Autore: Marco Zucchini
Da appassionato viaggiatore e fotografo subacqueo, la ricerca di mete poco conosciute e’ diventata per me negli anni una piccola e grande ossessione.
L’estate scorsa mi trovavo nel Nord Sulawesi, in Indonesia, alla ricerca di soggetti fotografici subacquei rari ed inusuali, per i quali quell’area e’ gia’ nota da anni agli appassionati.
Ayub, una delle guide subacquee che mi accompagnavano nelle immersioni a Sulawesi, un giorno mi racconta di essere stato, l’anno precedente, a bordo di una barca da crociera specializzata in viaggi subacquei, in un poco conosciuto arcipelago della Papua indonesiana: Raja Ampat.
Sostiene che si tratta di fondali ancora largamente sconosciuti e caratterizzati da una grande abbondanza e varieta’ di vita.
Appena rientrato in Italia inizio cosi’ ad interessarmi a quella destinazione, e scopro che la barca sulla quale era imbarcato Ayub, l’Arenui, e’ di proprieta’ di un armatore italiano, Luigi Russo.
Mi rivolgo allora a Chiara, dell’agenzia specializzata in viaggi subacquei Dive Time Tours, che vende le crociere di Arenui, ed inizio ad organizzare il viaggio per febbraio 2011.
Una volta fatte le prenotazioni e confermato il viaggio, ho anche l’opportunita’ di conoscere personalmente l’armatore.
Pranziamo assieme a Milano qualche giorno prima di partire, e Luigi, competente e disponibilissimo, mi racconta la nascita dell’avventura di Arenui e mi anticipa alcune preziose informazioni sulla barca e su Raja Ampat.
Arriva finalmente il giorno della partenza, il 10 febbraio 2011.
E’ subito evidente uno dei motivi che fa di Raja Ampat una destinazione ancora poco conosciuta e frequentata: il viaggio e’ davvero lungo, soprattutto rispetto agli standard odierni.
Facendo scalo a Singapore e poi a Jakarta, dove e’ necessario pernottare per poi proseguire per Sorong facendo scalo a Makassar, sono necessari due giorni per riuscire ad imbarcarsi.
La lontananza della destinazione, peraltro, e’ per me un vantaggio, piuttosto che uno svantaggio: in un mondo sempre piu’ piccolo e sovraffollato e’ rassicurante per me scoprire ancora qualche luogo relativamente difficile da raggiungere.
Raja Ampat significa, in indonesiano, “quattro re”, che corrispondono alle quattro isole principali dell’arcipelago: Waigeo, Batanta, Salawati e Misool.
Le isole si trovano disseminate al largo della costa occidentale dell’isola di Papua, politicamente indonesiana, mentre il lato orientale della grande isola e’ costituito dalla Papua Nuova Guinea.
Oltre alle quattro grandi isole principali, l’arcipelago e’ costituito da altre 1.500 isole, di medie, piccole e piccolissime dimensioni, tra le quali trascorreremo gli undici giorni della nostra crociera.
Si tratta di una zona del mondo ancora scarsissimamente popolata: durante i giorni della nostra permanenza solo in rare occasioni abbiamo avuto occasione di incontrare altri esseri umani.
I pochi villaggi di pescatori disseminati sulle isole sono piccoli e si perdono nella vastita’ dell’arcipelago.
Arenui ci aspetta ormeggiata nel piccolo porto di Sorong.
E’ una barca magnifica e perfettamente integrata nell’area in cui opera.
Si tratta infatti di un “pinisi”, un tipo di barca caratteristico dell’Indonesia, costruito in loco, interamente con legnami pregiati provenienti dalle varie isole indonesiane.
Ha un aspetto contemporaneamente spazioso e filante, e si dimostra subito essere una barca confortevolissima.
E’ lunga 43 metri, ha 22 persone di equipaggio e accoglie un massimo di 16 ospiti per ogni crociera.
Lasciamo il piccolo porto di Sorong per iniziare ad addentrarci nell’arcipelago di Raja Ampat.
Il colpo d’occhio e’ subito impressionante!
Le isole sono carsiche, la maggioranza delle quali interamente ricoperte da una fitta e rigogliosa foresta equatoriale.
Il verde quasi chimico dell’abbondante vegetazione contrasta con le molteplici tonalita’ di turchese della barriera corallina, e spesso a dividere i due colori dominanti, verde e turchese, si aprono spiagge coralline bianchissime e deserte.
