Autore: Ferdinando Meli
L’immersione notturna è sicuramente una tra le più
affascinanti avventure che si possano provare. Essere ospitati di giorno in un
mondo così diverso dal nostro è già una grande emozione ma la notte aumenta
enormemente il mistero e la sorpresa.
Ovviamente è sempre buona regola frequentare di notte luoghi che si sono già
esplorati abbondantemente di giorno. L’esperienza e la familiarità sono
requisiti essenziali per un’immersione tranquilla e serena con un occhio di
riguardo speciale alla sicurezza.
Per quanto mi riguarda l’emozione parte già dalla
preparazione dell’attrezzatura a casa. Controllare i vari componenti
dell’equipaggiamento, la carica delle batterie dove servono, lo scafandro della
reflex con il flash, le lampade subacquee a led (due sulla custodia ed una di
riserva legata al gav). Con calma e pazienza esamino ogni componente affinché
non mi riservi sorprese in immersione. Di notte è tutto più bello ed
affascinante ma anche più difficile e complicato. Meglio cercare di limitare al
minimo i rischi. Ripongo tutto nella borsa stagna e la posiziono davanti
all’ingresso accanto alla bombola, la zavorra e la custodia fotografica.
Percorrendo la breve strada che mi porterà al punto d’immersione osservo il mare
e la sua corrente. Quando presente, la luna disegna diritte strade argentate
sulla sua superficie. Dal finestrino entra un’aria dolce e distensiva già
messaggera di una meravigliosa quanto breve fuga dal mondo comune di ogni
giorno.
All’arrivo scelgo un posto, quello solito, per posteggiare e, dopo una rapida
occhiata in giro, inizio a scaricare e montare l’attrezzatura. I gesti sono
ormai naturali e conosciuti… quasi meccanici. Eppure ancora riservano delle
sorprese… magari un passaggio di una frusta non è perfettamente funzionale…
perché non spostarlo in un altro punto? E così ogni immersione è un esperimento
alla ricerca della perfezione.
Porto tutto sulla solita spiaggetta di ghiaia ed anche questo breve tragitto,
con la pesante attrezzatura in spalla, è un vero piacere. La notte mi avvolge e
da lontano arriva con il vento la musica e la vita della civiltà da cui a breve
mi allontanerò pur restandone tanto vicino.
Preparo pinne, calzari, maschera, pugnale e zavorra tutti vicini ai piedi del
gruppo già pronto. Prendo la muta e la indosso bagnandomi nell’acqua silenziosa.
Qualche scintillio tradisce la presenza di piccoli pesciolini paurosi. A memoria
indosso il resto e mi dirigo nuovamente alla macchina per prendere la custodia.
Ripongo infine la chiave della macchina nel contenitore stagno e sono finalmente
pronto ad iniziare. Prima porto il gruppo nell’acqua un pò più alta e lo lascio
a galleggiare mentre controllo che l’allarme allagamento della custodia rimanga
in silenzio. Poi, ormai meccanicamente, allaccio le cinghie ventrali e pettorali
del gav, provo la torcia, gli erogatori, controllo un’ultima volta la pressione
nel manometro, il computerino e nuovamente la custodia… l’allarme
fortunatamente tace.
Esco dall’insenatura della spiaggetta e mi allineo per il breve tragitto di
pochi minuti in superficie. Amo fare questa parte a pancia in su osservando il
cielo stellato. Le stelle sono proprio tante… mai le noto così bene come in
quest’occasione. Eccomi arrivato alla punta… tutto è silenzio. Solo lo
sciabordio dell’acqua sulla riva e contro di me. Accendo l’illuminatore
principale quasi a malincuore… tutto diventa luce. Ogni volta che guardo il
fascio potente e penetrante mi ripeto e mi compiaccio di aver fatto un ottimo
lavoro realizzando le mie lampade subacquee. Scarico l’aria in eccesso e
comincio a scendere effettuando le prime compensazioni.
Tutto mi appare subito ricco di colori ed emozioni. Forme di
vita guizzanti e nervose imperversano nel fascio di luce. Ogni angolo nasconde
in un mare di colori scene meravigliose e forme di vita fantastiche. Il segreto
è osservare i particolari e l’insieme contemporaneamente.
