Autore: Federico Mana
Apnea Statica
In questo Articolo vorrei analizzare il mondo dell’apnea statica.
Spesso mi ritrovo di fronte a modi di affrontare questa disciplina molto diversi tra loro. Confrontando poi il le scuole di pensiero degli atleti che si cimentano nelle gare alle filosofie delle didattiche di apnea mi rendo conto che a volte i concetti trasmessi non solo non concordano, ma sono addirittura su paini opposti.
Con le righe sottostanti non ho la pretesa di dare la ricetta giusta per la pratica dell’apnea statica. Desidero semplicemente elencare esperienze viste e vissute che mi hanno permesso di crescere in questa disciplina.
Spero che coloro che padroneggiano la statica meglio del sottoscritto colgano l’occasione per raccontare le loro esperienze fornendo elementi aggiuntivi utili alla pratica di tutti.
Aneddoti: il crollo delle certezze
Ricordo ancora la mia prima gara di apnea, era l’inverno dell’anno 2002 e con un gruppo di amici ci presentammo a Ginevra per una gara internazionale di Apnea Dinamica e Apnea Statica.
Eravamo un bel gruppo e molti di noi si stavano formando per il Corso Istruttori che ci sarebbe stato nel mese di Giugno.
Certi delle nozioni apprese sui libri e insegnateci dai nostri istruttori ci siamo cimentati nelle prove di statica e dinamica per poi contemplare i campioni dell’apnea.
Curiosi e avidi di informazioni da memorizzare abbiamo seguito con grande attenzione i protagonisti di queste discipline.
L’osservazione purtroppo invece di confermare quanto appreso ci forniva informazioni opposte… di fronte a noi i migliori apneisti del mondo si preparavano alle prestazioni con echeggianti iperventilazioni e concludevano l’inspirazione con strani movimenti della bocca come se stessero succhiando aria da una cannuccia invisibile. In loro torace si gonfiava il modo impressionante a dimostrazione che quella manovra (identificata successivamente coma la Carpa) pompava ulteriore aria nei polmoni.
Le prestazioni di alcuni atleti furono di altissimo livello con statiche oltre i 7 minuti e con un record del mondo in dinamica (con pinne) pari a 174m detenuto da Stephane Mifsud (ribadisco che era il 2002 e a quell’epoca era raro vedere apnee di quel genere)
Nonostante le prove di altissimo livello tra me e me ho pensato: “Cavoli ma questo è l’opposto di quello che mi hanno insegnato”.
Ero emozionato per quello che avevo visto, ma parallelamente deluso perché i campioni si preparavano esattamente nel modo in cui i nostri istruttori ci avevano detto di non fare.
Penso che a molti di voi sia capitata la stessa cosa… ecco perché a distanza di anni e dopo aver sperimentato ho deciso di raccogliere su di un foglio le idee.
Sono consapevole che le ambizioni di un atleta professionista sono diverse da coloro che praticano l’apnea in modo ricreativo, ma ritengo che la preparazione in una disciplina debba seguire un denominatore comune.
Non credo nei “si fa così” e “così è sbagliato” categorici, ma credo che per ogni livello di apprendimento di una disciplina si possano esprimere ed insegnare le diverse sfumature a patto che siano le sfumature dello stesso colore.
Nei prossimi articoli si cercherà quindi di creare una linea di unione tra metodi molto diversi di praticare apnea statica sempre senza sottovalutare la sicurezza.
L’ultimo respiro
Il primo punto che vorrei esaminare è quello relativo all’ultimo inspiro prima di cimentarsi in un prova di apnea statica.
Ho spesso sentito istruttori consigliare ai propri allievi di inspirare al 70% / 80% della propria capacità polmonare prima di eseguire un’apnea statica. Onestamente per anni ho seguito lo stesso principio al fine di proporre un approccio confortevole a questa disciplina.
Con il tempo mi sono accorto che non tutti sono uguali e le sensazioni di confort e benessere possono essere raggiunte anche inspirando volumi di aria decisamente superiori.
Interrogando diversi atleti di vertice e sperimentando i loro consigli le mie opinioni a riguardo dell’ultima inspirazione si sono lentamente modificate.
Alla base della prestazione in apnea statica resta sempre la pratica in condizioni di confort e rilassamento che permette di trascorrere i primi minuti in assoluto benessere.
