La costa est degli Stati Uniti è stato colpita recentemente da un’ondata eccezionale di aria gelida. Temperature in picchiata e correnti artiche hanno sferzato l’area del Midwest dove il termometro è arrivato a toccare il record negativo di -42°C.
Anche Cape Cod, località nota per l’abbondante e diversa fauna marina delle sue acque, è stata interessata dalle correnti artiche. Il freddo intenso ha fatto gelare le acque basse dell’oceano a ridosso della costa, minacciando la vita stessa degli abitanti di quelle acque che, impreparate allo shock termico, sono rimaste intrappolate. Pesci di varie specie, molluschi, crostacei, tutti sono finiti sottozero, congelati.
Tra loro 4 grossi squali volpe, lunghi fino a 4 m, sono stati trovati morti spiaggiati. Recuperati e studiati dai biologi dell’Atlantic White Shark Conservancy in collaborazione con la NOAA Fisheries Service e la Massachusetts division of Marine Fisheries. Gli esemplari presentavano segni inequivocabili di morte da congelamento. Anche per gli squali, infatti, tranne pochissime eccezioni rappresentate da specie adattate al freddo come lo squalo della Groenladia, uno sbalzo termico improvviso può causare gravi problemi, tra i quali l’arresto cardiaco.
Qualcuno potrebbe dire “ma come, si parla di riscaldamento globale, ed ecco qui!”. La faccio breve: in realtà io preferisco parlare di cambiamento climatico: stiamo andando verso una fase climatica in cui le temperature medie si stanno alzando, quindi mediamente farà sempre più caldo. Però con la circolazione atmosferica e oceanica che cambiano (venti e correnti) si apre spazio per la comparsa di eventi sempre più estremi: uragani, tempeste, anche raffreddamenti improvvisi.
Anche questo è un effetto del riscaldamento globale, o, per essere più precisi, è un effetto del cambiamento climatico in corso.