Autore: Marco Daturi
Tra le molte persone che a Sharm vivono di subacquea abbiamo avuto il piacere di conoscere meglio Adolfo Maciocco, un ragazzo sardo che da anni si è trasferito in Mar Rosso per dedicarsi alla subacquea e in particolare alla fotografia subacquea che è riuscito a trasformare da passione in un lavoro a tempo pieno, un sogno per molti che lui sta realizzando.
Abbiamo trascorso qualche giorno insieme e ci siamo fatti delle belle immersioni riuscendo a strappare dei consigli per migliorare nella fotosub. Adolfo è stato sempre molto gentile e disponibile e parlando di subacquea e fotografia la forte passione emerge sempre in modo molto netto e contagioso.
Abbiamo così voluto intervistarlo per farci raccontare da lui come vive un fotografo subacqueo professionista e lo ringraziamo per la disponibilità.
Ciao Adolfo, ti presenti agli amici che vedono solo la tua
‘firma’ su foto e articoli di fotosub?
Sono nato in Sardegna 35 anni fa, precisamente a Olbia. Quando avevo 20 anni
ho lasciato la mia bellissima terra per trasferirmi a Londra. Tra un lavoretto e
l’altro e dopo aver imparato la lingua, ho frequentato un corso base di
fotografia ed è stato subito amore a prima vista.
Dopo quasi cinque anni di cieli grigi e pioggia, però, ho iniziato a sentire la
mancanza del sole e del mio mare e sono tornato in Sardegna, con l’intenzione di
coronare il mio sogno da bambino: diventare un subacqueo professionista.
Dopo aver conseguito tutti i brevetti sino al Divemaster, ho lavorato per l’Ira
Diving Club di Porto Rotondo, ma alla fine della stagione estiva, la voglia di
mete calde è riemersa. E’ così che ho deciso di sfruttare veramente il mio
brevetto e girare il mondo lavorando come guida e poi come istruttore. Ho avuto
la fortuna di immergermi in luoghi bellissimi, dal Mar Rosso al Messico, dalla
Tailandia all’Australia, alla ricerca di un buon compromesso di vita che
rendesse felice sia me che la mia compagna.
Questo compromesso si è alla fine rivelato Sharm El Sheikh, che dal 2007 è
diventata la nostra seconda casa.
Fotografo a tempo pieno, un sogno di molti, un successo di pochi. Tu come ci
sei riuscito? quando hai iniziato?
Appena tornato a Sharm, e grazie alle lingue straniere imparate a Londra e in
Messico, ho avuto la fortuna di entrare a far parte dello staff dello storico
Camel Dive Club,
come istruttore. L’idea di lavorare come fotografo subacqueo, però, era sempre
più pressante, quindi decisi di proporre questo servizio, che avevo visto
applicato con successo alla vendita dei corsi per principianti in altre parti
del mondo. E’ così che tutto ha avuto inizio…
La fotografia per te è un hobby o un lavoro? (o entrambe)
Assolutamente entrambe le cose. Mettiamola così: sono riuscito con un po’ di
fortuna a trasformare la mia passione in un lavoro.
Molto amici mi invidiano bonariamente e continuano a ripetermi che il mio è un
mestiere meraviglioso. Non hanno tutti i torti, anche se -ad essere onesti
-fotografare i principianti tutti i giorni non è sempre così esaltante, ma
necessario. Purtroppo è molto difficile campare di sola arte.
Come si svolge una tua giornata di lavoro?
Raramente la mia giornata inizia prima delle 10 del mattino, quando di solito
incontro gli studenti, che inizio a fotografare fuori dall’acqua, durante il
briefing e la vestizione. Le prime foto subacquee sono in piscina, quando i
futuri sub sono impegnati negli esercizi in acque confinate prima, e durante
l’immersione in acque libere poi.
Normalmente finisco la mia giornata verso le 4 del pomeriggio.
Quest’organizzazione mi lascia parecchio tempo libero per dedicarmi alle “mie”
fotografie.
Quali sono le maggiori soddisfazioni nel tuo lavoro di
fotografo?