Solo così è possibile godere appieno di una simile rara occasione per assistere
a quanto la natura ancora sia selvaggia ed inesorabile.
Di notte più che mai vige la legge del più forte dove la catena alimentare
determina chi si nutrirà per sopravvivere e chi invece perirà. Perché è così che
la natura vuole… è così che da centinaia di milioni d’anni funziona il
sistema.
La riproduzione, favorita dalla protezione del buio, assume carattere di
necessità primaria per la sopravvivenza della specie. Gli esemplari maschi e
femmine riescono a ritrovarsi ed accoppiarsi celandosi alla vista di potenziali
predatori nelle tenebre liquida.
Nelle ore notturne avviene un vero e proprio avvicendamento
con le specie di abitudini diurne. Le castagnole (Chromis chromis) si riparano
negli anfratti facendo compagnia ai Re di triglie (Apogon imberbis) mentre
gamberi e granchi escono impavidi alla ricerca di cibo.
Specie raramente visibili di giorno possono essere avvistate
mentre girovagano in esplorazione. La biscia di mare (Dalophis imberbis), la
corvina (Sciaena umbra), la menola (Spicara smaris) ed il pesce alga (Syngnathus
acus) ne sono un esempio.
Squadre di calamari (Loligo vulgaris) in perfetta formazione d’attacco
attraversano il buio alla ricerca di cibo quasi come gli aerei da guerra si
dispongono per avvistare e fronteggiare il nemico.
Anche specie comuni ma tendenzialmente timide come il polpo
(Octopus vulgaris) e la polpessa (Octopus macropus) possono essere incontrate a
passeggiare sugli scogli e le distese di alghe o sabbia.
In serate particolarmente fortunate è possibile vedere rarità come il pesce San
Pietro (Zeus faber) che placidamente nuota ricordando, con il suo buffo aspetto,
i pesci che abitano gli abissi profondi.
Ma, sebbene rapito dalle bellezze che mi nuotano intorno,
devo fare sempre attenzione al manometro e alla bussola perché l’aria e la
direzione fanno presto ad essere perse. Se non si memorizza il tragitto compiuto
all’andata è impossibile riemergere nel punto d’inizio e perdersi di notte non è
mai piacevole. Appena raggiunta la metà della mia scorta d’aria inizio il
ritorno… a malincuore. Ma prima di cominciare a ripercorrere il tragitto al
contrario mi concedo un ultimo piacere… ormai un’abitudine da tanti anni.
Spengo le luci e rimango al buio. Aspetto che la mia vista si abitui all’assenza
di illuminazione.
Il respiro diventa automaticamente più lento, profondo e
regolare. A poco a poco appaiono tra le alghe e sul fondale, dappertutto intorno
a me, dei piccoli bagliori intermittenti… sono minuscole forme di vita
bioluminescenti che ricreano la bellezza di un cielo stellato sott’acqua. Ma
questa volta le stelle non sono in alto ma sotto ed intorno a me. Sono minuti
d’incanto… lontano dall’affanno e dal rumore della terraferma nella pace e nel
silenzio delle immensità marine.
Ma è ora di tornare… anche questa volta il patto è rispettato ed io porterò
con me nei miei ricordi e nelle mie immagini quanto di stupendo, anche questa
volta, ho avuto il privilegio di vedere.
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Caro Ferdinando Meli, leggendo il tuo scritto mi hai fatto rivivere quelle sensazioni stupende che ho provato facendo immersioni con te, in particolare quella magnifica notturna nel luogo che hai descritto cosi’ bene che mi e’ venuto l’affanno a pensare di trasportare l’attrezzatura ; continuando a leggere , quasi che mi sentivo in acqua pinneggiando a pancia in su guardando le stelle . In quella dive ho avuto l’opportunità di far diverse foto , a dire degli altri e tuo , (belle). Grazie Ferdi , alla prox notturna ! Giuseppe ( Pippo) Troisi
Ciao caro Pippo. Felice che riservi un ricordo così vivido e piacevole di quell’immersione! Grazie a te della compagnia 🙂
See you… into the sea