L’espressione proverbiale indica un fenomeno raro, straordinario, uno che si trova spaesato in un ambiente completamente diverso da quello a cui è abituato.
In realtà l’evoluzione ha portato i pesci più volte a sfruttare l’ambiente aereo, e vivere per tempi anche lunghi fuori dal loro ambiente naturale.
Un recente articolo pubblicato sulla rivista scientifica Evolution elenca pesci appartenenti a 33 diverse famiglie che mostrano attività terrestri, spesso evolute in modo indipendente.
Specie come il perioftalmo (foto) o certe anguille possono trascorrere ore fuor d’acqua. Molti blennidi (bavose) si lasciano spiaggiare dalle onde e cercano il cibo fuori dell’acqua in bassa marea.
La difficoltà maggiore che i pesci incontrano nella vita terrestre non è tanto nella respirazione o nella locomozione, compiti per cui ci si arrangia in qualche modo, utilizzando l’ossigeno disciolto nel muco superficiale e le pinne pettorali per arrancare. La cosa più difficile è evitare la disidratazione per adulti e uova attraverso rivestimenti troppo sottili e deboli, problema la cui soluzione in termini evolutivi consentì ai rettili la piena colonizzazione delle terre emerse.