siamo fatti un sacco di domande e dati delle risposte e da allora ogni tuffo si è caricato di ulteriore magia, è stato come trovare un messaggio in bottiglia, qualcuno che voleva comunicare con noi da un altro tempo.
Adesso è più frequente per noi notare anche questi messaggi provenire dal fondo, ritrovare e riconoscere tracce di un remoto passato.
La Magia di Calafuria si protrae a terra in interminabili chiacchierate e riunioni sulle tracce di chi, come noi, 2000 anni fa ha intrapreso un viaggio.
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