La preparazione dell’attrezzatura è una parte fondamentale per le immersioni su relitti.
Dobbiamo curare ogni dettaglio: non deve esserci nessuna cosa che penzoli, per cui tutto va fissato con elastici, fascette o nastro adesivo; la stessa cosa vale per i cinghioli della maschera e delle pinne che potrebbero altrimenti agganciarsi a qualche lenza o rete.
La configurazione deve, quindi, essere semplice, leggera e compatta. Inoltre a seconda del tipo di immersione che si effettua e della profondità l’attrezzatura varia molto; mi è capitato di vedere in piena estate personaggi agghindati come alberi di Natale muniti di bibombola, doppio erogatore con attacco DIN, muta stagna (con 34° di temperatura esterna e 17° di temperatura dell’acqua!!), mulinello, ecc.. per poi fare un’immersione a 35-40 m con lo stesso tempo di fondo di altri dotati solo di un mono da 12 litri e di muta umida. Oltre a ciò già il fatto di dover gestire una tale attrezzatura in barca con una temperatura dell’aria così alta può essere una causa notevole di stress.
Sicuramente il mercato offre un’infinità di nuovi e meravigliosi prodotti da acquistare, ma sicuramente non è molto saggio indossarli tutti in una volta sola!!
Analizziamo ora l’attrezzatura in dettaglio.
Muta: la muta deve essere ovviamente adeguata all’immersione che andremo ad effettuare: quando la temperatura dell’acqua è piuttosto bassa o sono previsti lunghi tempi di decompressione, la scelta della stagna è quasi obbligata; ricordiamoci che il freddo è un fattore che contribuisce fortemente al rischio di incorrere nella MDD.
La muta stagna ha i suoi pro e i suoi contro: garantisce un migliore isolamento dal freddo rispetto ad una muta umida o una semistagna, ma, se veniamo a contatto con possibili parti taglienti, dobbiamo prestare attenzione alla sua integrità; di contro soddisfa il principio di ridondanza, dato che, in caso di foratura del GAV, può diventare un sistema alternativo per controllare l’assetto. Se ci stiamo immergendo, però, con bibo da 15+15 e bombole decompressive, con difficoltà una muta stagna potrà sostituire il GAV: in questi casi, forse, è più sicuro adottare un GAV a doppio sacco.
GAV: soprattutto se usiamo la muta stagna è preferibile utilizzare un GAV di tipo tecnico con sacco totalmente posteriore: questo tipo di giubbotto equilibratore, pur avendo un litraggio ampio a piacere (un GAV del OMS arriva fino a 55l!!), permette di avere le spalle e il petto liberi e, quindi, non crea senso di costrizione quando si gonfia e non interferisce con le valvole della muta.
Inoltre questi GAV hanno lo schienalino d’acciaio, perfetto per fissare il bibombola tramite perni e per attaccare attrezzature anche pesanti come le bombole decompressive.
Per quanto riguarda l’imbracatura è consigliabile che sia senza sganci rapidi sugli spallacci, soprattutto se molti sono i kg attaccati.
Bombole: a seconda della profondità e dei tempi di fondo cambia il tipo di bombole che andremo ad utilizzare; in ogni caso è possibile evidenziare due principali tipologie:
– monobombola
– bibombola
I monobombola solitamente vanno da 10 fino a 18 litri (ne esistono anche di più grandi, ma meno comuni). Essi sono usati per immersioni di profilo più ricreativo.
I bibombola si usano quando è necessaria una maggiore autonomia di gas; con GAV di tipo tecnico, inoltre, è possibile utilizzare un tipo di attacco rigido, tramite perni e fasce di acciaio, più sicuro rispetto ai cinghiaggi che solitamente si usano per collegare i monobombola. Per questi motivi nelle immersioni tecniche i bibombola sono praticamente obbligatori.
Per i bibombola il tipo di rubinetteria più usata e più sicura è quello travasante con isolatore centrale, una sorta di valvola che permette di isolare una bombola dall’altra in caso di emergenza. Per maggiore sicurezza talvolta sono utilizzati bibombola composti da due bombole separate: in questo caso, però, il subacqueo dovrà alternare la respirazione da una bombola all’altra, per evitare di svuotarne completamente una delle due.
Erogatori: per immersioni impegnative, soprattutto quando ci avviciniamo ad un relitto, diventa quasi obbligatorio l’utilizzo di due erogatori separati con attacco DIN, di cui uno dotato di una frusta lunga almeno 2m. L’attacco DIN è sicuramente più sicuro (oltre a supportare pressioni di esercizio di 300 bar contro i 232 bar degli attacchi INT), dato che l’o-ring di tenuta è protetto nella sua sede e non rischia di fuoriuscirne per un urto.
