Autore: Fabio Carnovale
Nella fotosub valgono le stesse regole di composizione delle altre discipline fotografiche, vi enuncerò quella che ritengo essere la più importante: non avere regole.
La regola dei terzi, la diagonale, la sezione aurea, normalmente sono concetti che intrappolano eccessivamente la creatività, riducendo quella istintività necessaria a fare della nostra fotografia un esemplare unico e non ripetitivo e, peggio ancora, diventano spesso metro di giudizio per sentenziare apprezzamento o meno su opere che si basano su ben altre sensazioni e (termine oggi abusato) emozioni.
Tuttavia, conoscere alcuni parametri per rendere più gradevole una foto può servire per essere padroni di quello che facciamo, ed eventualmente trasgredire scientemente delle regole che possono risultare troppo coercitive.
Il livello di inquadratura
Il primo consiglio è senz’altro quello di non inquadrare, se non eccezionalmente, gli animali dall’alto: questo dà luogo a un’immagine banale e priva di tridimensionalità. A differenza dei praticanti lo snorkeling abbiamo la possibilità di porci sullo stesso piano del soggetto da riprendere, rendendo l’immagine molto più espressiva dal punto di vista spaziale. Casomai la ripresa dal basso dei pesci risulta spesso più interessante e originale delle altre mantenendo la percezione della terza dimensione.
Una cosa è vedere un pesce, un’altra cosa è fotografarlo, cerchiamo di posizionarci al livello del soggetto, o al limite, più in basso, raramente risulteranno gradevoli le inquadrature dall’alto.
Normalmente un’immagine scattata sullo stesso piano del soggetto risulta più interessante di una dall’alto. La ripresa dal basso, invece, difficilmente risulta banale.
Il posizionamento dei soggetti: la “Sezione Aurea”
Una importante premessa va posta prima di affrontare questo argomento: i parametri estetici si basano su leggi della natura che a loro volte sono regolate da leggi matematiche; la fisica, la chimica e tutto ciò che regola la materia, le funzioni degli organismi viventi e quant’altro ha a che fare con la realtà che viviamo non può prescindere dalla matematica. Laddove si ha un equilibrio e un’armonia di funzione si percepisce anche un’armonia estetica e questa dipende, come la fisica, la chimica e tutte le arti da queste dipendenti, non ultima la musica, da rapporti matematici a loro volta armonici. Quasi sempre anche le opere artistiche più originali ed irriverenti, in tutti i campi dell’arte, in realtà ubbidiscono a talune regole, così come la nostra vita di tutti i giorni non può prescindere dalla fisica e la chimica.
Bene, cosa intendiamo per Sezione Aurea, definita anche Rapporto Aureo? E’ quel rapporto tra dimensioni che rispetta questo semplice parametro: tra due lunghezze diverse la maggiore è media proporzionale tra l’altra, minore, e la somma di entrambe. Inoltre lo stesso rapporto lo troviamo anche tra la misura minore e la differenza tra la maggiore e la minore. Queste proporzioni normalmente sono alla base della armonia funzionale e estetica non solo dell’arte figurativa, come detto, ma anche in altre arti come la musica e la poesia
Nell’arte figurativa, pittorica o fotografica, la libertà di trasgressione delle regole è molto più ampia, non è certo necessario misurare con precisione millimetrica i soggetti ripresi e le loro posizioni, ed inoltre stravolgendo completamente le nozioni si possono ottenere risultati apprezzabili. In conclusione di questa “digressione” che può sembrare un po’ lontana da custodie ed erogatori si può comunque affermare che più si conoscono le regole e più si possono trasgredirle, non incorrendo nel problema di non riuscire a capire perché una determinata immagine non “funziona” quando con un semplice “crop” o interventi del genere, si può trasformare in una ottima opera. A proposito del CROP: nella fotografia subacquea e naturalistica in genere, vista la scarsa propensione degli animali a collaborare per la corretta riuscita della composizione dell’inquadratura, viene oltremodo comodo avere la possibilità di farlo…dopo, in post produzione. La possibilità di ritagliare un’inquadratura è stato, ed è, un argomento di discussione e di polemiche soprattutto fra i puristi dell’immagine e, a mia opinione, tra quelli che non vogliono accettare i cambiamenti e le innovazioni che la fotografia digitale ha introdotto. Il crop, o ritaglio, peraltro abbondantemente usato anche nella fotografia analogica in fase di pubblicazione su libri e giornali, è uno di quegli interventi che possono trasformare un’immagine mediocre o completamente sbagliata in una eccellente; magari potessimo fotografare sempre tutto quello che abbiamo davanti, sopra, sotto e dietro di noi, a 360 gradi, e poi scegliere solo la porzione che ci interessa, potendola guardare ed analizzare in seguito. Per quello che riguarda un’immagine digitale normale, effettuare un ritaglio, ovviamente nei limiti che la risoluzione del sensore e dell’ottica ci consente, non può che migliorare la qualità dell’immagine, soprattutto nel caso della fotosub dove le condizioni precarie in cui si effettuano le riprese non consentono certo di comporre l’immagine sempre con rigorosa attenzione. Del resto già all’origine i sensori hanno misure diverse: un formato APS–C è già un crop del “full frame 35mm, che potrebbe essere considerato esso stesso un ritaglio del medio e grande formato.