Ciò che cambia è invece il modo di raggiungere il rilassamento totale nonostante gli enormi volumi di aria inspirati.
Osservando il filmato di Herbert Nitsch durante il suo record del mondo di 9 minuti e 4 secondi ho notato che dopo l’ultimo atto inspiratorio egli ha “Carpato” per ben ventinove volte (“La carpa” è il termine apneistico per identificare la Respirazione Glossofaringea, essa ha il fine di pompare aria nei polmoni oltre al naturale limite di inspirazione).
La domanda che sorge spontanea è: “ Ma come cavolo fa a sentirsi rilassato con così tanta aria nei polmoni e con uno stiramento toracico così intenso?”
Sulla base di questa domanda prenderei in rassegna gli elementi che influenzano il rilassamento di un apneista che si cimenta nell’apnea statica?
Perché si dovrebbe inspirare solamente fino al 70/80% della propria capacità polmonare quando potremmo usare il 100%? Quali sono i fattori che inducono disagio e ci fanno sentire gonfi e goffi come una “Zampogna”?
L’elasticità polmonare è notevole, inoltre i polmoni non sono dotati di terminazioni delle terminazioni nervose del dolore.
Ciò significa che il disagio che si manifesta quando inspiriamo molto non è solamente dato dall’iperestensione polmonare, ma in buona parte è associato alla tensione muscolare di una gabbia toracica poco flessibile.
Secondo quanto appena scritto pertanto si dimostra che è difficile comprendere se realmente abbiamo immesso il 50%, o il 70% oppure il 90% di aria nei polmoni in quanto se sensazioni che proviamo non sono inviate esclusivamente dagli stessi polmoni, ma principalmente dai muscoli accessori della respirazione come i muscoli intercostali, dorsali, toracici ed il muscolo diaframmatico.
I polmoni quindi “NON FANNO MALE” questa caratteristica può anche avere delle complicanze negative in quanto se fossimo dotati di una gabbia toracica molto elastica potremmo teoricamente inspirare molta più aria di quanto i polmoni stessi ne possano contenere. Le conseguenze sarebbero nefaste con possibili lesioni della pleura.
Per fortuna la natura ci costruisce in modo equilibrato e le strutture fisiche sono fatte per funzionare entro certi limiti che garantiscono la salvaguardia fisica.
La Carpa è una tecnica che permette di oltrepassare questi limiti e risulta pertanto potenzialmente molto pericolosa se utilizzata senza conoscere molto bene il proprio corpo e le proprie caratteristiche respiratorie.
In Italia sono noti ben 7 casi clinici di pneumotorace conseguenti alla Carpa.
Il modo migliore per migliorare la propria capacità inspiratoria consiste nell’imparare a mobilizzare e rendere molto flessibile il diaframma, i muscoli intercostali e tutti i muscoli del tronco comprese la mobilità delle spalle, delle scapole e delle anche.
Solo quando il contenitore dei vostri polmoni sarà molto elastico i polmoni potranno esprimere al meglio le loro potenzialità volumetriche.
La regola che pertanto propongo per l’ultimo inspiro è:
“INSPIRARE IL PIU’ POSSIBILE MANTENENDO PERO’ LE SENSAZIONI DI BENESSERE NELL’ESECUZIONE DELL’APNEA”
Questo approccio, inizialmente, favorirà coloro che sono naturalmente dotati di una maggior elasticità fisica, ma con il tempo tutti trarranno beneficio da questo approccio.
Per l’allenamento dell’elasticità si possono eseguire degli esercizi di stretcing impegnandosi a fare respirazioni molto profonde e lente (magari inserendo delle apnee a polmoni pieni di pochi secondi).
Sui testi di apnea si possono trovare degli spunti utili ed interessanti per miglioramento di delle caratteristiche respiratorie.
Il segreto per maturare e migliorare nella pratica di questi esercizi è la lentezza e la gradualità, non lanciatevi in acrobazie respiratorie perché è rischioso e frustrante.
Cercate di provare sensazioni di benessere, solo così otterrete risultati e motivazione per continuare a migliorare.
Buona statica a tutti … e non dimenticate di divertivi!
Federico Mana
www.federicomana.com
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A.S.D. con lo scopo di diffondere l’apnea e lo yoga
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