L’isolotto di Punta Pennata si trova a Napoli, precisamente a Bacoli, una cittadina che nell’epoca dell’impero romano è stata la sede principale di Ville Imperiali e basi portuali di flotte navali. Questo isolotto era una penisola e sede del comando delle legioni “praetorium misenate”.
È diventata una piccola isola nel maremoto che ha colpito la zona nel 1966. Questo isolotto ha la forma di una lunga lingua curva e viene attraversata da tre tunnel di cui uno chiuso da una frana, attualmente è semi sommerso in circa due metri d’acqua, era il collegamento tra i due versanti nord e sud. Gli altri tunnel vengono chiamati “Grotta del Corallo” e Grotta di Nerone” che avevano la funzione di far defluire le acque per evitare l’insabbiamento di quello che all’epoca era il porto di Miseno dove c’erano le flotte navali. Il secondo “Grotta del Corallo” ha una profondità di circa 7 metri e già si percorreva in barca in epoca romana.
Qui sono stati effettuati dei ritrovamenti che testimoniano un complesso residenziale, in realtà una villa patrizia conosciuta col nome: Villa di Lucullo. Ambienti archeologici sommersi, un’area con resti di pavimentazione in cocciopesto, si distinguono alcune strutture con tipiche tecniche usate tra la prima metà del I° secolo A.C. in opera reticolata, opera laterizia e opera vittata.
Nel 1921 furono scoperte delle statue e resti di frammenti e sculture che furono trattenute al Museo Nazionale di Napoli tra cui la testa di Apollo e il ritratto di Alessandro Magno.
Ci troviamo nei Campi Flegrei, un’area che contiene tanti vulcani, in parte spenti come nel caso di Punta Pennata e resti archeologici, la quale ho voluto esplorare in snorkel vista la sua bassa profondità ma che è circondata da acque limpide e la roccia è formata dal caratteristico tufo giallo napoletano.
Fuori dall’acqua è facile sentirsi attratti nell’osservare ogni scorcio di questa parete, ma immergendo il viso in acqua tanti ospiti pelagici circumnavigano questa zona, le pareti sature di seppie, murene, paguri, pinne nobilis e tra ammassi di rocce e fenditure può capitare di ritrovare anfore e resti di pavimentazioni che ti fanno effettuare un tuffo nella storia.
Eh si, di storia ce né tanta qui, che a poco a poco scoprirò, in quanto è tutto collegato da un unico filo conduttore. Il prossimo articolo sarà improntato sulla storia e la costa di Miseno, sopra e sotto il livello del mare.
Grazie ad Imma che ho anche il piacere di conoscere personalmente, sto trovando la voglia di scendere in acqua anche senza bombole, come sta facendo lei facendoci scoprire questo fantastico aspetto delle nostre coste nei primissimi metri d’acqua. Brava per il lavoro di documentazione che sta facendo e per l’occhio fotografico. Attendo i prossimi articoli.
Grazie Eduardo per aver espresso il tuo parere. Mi fa piacere che gli articoli che scrivo ti esultino ad immergerti più spesso. Al prossimo articolo…