Si inizia a sentire l’ansia da rientro: ci sono mille cose da finire e altre mille da organizzare.
Prima cosa tra tutte: bisogna fare in modo di finire tutti gli esperimenti cominciati (abbastanza semplice) e di lasciare in laboratorio dei protocolli (cioè delle istruzioni dettagliate del processo seguito durante l’esperimento) chiari, sia mai che qualche altro personaggio vestito da scienziato voglia rifare le stesse cose e vedere fin dove si puo’ arrivare.
Infatti la prima regola del club degli scienziati è che ogni esperimento/scoperta/reazione deve essere replicabile, senno’ è è come non aver fatto nulla.
Quindi bisogna recuperare tutti gli appunti, le tabelle excel e le foto al microscopio degli ultimi 4 mesi e metterle a posto dando un senso logico al tutto. Questa parte è la piu’ difficile per quanto mi riguarda. È facile guardare un esperimento in corso d’opera e dire una cosa del tipo: “si, chiaramente usando la sostanza X è cambiato qualcosa nel processo, si vede a occhio nudo”. Peccato che poi se devi spiegare la tua opinione a chi non era di fianco a te in laboratorio ti servono foto che dimostrano che avevi davvero visto un “qualcosa” e non eri preda di allucinazioni dovute alle troppe ore al microscopio.
Secondo passaggio: prendere tutto quello che si è fatto e, dopo aver redatto i protocolli di cui sopra, preparare una bella presentazione powerpoint chiara, semplice e, si spera, coerente per dimostrare che gli ultimi 4 mesi non sono stati passati solo a respirare azoto. La presentazione è giovedi’: nella prossima puntata spero di potervi dire che è andata bene. Dovrebbe essere fattibile fare bella figura: i dati ci sono, devo solo trovare il tempo (e diciamocelo, anche un po’ la voglia) per mettere tutto nero su bianco. Diciamo che ci tengo a dimostrare che mi sono applicata.
Trovare il tempo è comunque difficile. Voglio dire: se ti propongono una gita al mercato tradizionale di Jedda un week end e quello dopo ti “trascinano” sott’acqua, è davvero dura trovare dieci minuti per fare delle slides decenti. Ovviamente ho accettato la sfida, cosi’ mi ritrovo quattro giorni prima della data X con poche slides (che sono comunque molto artistiche), ma con un mucchio di foto (altrettanto artistiche) e un nuovo nudibranco da aggiungere alla mia check list personale.
Il punteggio degli ultimi due week end si riduce a una marea di souvenir, compresa una shisha (o nargilet) per la gioia di mia madre che mi ha già specificato che lei in casa non la vuole, e con un numero incredibilmente alto di immersioni all’attivo. Magari per fine anno raggiungiamo le 200 ricreative, che per i subbi piu’ accaniti non sono molte, ma io da brava ottimista mi esalto lo stesso.
Direi di concludere con una nota vagamente positiva e ottimista , e con un’immancabile figuraccia.
Dunque, durante l’ultima immersione, mentre sgrufolafo sul fondale alla ricerca di qualche nudibranco foto-collaborativo, mi è apparso di sfuggita un piccolo pesce scatola (diciamo un 5 cm) coloratissimo e, ovviamente, super timido. Quindi, altrettanto ovviamente, l’ho inseguito sperando di fargli una foto finchè non si è infilato in un buco tra i coralli. Perso per sempre. Per provare a stanarlo però mi sono messa felicemente a testa in giù e immagino di essere risultata abbastanza ridicola nella mia perfetta verticale mentre insultavo il pesciolino che non ne voleva sapere di uscire. Infatti, una volta gettata la spugna mi sono accorta di avere un paio di subbi del gruppo che se la ridacchiavano felici mimando la verticale. Caliamo un velo pietoso. Sulle risate e sul fatto che, tanto per cambiare, il mio buddy è dovuto venirmi a recuperare perchè ho perso un sacco di tempo come al solito.
La cosa positiva è che su tre reefs che ho esplorato nel week end solo uno era veramente “triste”: purtroppo era davvero un disastro, ogni pinneggiata appariva un nuovo corallo completamente sbiancato e moltissime colonie mostravano delle macchie bianche. Per fortuna il corallo molle sembra resistere meglio. In piu’ gli altri due reef erano pieni di vita: pesci diversissimi e, guardando con un occhio attento, si potevano trovare molluschi e animaletti di vario genere sui fondali. Girano anche voci per l’università che alcune zone del Mar Rosso stiano recuperando dallo sbiancamento dello scorso anno: quindi se non solo buone notizie almeno un vago barlume di speranza per il futuro.