Pur risultando graditissimo al turista, il Messico è un paese talmente vasto da rendere vano ogni tentativo di visitarlo tutto in una sola volta. Innumerevoli sono gli aspetti che esso può offrire al visitatore,tanti e talmente diversi da essere identificato come uno dei più completi al mondo. Gli amanti della storia ed in particolare dell’archeologia precolombiana possono visitare centinaia di siti millenari strappati alla vegetazione. Per chi invece la sua passione si nutre di arte barocca può di che lustrarsi gli occhi con l’architettura importata dagli spagnoli, ” i conquistadores” dell’epoca. Chi invece è incline alla natura , può spaziare da nord a sud alla ricerca di interessi che cambiano come il passare delle stagioni. In ultimo per chi ama il mare ci sono le coste ,calde e assolate,incorniciate da incantevoli spiagge da sogno e lambite dalle tiepide acque del mar caraibico.
Il Messico si presenta così, con circa due milioni di chilometri quadrati che si distendono per paralleli, passando da aridi deserti a montagne dalle cime innevate, per digradare nuovamente al mare. Ciascuna regione in cui è suddiviso l’intero territorio ha una sua caratteristica, e certamente la palma d’oro per quella più peculiare sotto l’aspetto geologico spetta alla penisola dello Yucatan.
Deve aver certamente stupito i primi soldati spagnoli ,che sbarcandovi nel XVI secolo al comando di Hernàn Cortes,la trovarono priva di corsi d’acqua.In realtà l’intera penisola è simile ad una enorme spugna ,capace di assorbire anche la più piccola goccia caduta dal cielo se si considera che di acqua il sottosuolo ne è ricchissimo.Una originalità che affonda le radici nel collasso avvenuto nel terreno ed il conseguente distacco tra gli strati ,il quale diede vita ad un numero imprecisato di grotte, modellate successivamente dalla lenta ma inesauribile opera di ampliamento ed erosione da parte dell’acqua piovana.
Un’azione talmente costante nel tempo che rende attualmente il tavolato dello Yucatan già a pochi metri sotto la superficie terrestre,come un immenso dedalo di canali sommersi e semisommersi ,lunghi persino dei chilometri,impreziositi da formazioni di stalagmiti e stalattiti di cui la jungla si è fatta carico di celare agli occhi dei più.Una preziosità questa di cui però il popolo Maya ne era già a conoscenza migliaia di anni prima dell’avvento dei colonizzatori europei, e che considerava quei luoghi sacri . Non a caso essi colonizzavano ciascun pozzo che potesse formare lagune sotterranee, in quanto oltre a soddisfare le deità, quell’acqua poteva placare anche la sete del popolo e non ultimo consentire di irrigare le coltivazioni.In una sola parola: assicurare la propria sopravvivenza.
Da una stima approssimativa risulta che in tutta la penisola siano presenti non meno di 6000 lagune circolari,che i Maya chiamavano “dzonot” e che gli spagnoli ribattezzarono in “cenotes”.Vere e proprie spedizioni si sono succedute per conoscere più a fondo l’aspetto scientifico e storico dello Yucatan,esplorazioni anche subacquee che hanno costituito da volano per le immersioni sportive nei cenotes,e contribuito ad avanzare ed affinare lo studio e le tecniche delle immersioni in grotta.
L’immersione nei cenotes,se concepita come immersione puramente sportiva e non esplorativa, è quanto di meglio si possa desiderare. L’ambiente è particolarmente invitante ed altamente scenografico esaltato da giochi di luce davvero ammalianti,i raggi del sole che trafiggono la superficie affondano nell’acqua dolce come lame d’argento e creano controluce e contrasti davvero suggestivi.La trasparenza è tale da far impressione.I propri compagni di immersione sembrano sospesi nel vuoto come fossero astronauti !
Muovendosi garbatamente è difficile sollevare sospensione ,anche se a tal proposito le guide che accompagnano i sub consigliano di pinneggiare tenendo le pinne alte e le ginocchia piegate,ma in realtà è più difficile intorbidire l’acqua di quanto si possa pensare se si ha un buon controllo dell’assetto. Occorre munirsi di una buona fonte di luce artificiale per rischiarare le zone più buie,nelle quali spesso sono presenti in abbondanza stalagmiti e stalattiti. La temperatura dell’acqua consente di utilizzare mute leggere e generalmente,se non in casi eccezionali, la corrente è pressochè impercettibile. Per chi vuole fotografare all’interno dei cenotes,particolarmente accattivanti sono gli ingressi dove la quantità di luce consente di lavorare senza l’utilizzo del flash, mentre all’interno delle caverne questo accessorio diviene indispensabile.
Oltre alla scenografia i fondali dei cenotes regalano anche incontri inconsueti, in quanto nelle pozze d’acqua dove l’insolazione è costante e forte prolificano le alghe, e tra esse si trovano diverse specie di fauna ittica come pesci,crostacei ,tartarughe;per cui anche questo è un aspetto da non sottovalutare per chi è avvezzo alla fotografia ravvicinata o alla macrofotografia.Ma non sono solo queste le sorprese che i cenotes tengono in serbo,perché si può anche essere testimoni di un fenomeno che le guide locali identificano come “haloclines”,ovvero di una immagine distorta dovuta all’incontro di due differenti densità d’acqua ,una salata e l’altra dolce,presenti soltanto in sifoni leggermente più profondi e solo in alcuni cenotes.Decisamente singolare e rilassante poi è il contesto terrestre in cui ci si va ad immergere,come già anticipato ,all’interno della jungla , accompagnati da una colonna sonora composta da urla di qualche scimmia e canti di uccelli esotici.Un mixer di scampagnata avvolti dalla vegetazione ma con a presso bombole ed erogatore.
E’ così che grazie ai cenotes si giunge a contatto con una variegata e numerosa fauna terrestre, assolutamente endemica che può riservare piacevoli sorprese e di sicuro un’esperienza unica.Strategicamente il luogo più efficiente dove far base è lungo la singolare Riviera Maya che collega Cancun a Tulum, il tratto di costa che si affaccia sul Mar dei Carabi. Da qui è come essere al centro del mondo dei cenotes,infatti in poco meno di mezz’ora di auto si raggiungono tutti i più interessanti ed importanti cenotes della zona quali ,ad esempio :Gran Cenotes uno dei primi ad essere stato scoperto, Chac Mool intitolato al dio Maya della pioggia, e Dos Ojos perché presenta due aperture simili a due occhi. Questa ubicazione da inoltre il vantaggio di raggiungere per primi al mattino i vari cenotes , regalandosi immersioni praticamente esclusive Tra una immersione e l’altra,o ancora tra un cenotes e l’altro,per chi è preso dalle antiche civiltà può far visita alle zone archeologiche che si trovano nelle vicinanze. Senza dubbio una fra tutte Tulum, poi Coba con la sua piramide alta 42 metri,ed infine Chichén Itzà situata non più sulla costa ma nell’entroterra verso Merida.
Chichén Itzà è una delle più vaste aree archeologiche dell’intero Messico,con le rovine Maya che occupano un’area di 300 ettari.L’intera zona è dominata dalla grande piramide di Kukulkan,a 9 piani, la cui architettura è giocata su simbologie astronomiche nelle quali i Maya ,con il loro calendario, hanno dimostrato di essere stati decisamente dei grandi maestri e di cui i trecentosessantacinque gradini che portano alla sommità del Castillo simboleggiano i giorni dell’anno.
Testo e foto : Adriano Penco