Le larve dei pesci e degli altri animali marini, con pochissime eccezioni, trascorrono in oceano aperto la prima fase della loro vita, di durata variabile da poco meno di una settimana a oltre 1 anno (secondo la specie), per poi tornare verso il reef e compiere una metamorfosi che li trasformerà in un sedentario adulto. Fanno eccezione pochissimi pesci ossei (possiamo contarli sulle dita di una mano), e i pesci cartilaginei (squali, razze) che nascono come adulti in miniatura e che da adulti in molti casi viaggiano molto.
Nella foto di apertura una postlarva di acanturide, un individuo che ha finito il suo viaggio in fase larvale e sta terminando la sua metamorfosi.
Ma come fanno le larve a ritrovare il reef?
Vedi anche l’articolo pubblicato su scubazone.
Si pensava che per orientarsi da lontano si basassero sul suono. Ogni reef produce il suo tipico rumore, che varia secondo l’ora del giorno, ed è fatto di suoni emessi dai pesci, del rumore prodotto dal nuoto dei pesci e da altre attività, dei suoni di altri invertebrati (esempio, lo schioccare delle chele dei gamberetti alfeidi), dallo scorrere dell’acqua contro i coralli.
Uno studio recente, pubblicato dalla rivista scientifica on line Scientific Reports, ci dice che una squadra di scienziati ha compiuto accuratissime misurazioni del suono prodotto da un reef alle Hawaii, sia della componente delle onde di pressione che del movimento di particelle associate a un suono che si propaga sott’acqua, per concludere che l’udito può servire per l’orientamento delle larve solo da vicino.
Questo riapre il quesito: quando si trovano a chilometri di distanza dal reef più vicino, in mare aperto, come si orientano le larve prossime alla metamorfosi?
Capacità di sentire e interpretare le correnti? Sensibilità ad alcuni composti chimici, anche se molto diluiti? Oppure è sempre l’udito, ma dobbiamo capire bene come e cosa sentono le larve?
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