Visto che abito in Toscana, a solo mezz’ora di auto da Firenze, sono stata prescelta per andare a ritirare i gioielli che la Nomination ha offerto ai vincitori del concorso Emoziomare.
Ottengo un appuntamento per le 11,30 e cerco di essere puntuale per fare la mia migliore prima impressione. Devo ammetterlo, la puntualità non è proprio il mio forte, prendo tantissimi impegni e poi, per quanto mi sforzi, il tempo corre più veloce di me. Però venerdì scorso mi ci ero proprio impegnata. Entrando ero un po’ emozionata. D’altra parte come non esserlo? Io sono donna e come tutte le donne adoro i gioielli. Entrare alla Nomination, per una donna, è come entrare in un negozio di cioccolato…
Il nervosismo è sfumato subito all’ingresso, quando una ragazza carina mi sorride e, chiedendomi di attendere qualche minuto, mi offre un caffè. Meno male penso io, così mi posso rilassare un attimo (beh, per essere puntuale mi ero catapultata all’appuntamento, hihihi) prima di incontrare il grande boss della Nomination. Invece Paolo Gensini mi accoglie con un sorriso, ed anche lui si scusa per essere in ritardo e non essere troppo in forma quel giorno (cosa che scoprirò non essere vera, solo qualche minuto più tardi). Insieme a lui incontro sua moglie Vittoria e la nuora Monica. I due figli, Antonio e Alessandro lavorano anche loro alla Nomination. Il primo è l’amministratore delegato e a lui si deve la scelta di internazionalizzare l’azienda, mentre Alessandro si occupa del marketing e della comunicazione.
Chiedo a Paolo che mi racconti la storia di famiglia e lui mi redarguisce subito per non aver visto il film della sua azienda, prima di arrivare. «Ha ragione dico io», e lui mi sorride. E’ un bel sorriso aperto il suo, vispo e furbo, come ha la gente di questa terra. «Però bisogna che la racconti questa storia, ora che sono qui!», anche io sorrido. Mi racconta che ha cominciato a lavorare sin da bambino, quando ancora andava a scuola. Orfano di padre, sia lui che i suoi fratelli dovevano dare una mano alla famiglia e lui ha fatto diversi lavori, passando dalle consegne del latte porta-a-porta, al metalmeccanico e al barista. «Dalla disperazione si fanno tante cose, non sempre è una scelta consapevole», afferma.
Negli anni sessanta apre una pasticceria con i suoi fratelli. La visione è già moderna ed imprenditoriale, anche se lui non si definisce un imprenditore («non so cosa voglia dire fare l’imprenditore», mi dice), ed in pochi anni diventa la più rinomata della zona. Ma le aziende famigliari non sono facili da gestire: i ragazzi crescono, si sposano, cambiano le esigenze. Così la pasticceria viene venduta ed ognuno di loro deve reinventarsi un lavoro. Dice che erano altri tempi, ma forse non è questione di altri tempi, è solo questione che nella vita le cose non si attendono, non si dovrebbe stare ad aspettare l’offerta di un lavoro fisso o di qualcuno che ci dia quello che desideriamo su un piatto d’argento. Ciò che desideriamo dobbiamo e possiamo crearlo. Paolo aggiunge che ha sempre lavorato duramente ma non tanto per devozione, quanto per passione.
«Quando è nata l’idea del bracciale che è diventato il simbolo della sua azienda?» gli chiedo.
«Chiusa la pasticceria dovevo fare qualcosa e così, più per passare il tempo che altro, frequentavo le botteghe degli orafi di Firenze. Qui ho cominciato per gioco a creare dei bracciali di acciaio per gli amici che apprezzavano molto il fatto che fosse diverso da tutti gli altri. Erano tempi in cui i gioielli erano riservati alle classi sociali più abbienti e la classe media non si poteva permettere accessori. L’oreficeria usava solo metalli nobili come l’oro o l’argento e nessuno aveva mai pensato all’acciaio. I primi tempi quando andavo nelle gioiellerie per proporre i miei bracciali di acciaio mi rispondevano che loro vendevano oro e non altre cose. Io avevo la visione, pur senza rendermi ancora conto che avrei rivoluzionato il mondo del gioiello, mi rendevo conto che consentivo a tutti di avere dei gioielli a prezzi accessibili. Le prime gioiellerie che decisero di tenere i miei prodotti lo fecero per simpatia nei miei confronti. Con molti di loro avevo stabilito un rapporto di amicizia e mi davano fiducia. Grazie a questo la Nomination, oggi, vende in tutto il mondo. Nel tempo ho capito che non è il prodotto a fare la differenza ma le persone. Nessun prodotto, nemmeno il più rivoluzionario, potrà mai sostituire la capacità, la dedizione e la passione delle persone.».
Paolo è un uomo brillante e moderno che guarda di buon grado il mondo ed il mercato in continua evoluzione.
«Paolo cosa è cambiato per la sua azienda con l’avvento di internet?»
«Niente!»
«Come niente?» aggiungo io.
«Proprio così: niente. Internet viene sopravalutato dalle persone e dalle aziende: in realtà si tratta solo di un nuovo canale di vendita. E’ uno strumento nelle mani di aziende che lo sanno utilizzare senza demonizzarlo. Il mio prodotto è stato copiato in tutto il mondo ed oggi ci sono prodotti simili che costano anche meno, ma nessuno riesce a garantire la stessa qualità del Made in Italy, fatto con passione e professionalità. La gente compra qualcosa non per avere un bracciale ma perché si è affezionata al brand e alle persone che sono dietro a questo brand. Sai cosa mi spiace più di tutto? Di non avere ancora tanto tempo davanti per fare cose nuove. Io sono felice di tutto quello che ho fatto e non tornerei indietro neanche di un giorno ma vorrei avere ancora molto tempo per sperimentare cose nuove.».
A questo punto sono costretta a chiedergli quanti anni abbia e lui mi racconta un aneddoto che ci fa ridere tutti.
«A me piace fare i compleanni finti!»
«In che senso finti?» rido io.
«Ti svelo un segreto che puoi usare anche tu. Quando vai in un ristorante o sei ospite di un albergo confida segretamente a qualcuno che è il tuo compleanno, ti troverai persone più sorridenti e disponibili e dopo cena ti offriranno anche una torta o una bottiglia di spumante. Non lo faccio per prenderli in giro, dopo siamo tutti più contenti e allegri. Mi piace vivere la vita con ironia e divertimento. Il giorno che si smette di divertirsi la vita è finita.»
A questo punto dobbiamo parlare di mare e del nostro concorso, al quale sono abbinati i gioielli della Nomination. Così gli chiedo che rapporto ha col mare.
«Ho imparato a nuotare a sessantanove anni ed oggi, grazie alla bravura e simpatia del mio istruttore, faccio tutta la piscina in apnea. Se non ci si mette alla prova, a qualunque età, non si saprà mai se saremo stati in grado di fare qualcosa. La vecchiaia è solo una condizione di testa.»
«E’ il mare?» gli chiedo.
«Il mare è grande!». Il suo sorriso vale più di mille altre parole.
Ringrazio Paolo Gensini per l’accoglienza e la simpatia (Caro Paolo, ora ho visto il suo film e trovo che sia anche un ottimo attore!), sua moglie Vittoria per la cortesia e gentilezza, Antonio, Alessandro, Monica e tutta la Nomination per la disponibilità.
Proprio vero, le aziende sono fatte dalle persone, e dietro la Nomination ce ne sono di eccezionali!