Autore: Leonardo D’Imporzano
In collaborazione con 5 Terre Academy Underwater research & Rescue Team
A.S.D. impegnata nella ricerca subacquea e nel salvataggio in mare.
L’immersione in apnea getta le proprie basi in tempi così remoti che i racconti tramandati sfociano nel mito e nelle leggende.
Testimonianze sull’abilità dell’uomo di scendere in tempi remoti a discreta profondità si ritrovano oggi, oltre che in testi scritti, anche in incisioni e raffigurazioni pittoriche dei reperti rinvenuti negli scavi archeologici.
Circa 7-10000 anni fa esisteva una comunità nel Mar Baltico chiamata Kjokkenmodinger, presso i loro insediamenti abitativi sono stati rinvenuti ingenti quantità di conchiglie fossili, ciò induce a pensare che tale popolazione doveva avere sviluppato particolari abilità ed idonee tecniche di raccolta dei molluschi in fondo al mare.
Nel territorio corrispondente all’antica Mesopotamia, tra il Tigri e l’Eufrate, sono stati rinvenuti oggetti ed ornamenti intarsiati in madreperla risalenti al 4500 al 3200 a.C.
Intorno al 2000 a.C. nacque e si diffuse la leggenda di Glauco, capace di raggiungere la ragguardevole profondità di 100 mt sotto il livello del mare con apnee prolungate fino ad oltre 10 minuti.
Secondo un racconto di Erodoto Glauco fu anche la prima vittima di una sincope: un giorno il dio Nettuno, ammaliato da una sua eccezionale immersione, decise di non rimandarlo più in superficie.
Erodoto narra ancora che il pescatore Scylla potesse percorrere sott’acqua 80 stadi (150 metri). Nel 480 a.C., approfittando di una notte buia, Scylla e sua figlia Cyana, nuotando sott’acqua, raggiunsero la flotta persiana che assediava Atene tagliandone i cavi di ormeggio e delle ancore. Le navi di Serse subirono così ingenti danni finendo sulle scogliere dal forte Maestrale di quella notte.
Tucitide riporta che gli spartani a Sfacteria fossero riforniti di viveri da sommozzatori, e che abili nuotatori subacquei ateniesi nel 415 a.C. demolirono le difese sommerse antisbarco poste a protezione del porto di Siracusa.
Diogene Laerzio, il più enciclopedico biografo degli antichi filosofi nel capitolo XI del suo libro racconta che Cercida, allievo di Diogene di Sinope (detto “Il cane”), scrive che il suo maestro si suicidò trattenendo il fiato. Morte biologicamente impossibile giacchè è impossibile asfissiarsi trattenendo il respiro. Questo aneddoto però ci mostra che già nel IV secolo a.c. il controllo del respiro era già una nota tecnica di autodominio e per “santificare” l’uomo più libero di tutti i tempi i contemporanei gli attribuirono la capacità sovrannaturale di poter decidere liberamente quando morire controllando il respiro.
Si racconta che lo stesso Alessandro Magno, contemporaneo ed ammiratore di Diogene, (pare che disse: “Se non fossi Alessandro vorrei essere Diogene”), volle farsi calare in fondo al mare racchiuso in uno speciale barile di vetro per potere osservare e studiare la vita sottomarina, rimanendovi per 3 giorni e 3 notti. A ricordo di questa (improbabile) impresa, furono eseguite numerose incisioni artistiche.
Cleopatra una volta si prese gioco di Marco Antonio: ordinò ad alcuni suoi soldati di nuotare sott’acqua ed appendere un pesce salato all’amo del suo innamorato, appassionato di pesca con la canna.
Nel De Re Militari di Vegezio si legge che ai tempi dell’imperatore Claudio (1-45 d.C.) esisteva un corpo speciale di soldati assaltatori sommozzatori, gli “urinatores o urinantes”, dal verbo latino arcaico urinari = immergersi in acqua.
Alcune semplici tecniche di immersione subacquea sono giunte fino ai giorni nostri. Da oltre 2000 anni le pescatrici Ama giapponesi e coreane vivono con ritmi tramandati da secoli. Le donne pescano per circa 8-10 ore al giorno in un’acqua con temperatura intorno ai 10° C ad una profondità media di 20 mt, mentre i loro uomini governano in superficie le barche a remi. Si immergono a corpo nudo, se si esclude la presenza di un piccolo perizoma, facendosi trascinare verso il fondo da una pietra legata ad una cima ed indossando un paio di occhialini in guscio di tartaruga forniti di pompette laterali per il riequilibrio della pressione.
Nel 1913, il primo record ufficioso, il pescatore di spugne greco Haggi Satti, recupera l’ancora della nave militare italiana Regina Margherita.
Successivamente incomincia una serie di battaglie sul record ufficiale, attraverso primati, litigate e ricerche scientifiche. Una storia fatta da molti italiani.
Incomincia RAIMONDO BUCHER che scende a 30 metria Napoli. La sfida continua tra lui e la coppia Falco-Novelli all’inizio degli anni 50. In seguito gli stessi ed il sudamericano Santarelli.
Poi il testimone passa al mitico ENZO MAIORCA che rimane al vertice per alcuni anni, fino all’entrata in scena del francese JACQUES MAYOL con il quale inizia una entusiasmante battaglia a distanza fatta di record sempre più profondi, nella quale si inseriscono prima, STEFANO MAKULA per l’assetto costante e poi il cubano PIPIN.
Gli anni novanta sono caratterizzati dalla lotta all’ultimo metro fra UMBERTO PELIZZARI “Pelo” e FRANCISCO FERRERAS “Pipin”.
Dal 1996 si inserisce autorevolmente fra i primatisti mondiali anche l’italiano GIANLUCA GENONI, ed oggi personalità maggiori in quella che può essere considerata l’apnea NEW school, con WILLIAM TRUBRIDGE, HERBERT NITSCH, STIG ALAN SVARINSEN in quella che sembra sempre una corsa infinita verso l’abisso…
Leonardo D’Imporzano www.5terreacademy.com
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