Se vi ricordate, e sono sicuro di si, qualche tempo fa avevo detto che mi sarei ripromesso di tornare all’Isola di Bergeggi per altri tuffi, soddisfatto dal primo. Bene..è giunta l’ora di adempiere alla promessa!
Mi preparo per l’uscita in gommone, faccio il solito check dell’attrezzatura e sono pronto per partire.
Il mare è una tavola, promette bene e infatti dopo neanche dieci minuti di navigazione eccomi arrivato alla boa del punto d’immersione: il Canalone; probabilmente tra le più belle immersioni della Liguria per la sua abbondanza di pesce, per la presenza di tantissimi nudibranchi colorati e muri di Parazoanthus axinellae, le margherite di mare, che rendono questo tuffo un’esperienza da fare.
Il Parazoanthus appartiene al phylum degli Cnidari (lo stesso delle meduse e delle gorgonie) ed è un esacorallo di colore giallo-arancio. I singoli individui sono collegati tra loro da una lamina molle ed incrostante che prende il nome di cenenchima. Bisogna immaginarsi che sia come un condominio dove al cui interno vivono tanti individui!
Il cenenchima offre la possibilità di ancorarsi al substrato e formare delle colonie che ricoprono estese porzioni di roccia, come nel nostro caso. I singoli polipi presentano una corona di 24-36 tentacoli disposti in un’unica file attorno alla bocca .
Come tanti altri coralli preferiscono zone esposte alle correnti, così da poter catturare il cibo ed essere maggiormente ossigenati; si trovano nelle pareti verticali o nel coralligeno, dalla superficie fino ad oltre 200 metri di profondità.
Curioso è il caso della differenziazione sessuale, all’interno di una colonia troviamo sia individui di sesso maschile che di sesso femminile; solitamente i maschi sono disposti nella porzione inferiore lungo la parete mentre le femmine si trovano in quella superiore.
E’ facile trovarla come epibionte su spugne del genere Axinella (da qui in nome della specie Parazoanthus axinellae).
Spostando lo sguardo verso il blu, quello che maggiormente colpisce di questa immersione sono i branchi di saraghi completamente fermi come se stessero posando per qualche pittore..o molto più verosimilmente per qualche fotografo!
Attorno a loro sfrecciano dentici e barracuda in caccia, nuotano tranquille castagnole e cernie, ma loro, i saraghi non si scompongono. Rimangono fermi.
I saraghi presenti in mar Mediterraneo sono principalmente di tre specie diverse: Diplodus sargus (sarago maggiore), Diplodus vulgaris (sarago fasciato) e Diplodus puntazzo (sarago pizzuto).
I saraghi appartengono alla famiglia degli Sparidi, comunissimi nel Mediterraneo. Sono tutti caratterizzati dall’avere corpi alti, ovali e compressi lateralmente. Presentano un’unica pinna dorsale, costituita da robusti raggi spinosi nella prima parte e molli nella seconda. La bocca si trova in basso sul capo, è provvista di denti ben sviluppati e specializzati in funzione delle diverse abitudini alimentari. Possono avere incisivi a scalpello atti a raschiare alghe e piccoli animali dalle pietre, canini a forma di zanna per affrontare i pesci o molari a manica per triturare le conchiglie dei molluschi.
Tutti i saraghi sono specie ermafrodite proterandriche, cioè raggiungono la maturità sessuale come maschi per poi andar incontro all’inversione sessuale e invecchiare come femmine.
La differenza tra i tre saraghi sta nella diversa colorazione della livrea. Il sarago maggiore si presenta di un colore grigio argento con 7-8 striature verticali di colore nero che tendono a sbiadire con l’avanzare dell’età e una macchia nera a livello del peduncolo caudale, che non arriva fino al margine inferiore dello stesso.
Molto simile al sarago maggiore è il sarago pizzuto, in quanto presenta anch’esso le striature verticali caratteristica della specie. La differenza sta nel fatto che le striature sono da 7 a 11 e che il muso sia più appuntito rispetto agli altri saraghi. Ha inoltre la bordature delle pinne ventrali di un colore blu-azzurro acceso.
L’ultimo sarago presente è il sarago fasciato. Questa specie si distingue bene dalle altre due in quanto è sprovvista delle bordature sulla livrea. Presenta solo due fasce nere, una tra la pinna dorsale e l’occhio e l’altra prima del peduncolo caudale.
Ritornando alla catena che mi riporterà in superficie non posso non notare le allegre cernie brune che con quegli enormi labbroni mi guardano incuriosite nuotando tranquille in prossimità del fondo e qualche polpo che gioca a nascondino tra le rocce.
Come al solito quando ci si diverte il tempo passa troppo in fretta e anche per questa volta sono a corto d’aria, devo quindi ritornare in superficie. Resto però sempre molto soddisfatto da quanto mi regala il mare.
Foto di Massimo Boyer