Autore: Alex Varani
Ah eccola finalmente !
Individuare l’isoletta di Cabilao in un semplice atlante geografico non è facile. E’ un microscopico puntino al centro delle Filippine nell’arcipelago delle Viasayas, ad ovest della sorella maggiore, l’isola di Bohol. Proviamo a zoomare con Google Heart: questo “triangolino tropicale” si trova sotto la giurisdizione di Loon, ed ha una superficie di appena 7,2 chilometri quadrati. Meno di 4000 le persone che la popolano, vivono di pesca e agricoltura. Tutte simpatiche ed estremamente disponibili quelle che abbiamo incontrato: la cordialità fa parte del DNA di questa popolazione.
Il viaggio è abbastanza lungo dall’Europa: fino a Cebu City (via Singapore oppure Hong Kong), poi 2,5 ore pullman fino a Argao e infine 1 ora di barca fino all’isoletta. Ma ne vale la pena: le scogliere, basse ma suggestive, le vegetazione verdissima e lussureggiante e soprattutto le acque cristalline rendono questo posto ideale per le immersioni e per il relax.
Noi abbiamo comodamente soggiornato al resort LaEstrella sulla costa ovest ma ce ne sono almeno altri 3-4 sparsi attorno all’isoletta. Abbiamo optato per questo resort in quanto è quello più vicino ad una splendida lingua di sabbia bianchissima facilmente raggiungibile ed è il più vicino ai maggiori siti di immersione. La visuale è splendida: alle spalle un palmeto rigoglioso e ben curato, all’orizzonte l’isola di Cebu su cui calano tramonti mozzafiato. L’accoglienza e l’atmosfera in questo piccolo eden è davvero amichevole; la calma e il benessere per il villeggiante sono una priorità.
La giornata parte relativamente presto, qui alle 7.00 il sole è già alto nel cielo. Una bella colazione, qualche chiacchiera e rimane tempo abbondante per leggere o preparare l’attrezzatura sub per la prima immersione alle 8.30. Il diving interno è pulito, ordinato e ben organizzato. Ci sono 2 guide europee e altre 2 guide filippine. Preferiamo sempre queste ultime in quanto i locali, col loro accomodante modo di fare ci garantiscono la calma che cerchiamo.
I principali siti di immersione, una decina in tutta l’isola, sono a pochi minuti di barca dal resort: una vera comodità. Le barche sono piccole ma funzionali al sub e al fotografo; ogni guida porta con se al massimo 4/5 persone.
Ci si tuffa e si arriva subito a ridosso del fondale 8/10 mt. Una breve sosta per aspettare i compagni ed ha inizio lo show. Ero già stato una paio di volte nelle Filippine (sull’isola di Negros e su quella di Cebu) ed ero rimasto entusiasta dei fondali. Ma devo ammettere che qui biodiversità e soprattutto quantità di forme di vita la fanno da padrona. Non ho mai visitato altri luoghi dove ad ogni immersione si vedono sempre (sottolineo sempre) cavallucci pigmeo (Hippocampus bargibanti), pesci ago fantasma (Solenostomus paradoxus ma anche i cugini S. robustus), gamberetti imperatore (Periclemenes imperator), gamberetti simbionti dei gigli di mare e stelle marine (Periclemenes soror) e ancora cipree, ovule, anguille della sabbia, seppie, nudibranchi, granchi arlecchino, galatee pelose solo per citare alcuni “critters” che sono tutt’altro che comuni.
E delle “foreste di coralli” ne vogliamo parlare? Premetto che mi diletto in macrofotografia subacquea e, come voi sapete, il fotografo subacqueo poco si gode il panorama sottomarino impegnato com’è nella ricerca dello scatto che cambierà la sua vita. Beh confesso che la bellezza dell’immersione chiamata Chapel Point mi ha lasciato “senza uno scatto”: una immersione in drift (facile con poca corrente) che consente una vera e propria planata su una giardino ancora intatto di acropore, montipore e seriatopore enormi, colorate, sane e ricche di vita tanto da impedire qualsiasi altro movimento.
Imperdibili le notturne a Lighthouse: murene serpente (Myrichthys sp.), granchi simbionti di coralli della sabbia (Lissocarcinus sp.), cicale i mare (Lysosquilla sp.), strombi (Strombus sp.). Io l’ho rifatta per tre giorni consecutivi.
Le immersioni sono decisamente semplici e poco impegnative grazie alla perizia delle guide e alla morfologia dell’ambiente sottomarino. L’acqua che non scende sotto i 27°c e un fondale semi-sabbioso che spesso degrada dolcemente verso le profondità rende Cabilao una meta ideale per chi vuole apprezzare la natura senza troppo sforzo.
Come avrete capito “underwater Cabilao” è soprattutto una meta per chi ama la macrofauna, i piccoli abitanti del mare. Nelle nostre immersioni non ci siamo imbattuti in squali, mante, tonni, carangidi o enormi squali balena. Ma non è questo il posto per chi cerca il grande pelagico.
Le tartarughe comunque non mancano mai: alcune sono timide e si discostano quando il subacqueo le avvicina; altre sono talmente curiose e vanitose da mettersi in posa al momento dello scatto.
Mi sento quindi di consigliare caldamente ai sub e ai fotosub questo piccolo eden, quantomeno per godersi la pace che questo piccolo triangolo dorato regala la sera dopo la ennesima immersione e l’ottima cena. C’è chi si connette a internet per le ultime notizie, chi sistema le proprie foto col pc, chi chiacchiera, chi legge, ci si concede un massaggio rilassante, chi si gode un pò di musica soft al “chiringuito” accanto al resort. Insomma una faticaccia (ah ah ah…)
Io invece ordino un mango juice ghiacciato, mi stendo sulla amaca, alzo gli occhi e guardo le stelle che fanno capolino tra le fronde delle palme…
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