Andiamo ora ad analizzare i veri parametri di proporzioni dell’immagine: la cosiddetta “Sezione Aurea” e le tematiche ad essa correlate.
La trattazione di questo argomento richiederebbe un libro a sé, ma cerchiamo comunque di accennare il concetto.
Per far sì che l’immagine risulti non banale, con il centro dell’attenzione coincidente col centro geometrico del riquadro, possiamo effettuare delle scomposizioni di quest’ultimo e far cadere le parti che richiamano l’attenzione in zone che esaltino la connotazione armonica dell’insieme.
Le proporzioni suggerite dalla matematica e dalla natura spesso coincidono con la proporzione aurea, così denominata per la sua apparente perfezione. Dai matematici pitagorici (circa VI secolo A.C.), passando per il Medio Evo (nel 1200 il matematico Fibonacci pubblica la successione numerica che si scoprirà essere legata alla sezione aurea) ed il Rinascimento (il libro De Divina Proportione del Pacioli con illustrazioni di un certo Leonardo da Vinci) fino ad oggi, resta invariato il fascino per questo concetto. Il rapporto delle due sezioni è di 1,618 (approssimato): proporzione cosiddetta “aurea”.
A questa proporzione, nella composizione dell’immagine, può seguirne un’altra per una restante parte del riquadro e così via come possiamo vedere nel disegno: la linea curva è formata dalla successione delle porzioni dei cerchi i cui raggi sono coincidenti ai lati dei quadrati della figura.
Il classico esempio di spirale logaritmica simile al disegno è quello della conchiglia Nautilus, ma in natura possiamo trovare un’infinità di altri esempi, in forme animali, vegetali e addirittura nella disposizione delle galassie. A tal proposito vi invito ad approfondire questo argomento di cui in un articolo necessariamente stringato non posso che aver fatto un timido ed incompleto accenno. Del resto poi bisogna considerare che molti sono comunque gli autori che non danno molto credito alla teoria dell’armonia della sezione aurea nell’arte figurativa ritenendo che l’attribuzione di tali proporzioni alle opere d’arte più famose sia in qualche modo forzata, ma questo richiederebbe ulteriori approfondimenti che in questa sede ovviamente non trovano spazio.
Spirale Aurea: il nautilus, come molti altri esempi in natura, segue una spirale logaritmica
La Spirale Aurea in queste fotografie conduce al culmine dell’attenzione dell’immagine. Nella foto in basso vediamo che l’intersezione della diagonale dell’immagine intersecata con la perpendicolare passante per il vertice opposto dà luogo ugualmente al raggiungimento del punto voluto.
La regola dei terzi
Il concetto di sezione aurea può essere semplificato o elaborato diversamente: a tal proposito non si può non fare menzione della cosiddetta regola dei terzi. Pur sapendo di ripetermi vorrei ribadire il concetto iniziale: visto il carattere fondamentalmente libero della creazione dell’immagine, pur riconoscendo ai parametri matematici e geometrici la loro importanza, il termine regola mi sembra comunque eccessivo, si tratta in questo caso, più che altro di un consiglio, od una indicazione, ma siccome parlare de “il consiglio dei terzi” sembra riferirsi a qualche setta segreta, lo continueremo a chiamare “regola”.
Per far sì che l’immagine risulti il meno possibile banale e ben equilibrata si divide, in orizzontale od in verticale, il quadro in tre parti uguali orizzontali e verticali e si fa cadere il centro dell’attenzione nella delimitazione tra due o più di essi. Del resto è ben noto anche ai principianti della fotografia che mettere il soggetto al centro risulta banale, mentre spostandolo di lato e lasciando alle altre componenti dell’immagine dello spazio compositivo si ottiene una immagine più varia.
