Autore: Paolo Toscanini
Negli ultimi anni, grazie anche all’infaticabile opera di divulgazione del Dott. Nikolas Trikilis e dei suoi collaboratori, l’immersione con la Skandalopetra, ha riscoperto una nuova “giovinezza”.
Un modo di immergersi antichissimo che risale ai tempi di Alessandro Magno e che scomparve solo negli anni ?60 con l’avvento della nuova tecnologia (bombole, narghilè).
Il metodo di pesca con la “skandalopetra”, perché proprio di questo si tratta: di un metodo di pesca. Era eseguito dai pescatori dell’arcipelago greco per recuperare le spugne sul fondo. La skandalopetra è una pietra in marmo o granito dal peso variabile, compreso tra gli 8 ed i 14 Kg e vincolata al’imbarcazione appoggio da una cordicella. Nell’arcipelago greco questo tipo di immersioni serviva per recuperare le spugne dal fondo.
La pratica di questo tipo d’immersione, è stata considerata la più sicura in assoluto, secondo numerose statistiche, proprio per le caratteristiche che presenta:
II consumo di ossigeno è minimo, visto il ridotto numero dei movimenti; in una immersione simile non sei mai da solo: serve infatti un compagno per dare e tirare la cima con la pietra; la cima, ogni cinque o dieci metri, è sempre segnata, cosi si conosce in ogni istante la profondità dell’apneista; in qualsiasi momento, si può abbandonare l’immersione lasciando la “petra”, giunti sul fondo, con due-tre strattoni decisi, il colauzeris, (l’assistente in barca), può ritirarti in superficie, appoggiandosi comodamente con i piedi sulla “petra”.
Foto: www.skandalopetra.com
Nell’antichità, i pescatori greci, praticavano addirittura la “xemixiasma”, un metodo crudele e molto doloroso per la rottura dei timpani, processo che rendeva tuttavia più facile l’immersione ed un risparmio in ossigeno non avendo appunto, il problema della compensazione.
Unici problemi: abituarsi al termoclino, ed alla visione senza maschera, in quanto, secondo le tradizioni, si può praticare solo con il costume da bagno, ed al massimo un “tappanaso”.
Senza dubbio, per noi italiani l’immersione con skandalopetra più nota è quella di Gheorgios Haggi Statti che il 14 Luglio del 1913 recuperò l’ancora persa dalla nave della Regia Marina Militare Regina Margherita a 83 metri di profondità. Diversi atleti di primo piano hanno reso omaggio a questo tipo di immersione, tra cui Umberto Pelizzari. Nel settembre del 1998, nella baia di Karpathos, proprio dove Satti recuperò l’ancora della nave, scese a -100 metri con una scandola di 7 Chilogrammi indossando solamente il costume ed un tappanaso.
La discesa con la petra, può essere facilmente “guidata”, infatti, inclinandola leggermente, possiamo decidere dove “atterrare” inoltre, possiamo regolarne la velocità: tenendola con le mani poste sul bordo esterno, la velocità sarà bassa, con le mani a metà velocità media, mentre, tendendola per il bordo posteriore, si scenderà molto velocemente.
Vi lascio due appunti: andate a visitare il sito “ufficiale” della “petra” www.skandalopetra.com e le gare che si terranno a Kalymnos dal 17 al 22 agosto.
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