Un pianeta coronato dai suoi satelliti, raggrumatisi come per incanto nell’immensità blu.
E’ la prima impressione che si ricava osservando l’arcipelago delle Eolie e Lipari, isola maggiore tra le isole, affascinante nella sua nascosta origine e nell’incontaminata bellezza. Lipari, l’arcipelago eoliano, un mondo da percorrere costeggiando o arrampicandosi sui pendii, oppure scendendo sotto la superficie del mare a visitare grotte e anfratti ricchi di tesori naturali dalle suggestive forme e dai mille colori.
Chiamata anticamente Meligunis e Lipara, l’odierna Lipari è la maggiore delle isole che compongono l’arcipelago eoliano. Canneto , Acquacalda , Quattropani , Piano Conte sono le principali frazioni, tutte collegate da una strada carrozzabile panoramica che da qualunque parte la si prende, come un “boomerang” riconduce sempre ai porti di Marina Corta e Marina Lunga, quindi alla caratteristica cittadina di Lipari capoluogo dell’arcipelago. Sotto l’aspetto geologico la storia dell’isola è assai complessa in quanto ha avuto origine da vulcani per cui non è esagerato asserire che essa è stata forgiata dalla Pomice e dall’Ossidiana proiettate in cielo dalle bocche eruttive. Innumerevoli sono le leggende legate a Lipari e l’intero arcipelago delle Eolie, ad iniziare dal suo toponimo perché si racconta che Eolo, dio dei venti, dimorasse proprio fra questi scogli in virtù del fatto che ancor oggi come allora il vento soffia con vigore quando le condizione atmosferiche diventano avverse e fanno infuriare il mare.
Così come la nascita è stata travagliata, altrettanto ne è stata la storia che ha accompagnato Lipari nei secoli, rea di occupare una posizione geografica strategicamente importante a ridosso delle coste siciliane. L’isola infatti venne invasa da numerose popolazioni, come testimoniano i molteplici reperti esposti presso l’importantissimo Museo Archeologico Eoliano situato negli spazi del Castello, circondato da un meraviglioso parco ricco di vegetazione e sarcofagi in pietra risalenti all’epoca greco-romana. Sopra la rupe troneggia imponente con i suoi bastioni sui due porti regalando tra l’altro un affascinante panorama sulla centralissima piazzetta di Marina Corta, centro della mondanità estiva. Corsari, musulmani, cristiani, aragonesi si impadronirono nelle varie epoche di questo scampolo di terra giungendo fino al 1544 quando il famoso pirata Barbarossa lo saccheggiò ,uccidendo , deportando e rendendo schiavi i sopravissuti al massacro. Dal diciassettesimo secolo in poi la storia di Lipari seguì quella del Regno di Sicilia e Napoli fino a giungere all’unità d‘Italia.
Vi sono varie soluzioni per scoprire le bellezze che ancor oggi essa sa offrire al visitatore, più o meno comode, più o meno mistiche. In auto lungo la strada sinuosa che segue la costa partendo dal porto si può raggiungere Canneto e da esso le località di Forgia Vecchia e le Rocche Rosse famose entrambe per le colate di ossidiana, oppure Campo Bianco resa celebre per le distese di pomice. Ed ancora per ammirare la pomice ci si può dirigere a Porticello culla dei maggiori giacimenti e superare Punta Castagna oltre la quale la spiaggia ricorda le tanto celebrate distese tropicali. Lasciata Acquacalda l’asfalto si arrampica poi verso i rilievi fino al paese di Quattropani da cui si gode il panorama dell’isola di Salina, dopodichè tra altopiani coltivati a vite si raggiunge il caratteristico borgo di Pianoconte contraddistinto dalle sue candide case coloniche. Ancora qualche chilometro di strada per giungere alle terme di S.Calogero, note fin dalla notte dei tempi per le loro virtù terapeutiche dove è ubicata con una grotta sudatoria romana eretta oltre tremila anni fa anche il “ Tholos” (particolare architettura tonda con pseudo-cupola ogivale) di civiltà Micenea. Impossibile non sostare nel punto panoramico del belvedere di Quattrocchi da cui si ammirano le pittoresche insenature della costa e l’incantevole visione dei Faraglioni, sullo sfondo l’isola di Vulcano ed i sui fumi e vapori che salgono al cielo sospinti dalle brezze.