La regola dei terzi: nella prima immagine il soggetto principale è posizionato nell’intersezione delle linee delimitanti i terzi in alto a destra. Nella seconda, immagine più complessa, il culmine dell’attenzione cade nella intersezione in alto a sinistra ed il pesce è al centro dell’immagine lungo la diagonale costituita da esso stesso ed il soggetto in secondo piano.
La diagonale e lo spazio di fronte al soggetto
Un elemento che può conferire movimentazione all’immagine è la diagonale: se inquadriamo il soggetto in modo che risulti posizionato non parallelamente ai margini della foto introduciamo una specie di ulteriore dimensione, in effetti, la forma di quasi tutte le forme artistiche grafiche è rettangolare, pensate come sarebbe bello invece avere delle foto senza margini, visibili a 360 gradi e pure in 3d. Magari un giorno sarà così, ma ora, tornando coi piedi per terra, se i sensori oggi sono rettangolari per movimentare la foto si può inquadrare il soggetto in contrasto con i margini, introducendo un ulteriore elemento creativo.
Un’altra “dritta” per la buona riuscita di una immagine può essere quella dello spazio di fronte al soggetto: normalmente la foto risulta più gradevole lasciando dello spazio dalla parte dove l’animale “guarda”.
Soggetti ripresi in diagonale. E’ importante inoltre cercare di lasciare dello spazio dalla parte dove l’animale “guarda”.
Angoli e triangoli
Un altro criterio compositivo efficace consiste nel cercare di far ricadere il centro di attenzione al vertice di angoli. L’occhio sarà così portato a raggiungere il soggetto all’apice di un triangolo oppure verso il punto di fuga di una prospettiva (cioè il punto dove apparentemente convergono le linee parallele verso l’orizzonte). Oppure, semplicemente, analogamente alle diagonali, l’intersecarsi di linee dona dinamicità all’immagine. Ora, è chiaro che i pesci e le formazioni rocciose ben si guardano dal soddisfare queste nostre esigenze, starà a noi scoprirle al momento dello scatto e, ancora di più quando saremo all’asciutto, davanti al nostro computer.
I pesci disposti ad angolo danno luogo ad una formazione dinamica, nella seconda foto l’attenzione viene trasportata verso la testa del pesce dalla forma geometrica della tana.
Una importante regola (questa è bene non trasgredirla), è quella di non mancare la messa a fuoco sugli occhi degli animali (persone comprese), essendo gli occhi la parte del corpo che più dà la sensazione di comunicazione con noi, è bene che questa sia ben ripresa, con pochissime eccezioni.
Il pesce istrice ha la messa a fuoco sull’occhio più prossimo a noi e questa allegra murena ha gli occhi entrambi a fuoco, inoltre è inquadrata al terzo sinistro e leggermente inclinata per conferire dinamicità al ritratto.
La “lettura” dell’immagine
Un concetto “antico” della composizione è quello della cosiddetta “lettura” dell’immagine come se fosse un testo: essendo noi abituati a leggere da sinistra verso destra dovremmo ritenere più consono al nostro metodo di osservazione iniziare a “leggere” il soggetto partendo da sinistra per arrivare a concludere il riconoscimento a destra.
La chiave di lettura di queste due immagini può essere differente modificando il posizionamento delle due componenti: le bolle ed il pesce, quest’ultimo può sembrare che stia “arrivando” o “andando” a seconda di come sia impostata la riflessione.
L’inquadratura di fronte
Non è detto che questo debba sempre essere una regola da rispettare, anzi, la maggior parte degli animali, anche terrestri, ha una visione del mondo più laterale che frontale. Ma antropomorfizzare i pesci può renderli più interessanti di una visione laterale. Mediante la ripresa frontale abbiamo spesso espressioni degli animali innaturali, talvolta buffe e quasi sempre sorprendenti. Una ripresa a tre quarti risulta normalmente più naturale dal punto di vista documentativo ed estetico pur non suscitando particolare sorpresa.
Il pesce di fronte è più interessante di quello inquadrato di lato, che si fa ammirare solo per i suoi colori. Inoltre il fatto di avere questa buffa espressione antropomorfizzata giustifica anche la posizione centrale nel fotogramma. L’ultima immagine è un tre quarti bello esteticamente, completo e naturale nella posizione. Ovvio che un’inquadratura di coda, o parzialmente tale, sarà, in genere, meno efficace.
L’importanza dello sfondo
Questa, più che una regola, è una norma dettata dal buon senso: quando siamo alle prime armi (e pure dopo) è facile incappare in questo difetto, il soggetto in primo piano è rovinato dalla presenza di cose o persone che non sono inquadrate bene e costituiscono solo un antiestetico elemento di disturbo.