In alcuni punti le isole sono talmente vicine tra loro da creare lagune interne e tortuosi fiordi, navigabili solo con i tender di Arenui.
Abbiamo la fortuna di poterci addentrare in alcune di queste lagune, e qui i giochi cromatici tra reef, isolotti e vegetazione equatoriale raggiungono il loro massimo splendore.
Talvolta e’ anche possibile sbarcare e raggiungere, dopo stretti sentieri aperti nella fitta vegetazione, la sommita’ di alcuni di questi isolotti nel mezzo delle lagune, e la vista da lassu’ e’ tra le piu’ emozionanti che mi sia mai capitato di poter godere.
Pochi altri luoghi di mare al mondo sono altrettanto belli.
Penso ad esempio alle infinite lagune turchesi che circondano le Isole della Societa’, in Polinesia Francese, o alle spiagge tropicali disseminate di massi di granito scolpiti dal vento di La Digue, alle Seychelles.
Alcune zone di Raja Ampat non hanno davvero nulla da invidiare a tali destinazioni, con una sostanziale, preziosa differenza: l’arcipelago di Raja Ampat e’ ancora per lo piu’ sconosciuto, e la presenza umana pressoché inesistente.
Poter spaziare con lo sguardo su decine e decine di isole, reef e foreste equatoriali in totale solitudine regala una sensazione primordiale, da giardino dell’Eden, ormai piu’ unica che rara.
Per quanto riguarda la fauna, e’ possibile dedicare del tempo alla ricerca dell’uccello del paradiso, uno degli animali esotici più spettacolari dell’intero mondo animale, presente nell’arcipelago.
Mentre visitiamo una delle lagune, ho al collo una reflex non dotata di zoom, ma sopra le nostre teste passa un coloratissimo e splendido tucano, abbastanza vicino da permettermi di fotografarlo al volo.
Mi capitera’ di avvistare piu’ volte, in altre zone, anche splendide aquile pescatrici dall’imponente apertura alare.
Raja Ampat e’ quindi una destinazione interessantissima anche fuori dall’acqua.
Ma io mi trovo qui soprattutto per immergermi in queste acque.
L’eterogeneita’ dei fondali, in prospettiva, e’ uno degli aspetti piu’ rilevanti di Raja Ampat, come destinazione subacquea.
Nel corso della crociera mi capita infatti di immergermi, a seconda della zona, su fondali diversissimi tra loro.
A volte predominano coralli molli ed alcionari, come nella zona a Sud, vicino all’isola di Misool, dove incontro i coralli a frusta piu’ lunghi e numerosi che io abbia mai visto.
In altre zone e’ invece il corallo duro ad essere predominante.
Immersioni come Melissa’s Garden, ad esempio, sono un autentica esplosione di corallo duro di ogni forma e colore e di dimensioni impressionanti, cosi’ come le enormi tridacne che qui si possono incontrare.
Ci sono poi luoghi d’immersione come Manta Sandy, nello stretto di Dampier, effettuate sulla sabbia corallina, in corrispondenza con stazioni di pulizia per mante.
La visibilita’ qui e’ ridotta ma proprio l’abbondanza di plancton, oltre ai pesci pulitori, attirano numerose mante, di dimensioni davvero impressionanti.
E’ qui che riesco a vedere anche alcune mante melaniche. Si tratta di una colorazione opposta all’albinismo, che rende anche il lato inferiore di questi splendidi animali nero ed elegantissimo.
Altre zone, come le coste dell’isola di Batanta, sono invece caratterizzate da fondali di sabbia vulcanica nera, ideali per la ricerca dei piccoli, strani animali (in inglese ormai noti come critters), in grado di regalare la felicita’ di qualsiasi appassionato di macrofotografia.
Raja Ampat non e’ una destinazione adatta all’incontro di squali pelagici, ma anche gli appassionati di squali possono trovare pane per i loro denti.
L’incontro con lo stranissimo squalo tappeto, o Wobbegong (Orectolobus maculatus), che supera spesso i due metri di lunghezza, mimetizzato ed adagiato sul fondo, e’ un’emozione che si puo’ provare solo in questa zona del mondo.
Ancora piu’ strano e’ lo squalo Epaulette (Hemiscyllium ocellatum), avvistabile per lo piu’ durante le immersioni notturne.