Per chi invece predilige muoversi a piedi Lipari dedica altre forti emozioni esaltando la propria natura vegetale mediterranea, selvaggia colma di oleandri , mirti, eriche, ginestre, felci, fichi d’india, querce a foglia spinosa oltre ad arbusti aromatici di rosmarino e timo. In primavera è una vera esplosione di colori nei prati. Ogni passo su per queste colline vulcaniche è accompagnato da peculiari colture di uliveti e dalla caratteristica formazione della bassa macchia mediterranea. Attraverso il trekking si possono cogliere le immagini più recondite che questi lembi aspri e rocciosi tengono gelosamente celati. Solo inerpicandosi per sentieri una volta battuti dai contadini si può apprezzare il patrimonio naturalistico, godendo così in maniera rilassante di uno degli aspetti più pregevole e selvaggio dell’isola, contemplando solo la pace più assoluta rotta esclusivamente dal sibilo del vento.
Ed è così che dalla terra poi si passa al mare. Un mare color cobalto, altro gioiello che avvolge ed arricchisce Lipari e con essa le sorelle eoliane. Non si può fare a meno della gita in barca per ammirare la costa modellata dai millenni, dove la roccia assume profili partoriti dalla più fervida fantasia umana in un susseguirsi di tonalità infinite. L’una dopo l’altra si susseguono grotte, spiagge, alte falesie, ampie baie, rupi selvagge. E quanto sia ammaliante Lipari vista dal mare lo dimostra navigandovi intorno. Ed è ancora dal mare che si può osservare la continua variazione delle situazioni geologiche oppure passare in barca attraverso l’arco roccioso del Perciato da cui tra l’altro si possono scorgere ed ammirare i solitari faraglioni di Lipari: Pietra Menalda e Pietra Lunga, sentinelle immobili perennemente a guardia del canale tra Lipari e Vulcano. Suggestive insenature si alternano lungo la circumnavigazione dove è sempre facile trovare un quieto ridosso con acque calme e trasparenti in cui la profondità del fondale si esprime attraverso le tonalità cromatiche. Mare, tanto mare abbraccia queste sette preziose perle del Mediterraneo; scrigno naturale di tanti piccoli gioielli nascosti agli occhi dei più ma che si concedono solo per essere ammirate a chi si avventura nel suo mondo con rispettoso amore. Infatti non si può dire di conoscere Lipari e le Eolie senza fare una capatina sott’acqua; in quel mare lodato in lungo ed in largo da chiunque ne abbia violato la sua superficie. Basterebbero pinne e maschera per rimanere già stupiti, ma è con bombole ed erogatore che si materializza la seduzione. Numerosi infatti sono i punti d’immersioni che si possono visitare a Lipari, tutti ad una decina di minuti di navigazione dal porto di Marina Corta dove ha sede il Diving Center La Gorgonia , il primo e storico centro subacqueo nato sull’isola. Tutti punti d’immersione assai interessanti, diversi l’uno dall’altro per caratteristiche geomorfologiche e bentoniche. Pietra Menalda, le Formiche, la Secca delle Formiche, la Pietra del Bagno, lo Scoglio dei Monaci , la Parete dei Gabbiani sono solo alcuni dei punti più visitati tra il panorama che i diving center locali propongono.
E poi c’è quello di Punta Castagna , affascinante parete destinata a subacquei principianti ed esperti. Punta Castagna è ubicata di rimpetto all’isola di Panarea. Acqua verde color smeraldo a cui fa da corollario un ambiente terrestre candido come un paesaggio alpino tipicamente imbiancato. E’ già sufficiente dalla superficie mettere la testa sott’acqua per invaghirsi, tutto è chiaro eccezionalmente trasparente e luminoso, un po’ perché il fondale in questo punto non supera i dieci metri, un po’perché l’acqua è di una limpidezza unica ma soprattutto perché quella distesa pressochè pianeggiante e candida di pomice riflette in ogni dove i raggi di luce provenienti dal sole. L’immersione si svolge in parete in quanto il fianco sommerso della costa scende rapidamente con alti scalini fino a raggiungere profondità abissali. Il percorso subacqueo prende avvio scendendo lungo la grossa catena della boa, per congiungersi al corpo morto costituito da una grossa ancora ammiragliato semi-insabbiata. Da qui occorre pinneggiare pochi metri sulla sinistra per raggiungere il ciglio e successivamente il canalone che porta alla parete sottostante meta dell’immersione. Il biancore iniziale va scemando mentre ci si dirige in profondità, da luminoso e gaio gradualmente diventa più buio e severo, inghiottito dal blu sottostante. La parete continua a cadere verticalmente sempre impolverata dalla pomice come un mobile in disuso, piccole terrazze interrompono il declivio oltre le quali la caduta prosegue inarrestabile. Si rimane sospesi in acqua libera per cui controllare l’assetto è fondamentale. Al limite dei quaranta metri la vita marina esplode in tutta la sua grandezza con ventagli di Paramunicee che nettamente contrastano contro il blu cupo e tenebroso. Ogni sporgenza o cosa è preda di nuvole di Anthias che accompagnano il sub durante la sua esplorazione. All’apparenza potrebbe apparire di scarso interesse il microcosmo che invece vive tra le pieghe della roccia, tutto perché la polvere della pomice ricopre ogni più piccola sporgenza, ma osservando attentamente ci si rende conto che ciò sono solo apparenze perché invece la vita marina è ben viva e brulicante.