Nella prima foto, preso dalla inquadratura dei pagliaccetti ho trascurato la pinna del sub che mi precedeva, rovinando lo scatto. Nella seconda foto, invece, aver ripreso un sub sullo sfondo è estremamente efficace soprattutto quando si ha la necessità di enfatizzare le dimensioni dell’animale.
Inoltre lo sfondo può essere utile per rendere il contesto del soggetto inquadrato e per continuare il racconto di ciò che si rappresenta: esempio tipico nella fotosub è la foto ottenuta con i grandangolari, anche spinti come i fish-eye o con gli obiettivi delle compatte, dotati di moltissima profondità di campo che consentono di avere contemporaneamente a fuoco tutti i piani dell’immagine.
In queste immagini abbiamo a fuoco tutto ciò che è inquadrato, sia gli organismi in primissimo piano che lo sfondo.
In alternativa, specialmente nella macrofotografia e nel ritratto, si può escludere completamente ciò che è posto dietro al soggetto principale semplicemente sfocandolo.
La decontestualizzazione
Un altro gioco compositivo consiste nell’operare il contrario di quanto visto nel precedente argomento, la cosiddetta “decontestualizzazione”: consiste nel estrarre il soggetto, od i soggetti dal contesto esterno rendendoli più difficilmente riconoscibili o addirittura dandone un’altra apparente collocazione spaziale e dimensionale. La ricerca del significato dell’immagine costituirà essa stessa la fonte di interesse per l’immagine. Vi sono innumerevoli metodi per ottenere questi effetti e la stessa definizione è estesa a molti tipi di immagini, ci vorrebbe un testo intero solo per questo e sarebbe ancora insufficiente a riportare completamente questa via di espressione artistica. Qui, molto semplicemente ho riportato il modo più semplice di ottenerla, mediante un’inquadratura molto stretta.
In queste foto vediamo un semplice sistema per estrarre dal contesto i soggetti: tramite un’inquadratura molto stretta si esclude il rapporto dimensionale e quasi si stenta a riconoscerli.
Sperimentare
Non rinunciamo comunque mai a sperimentare, proviamo nuove inquadrature, continuiamo a scattare, non ci rimettiamo niente (non perdiamo il gruppo e la guida però). Talvolta le foto più strampalate sono poi quelle che più desteranno la nostra e l’altrui attenzione, del resto ormai la fotosub è evoluta al punto che difficilmente potremo effettuare degli scatti veramente originali se ci atteniamo ai criteri compositivi classici.
Le murene inquadrate in modo classico, con la regola dei terzi, e in una maniera originale (due diagonali che si intersecano).
Inquadratura verticale
Non dimentichiamo, infine, di effettuare scatti anche in verticale, questi sono più difficilmente utilizzabili per proiezioni e visione sul monitor, in internet e così via, ma non possono comunque mancare da una raccolta di immagini.
L’inquadratura verticale può essere una scelta compositiva oppure può essere obbligata per includere tutto il soggetto inquadrato.
Foto complementari
E’ bene inserire in una presentazione delle foto complementari che riguardino l’attività svolta in superficie e altre all’esterno. Questo serve sia per “staccare” l’attenzione durante una proiezione tutta “in blu” sia per dare un’idea del contesto dove abbiamo scattato le foto, non dimenticandoci che il nostro ambiente naturale è, ahimè, fuori dall’acqua.
Alcune immagini complementari: la fauna non acquatica e quella…umana.
In conclusione
Mentre effettuiamo l’inquadratura cerchiamo di rappresentare nella nostra mente quello che sarà l’effetto finale della foto e scattiamo tenendo presente non solo quello che c’interessa ma tutto quello che verrà impressionato nel fotogramma, dietro al soggetto e ai lati, tenendo presente le armonie compositive dell’immagine che possiamo mettere insieme ora e quelle che potremo migliorare in post-produzione.
Lavorare tenendo presente tutti i fattori (col tempo diventerà istintivo) farà sì che, al momento della visione della foto scattata saranno più le sorprese positive che quelle negative, e sarà meno necessario l’intervento di editing digitale dell’immagine.
Una raccomandazione però: non perdiamo la nostra naturale creatività nella ricerca a tutti i costi di rispettare le regole della composizione che regole non sono, lo ricorderemo?
Un ringraziamento particolare a Maurizio Ulisse per la supervisione dell’articolo.
Ringraziamo Fabio per questo articolo e vi invitiamo a visitare il sito:
Fabio Carnovale – www.fotoevita.net
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