Gli erogatori devono garantire una buona configurazione delle fruste e, preferibilmente, la possibilità di essere utilizzati sia da destra sia da sinistra. Un buon tipo di montaggio del primo stadio consiste nel far andare le fruste verso il basso e non verso l’esterno, in modo tale che tutti i tubi stiano molto più vicini al corpo e non offrano appigli.
Fari e Torce: poiché sott’acqua già dopo pochi metri il colore dominante è il verde/azzurro, torce e fari sono fondamentali se vogliamo vedere tutto con il giusto colore. Se vogliamo, invece, penetrare dentro un relitto, la luce ovviamente servirà soprattutto… per vedere dove stiamo andando!
Per i relitti la soluzione più conveniente è avere il pacco batterie separato dalla testa illuminante; se quest’ultima è dotata di un’opportuna staffa, è possibile utilizzarla avendo tutte e due le mani libere. Esistono anche caschetti su cui è possibile montare una o più teste illuminanti, ma sono usati soprattutto dagli speleo-subacquei.
Occorre infine portare con sé anche una seconda torcia di emergenza che abbia un’autonomia almeno pari al tempo di fondo che abbiamo pianificato.
Sagola: per penetrazioni profonde l’utilizzo della sagola come filo d’Arianna è obbligatorio. Esiste un’altra tecnica di penetrazione chiamata “penetrazione progressiva”, che richiede, in ogni caso, una preparazione tecnica non comune: in ogni immersione si progredisce di uno o due metri cercando nel frattempo di memorizzare tutti i particolari che occorre riconoscere per ritornare all’aperto anche in condizioni di visibilità nulla. E’ sicuramente molto utile abbinare queste due tecniche: utilizzare la sagomatura e cercare di memorizzare il percorso fatto in tutti i particolari (deviazioni superate, stanze cieche, passaggi di livello ecc..).
La tecnica di sagolatura deve essere eseguita, comunque, in modo preciso come verrà detto in seguito.
Computer, Tabelle e Software: sono tre metodi diversi che ci garantiscono di controllare le nostre immersioni. Per quelle di tipo tecnico solitamente vengono utilizzate tabelle speciali realizzate con software di decompressione, poiché in questi casi si deve pianificare a priori il tempo di fondo, la max profondità, le soste di decompressione e, quindi, il consumo di gas.
Pinne: per quanto riguarda le pinne occorre trovare un compromesso tra lunghezza, quindi mag-giore potenza disponibile, e dimensioni contenute, importanti se siamo all’interno di un relitto.
Accessori da taglio: sono importanti perché solitamente i relitti sono pieni di lenze e reti che possono aggrovigliarsi intorno all’inesperto subacqueo.
– Coltelli: sono del tutto inutili le lame modello Sandokan lunghe 20 cm (a meno che non si debba lottare con uno squalo bianco!). Quello che serve, invece, è una lama, anche più piccola, ma molto affilata, con una parte seghettata per un migliore taglio. Non è consigliabile in ogni caso portarla al polpaccio: molto meglio tenerla sulla cintura o sugli spallacci del GAV.
– Tagliasagole: sono molto importanti perché permettono di tagliare cime di notevole diametro utilizzando una sola mano.
– Cesoie: esistono in commercio delle cesoie con lame speciali che possiamo fissare con degli elastici agli spallacci, capaci di tagliare con facilità cime di qualsiasi diametro e persino cavi d’acciaio.
Rocchetti e pedagni: i rocchetti sono molto utili in quanto assolvono due compiti: contengono la sagola per la disposizione del filo d’Arianna e permettono di realizzare una cima di risalita personale. Per quest’ultimo uso è importante avere con sé un pallone di sollevamento con un litraggio almeno di 20-25 litri, che garantisca al subacqueo una cima stabile di risalita e decompressione.
Autore: Sandro Costo
Scusate ma questo articolo mi sembra molto contraddittorio.
La seconda parte è corretta con le best practrice da manuale, ma nella prima parte si prende in giro chi si immerge con un assetto DIR (che alla fine è l’assetto consigliato nella seconda parte):
“…personaggi agghindati come alberi di Natale muniti di bibombola, doppio erogatore con attacco DIN, muta stagna (con 34° di temperatura esterna e 17° di temperatura dell’acqua!!), mulinello, ecc.. per poi fare un’immersione a 35-40 m con lo stesso tempo di fondo di altri dotati solo di un mono da 12 litri e di muta umida…”
40mt su un relitto con un mono da 12 litri??? Hai capito tutto di subacquea, didattiche e sicurezza (tua ed altrui)…
Che cesoie usate per i cavi d’acciaio? Se esistessero le comprerei. Attendo notizie.