In lontananza con un po’ di destrezza si possono osservare le cernie di cui la livrea pare abbia preso il colore dell’ambiente. Sono molto scaltre e di conseguenza diffidenti per cui occorre già essere felici di osservarne la sagoma. Profonde spaccature, sirti aguzze, brevi terrazzamenti rappresentano lo scenario che caratterizza l’immersione di Punta Castagna, totalmente incipriato in ogni microscopica fessura. E’ giusto definire singolare questo punto d’immersione la cui fama ha oltrepassato i confini nazionali, può anche deludere le aspettative ma di certo occorre visitarlo almeno una volta per darne una propria interpretazione. Lipari rappresenta anche il crocevia da cui partono più rotte con destinazione altri punti d’immersione disseminati per l’intero arcipelago. Grazie a veloci “boat-diving” possono essere raggiunte infatti le altre isole: Vulcano, Salina, Panarea, Stromboli, Filicudi o spingersi fino a quella più isolata tra le isole che è Alicudi. Ecco così che oltre alle rinomate immersioni di Lipari si possono aggiungere altri siti altrettanto mitici come Capo Testa Grossa, la Secca dei Pesci, la Secca dei Sei Metri, Strombolicchio, ed ancora una infinità di punti che attendono di essere ammirati. Ovunque ci si trovi appena immersi si prende immediatamente contatto con una delle peculiarità del mare: la trasparenza delle sue acque. In particolari giornate questa caratteristica consente al sub da una quarantina di metri di profondità di osservare la sagoma di una imbarcazione in superficie. Le correnti marine più o meno presenti fungono da veicolo per trasportare alimento oltre che di rimescolamento delle acque con relativo scambio di temperature e salinità, fattori questi ultimi indispensabili per ogni forma di vita subacquea. Il risultato della loro opera lo si apprezza lungo le pareti che corrono a picco verso il fondo esaltando la presenza di ampi ventagli rossi e gialli, o tra le anguste fenditure della roccia col prezioso corallo rosso. In prossimità della superficie dove l’insolazione è notevole si trova una varietà di alghe unica in tutto il Mediterraneo. Ecologi e biologi hanno sempre sostenuto che la fascia costiera marina è il vero crogiuolo della vita e come tale è questo l’areale da salvare in ogni modo se si vuole assicurare la continuità alla vita in mare. Qui infatti dalla zona cosiddetta “eufotica”, dove cioè la luce del sole può penetrare consentendo la crescita delle alghe nascono e si sviluppano pesci ed ogni altro organismo animale, inclusi quelli che in età adulta avendo abitudini tipicamente pelagiche prenderanno la via del mare aperto. Regina per antonomasia dei fondali eoliani è la cernia, la cui presenza tra queste acque è una costante. Oltre alle cernie si trovano poi in quantità murene, gronghi, polpi ed aragoste. In stagione di passo al largo sulle secche è poi comune avvistare tonni e ricciole, intenti a cacciare branchi di pesce azzurro.
Il mare di Lipari attira i subacquei provenienti da tutte la parti del mondo. Il magma emesso dalla instancabile attività vulcanica di Gaia e’ stato modellato dalle acque creando un insieme straordinario di caverne, scogliere e montagnole sommerse. Mai scoperte del tutto Lipari e le isole che costituiscono l’intero arcipelago conservano tutt’ora fondali integri e rendono possibili le immersioni a tutti i livelli di abilità subacquea. Le grotte sottomarine, le secche, gli scogli regalano immersioni indimenticabili durante le quali è possibile osservare non solo gli abitanti delle acque ed i prodigiosi spettacoli che la natura offre, ma anche i siti archeologici che conservano reperti di antiche civiltà. Il fondo del mare offre davvero uno spettacolo indimenticabile, con le pareti di ossidiana illuminate da mille colori e le praterie di Posidonia ricche di vita, con le rocce a strapiombo ed i fondali bianchi di pomice ed ancora relitti che aspettano solo di essere visitati.
Articolo di Adriano Penco. Versione integrale su Scubazone n. 4