Si tratta di uno squalo che ha adattato le pinne ventrali in modo da poter camminare sinuosamente sul fondo, invece di nuotare, attivita’ che ancora e’ in grado di compiere ma solo se disturbato. Veder camminare uno squalo sul fondo e’ davvero un’esperienza unica, un’altra di quelle che Raja Ampat puo’ regalare.
Le forti correnti, l’abbondanza di plancton e’ la posizione strategica dell’arcipelago nel centro di quello che e’ ormai conosciuto come il “triangolo della biodiversita’” fanno si che l’abbondanza di vita sia davvero impressionante, in questi fondali.
Sconfinati branchi di fucilieri, ed altri pesci di barriera ci circondano spesso ad inizio e fine immersione, in prossimita’ della superficie.
Oltre a carangidi e barracuda, anche i platax qui danno spettacolo in grandissime aggregazioni.
L’unicita’ di questi fondali e’ tale che ogni incontro, per quanto inusuale, e’ qui possibile: per fare solo un esempio, al termine di un’immersione mi trovo davanti, mentre nuotano a pochi centimetri dalla superficie, alcune rare razze “cownose” (Rhinoptera bonasus), che vedo e fotografo per la prima volta.
Durante la nostra crociera, pur organizzata in un periodo considerato tra i migliori per questi fondali, non siamo troppo fortunati con la visibilita’ dell’acqua.
E’ peraltro inusuale: ho infatti saputo che le immersioni immediatamente precedenti e successive alla mia permanenza in zona sono state ottime, dal punto di vista della visibilita’.
Ho comunque barattato volentieri la trasparenza dell’acqua con l’abbondanza di mante di cui ho potuto godere durante il mio viaggio.
A Manta Sandy ho potuto infatti vedere fino a nove mante insieme, di grandissime dimensioni ed impegnate in un comportamento detto “tailing”, durante il quale molti maschi seguono una femmina in fila indiana, imitandone perfettamente ogni movimento.
Le foto delle mante sono di scarsa qualita’ a causa della ridotta visibilita’, ma il ricordo restera’ impresso a lungo!
In piu’, la varieta’ di questi fondali e’ tale che, se la visibilita’ non permette di scattare fotografie soddisfacenti in acqua libera, i soggetti di medie dimensioni e quelli da macro piu’ o meno spinta sono sempre presenti ed interessantissimi.
Durante le immersioni notturne i “toadfish” si fanno sentire, emettendo strani suoni gutturali, seguendo i quali spesso si riesce a vederli e fotografarli.
Piu’ che i pesci pagliaccio, qui sono le anemoni nelle quali si nascondono a dare spettacolo. Ce ne sono di colori incredibili, su questi fondali!
Riesco a fotografare un platax che ancora mostra i caratteristici segni della livrea giovanile, l’estremità giallo-arancione, ormai solo accennata in questo esemplare.
Una splendida ciprea si muove lentamente su un coloratissimo alcionario.
Alcuni tunicati hanno colori talmente sgargianti da rendere meno interessanti i nudibranchi che si muovono su di loro.
Certo, quando si riesce a fotografare due nudibranchi durante la riproduzione, l’attenzione torna al 100% su di loro!
Anche i platelminti, o vermi piatti, qui danno spettacolo sfoggiando livree spettacolari.
Un cavalluccio marino mimetico, grande maestro di mimetismo, incontrato su un fondale sabbioso, cerca in ogni modo di sembrare identico all’alga che si trova sotto di lui.
Questi due pesci ago striati si incrociano a formare una X molto fotogenica.
Uno dei crostacei piu’ spettacolari e’ a mio parere la “lauriea siagiani”. Su questa enorme spugna riesco a fotografarne addirittura due assieme.
Non mancano anche i soggetti di dimensioni microscopiche, come questo cavalluccio marino, non piu’ grande di un millimetro e mezzo.
E’ facile allora capire come, in 11 giorni di crociera, sia facilissimo scattare, fuori e dentro l’acqua, migliaia di fotografie.
Raja Ampat e’ una destinazione che solo da poco ha iniziato ad essere conosciuta, e al momento quasi esclusivamente tra gli appassionati di viaggi subacquei.
E per il momento e’ ancora in tutto e per tutto, fuori e dentro l’acqua, una delle poche, autentiche ultime frontiere rimaste sul nostro pianeta!
Per informazioni:
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