Oltre alla fortuna di poter immergermi ogni giorno, e di avere quindi
centinaia di possibilità per fotografare soggetti che molti vedono solo durante
i pochi giorni di vacanza a disposizione, un’altra grande soddisfazione è senza
dubbio immortalare l’emozione delle prime bolle negli occhi dei principianti.
E’ davvero bello per me avere la consapevolezza che grazie al mio lavoro
ricorderanno per sempre un’esperienza così affascinante.
Vedere le proprie foto pubblicate è poi chiaramente un elemento importantissimo
per tutti i fotografi.
Sinora le mie foto sono apparse su giornali e siti italiani, inglesi e russi.
Sono anche orgoglioso di un mio scatto molto raro a un “Ippocampo ago pigmeo del
Mar Rosso” (Acentronura tentaculata), sia stato selezionato da Helmut Debelius
per l’ultima edizione del suo famosissimo libro: “Mar Rosso. Guida alla fauna
corallina”.
L’idea di contribuire alla raccolta di immagini identificative utili alla
ricerca scientifica è un altro aspetto collaterale che rende il mio lavoro
particolarmente stimolante e utile a promuovere comportamenti rispettosi nei
confronti del Mare e delle sue creature.
Cosa consigli a chi si vuole avvicinare alla fotosub?
Prima di tutto, non investire tutti i risparmi in un sistema fotografico
troppo complesso, ma cercare di crescere con il sistema che si decide di
acquistare.
Guardare le foto dei professionisti e prendere ispirazione è un altro grande
aiuto a mio parere.
Proprio per rispondere a questa domanda ai tanti sub incuriositi dal mio ruolo
al Camel Dive Club, ho progettato un corso di fotosub, adatto sia al
principiante che non sa neanche come ingrassare l’o-ring dello scafandro, che al
classico istruttore che nel giorno libero vuole migliorare la sua tecnica
fotografica. A parte alcune linee guida generali, l’idea è di studiare insieme
agli interessati un percorso personalizzato, a seconda del tempo e
dell’attrezzatura fotografica a disposizione. Il Mar Rosso e Sharm in
particolare sono mete molto amate sia dai sub incalliti che da chi viaggia con
la famiglia e deve ritagliarsi un po’ di tempo da dedicare alle immersioni.
Grazie all’ampia disponibilità di siti sub perfetti per la fotografia e
facilmente raggiungibili dalla riva (oltre che in barca), chiunque potrà
dedicarsi a perfezionare la propria tecnica o iniziare da zero, ottimizzando il
poco tempo a disposizione.
In generale, seguire un corso di fotografia o un workshop è sempre una
bellissima esperienza, perché obbliga a un confronto e spinge al miglioramento e
alla pratica. Anche a questo proposito, mi fa piacere menzionare un progetto
nuovo che partirà il prossimo Settembre in Sardegna, organizzato da
Picture Emotion
Sardegna, con il patrocinio dell’Area
marina protetta di Tavolara. Si tratta appunto di un workshop, di cui io
sarò il tutor, alla scoperta delle meraviglie subacquee del Nord Sardegna.
Quali sono le prime difficoltà a cui non bisogna
arrendersi?
All’inizio è facile farsi scoraggiare dalle difficoltà oggettive della
fotografia subacquea, come per esempio l’ambiente “ostile“ e la mancanze di
luce, soprattutto se si ha l’ambizione di andar oltre gli snapshot. Un altro
fattore è senz’altro la competizione, anche favorita dal fatto che ormai quasi
tutti possiedono una macchina fotografica e che fotografare -sopra e sotto
l’acqua- sembra sia diventata quasi una moda accessibile a tutti (si pensi per
esempio all’uso della fotografia nei tanti social media). Credo comunque che
tutto questo amore per l’immagine debba essere letto come un’opportunità,
piuttosto che come un elemento scoraggiante.
I tuoi soggetti preferiti?
Sicuramente tutte le cose piccole e difficili da trovare:
credo di potermi definire un vero fanatico della macrofotografia.
Inoltre, dopo anni di foto a pesci e coralli, ho iniziato a interessarmi alla
“pool photography”, cioè alla fotografie di modelli in apnea ripresi in
situazioni non convenzionali sott’acqua. Una di queste foto ha vinto la medaglia
d’argento 2011, nel famoso concorso online di Underwatephotography.com.
Qualche foto
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