Un banco di pesci a noi sembra composto da individui identici tra loro, ma loro sanno riconoscersi guardandosi in faccia, proprio come facciamo noi.
Si riconoscono come individui, e questo è importante per i legami sociali.
Osservate le fotografie: la damigella dorata Amblyglyphidodon aureum ha linee e macchie azzurre attorno agli occhi e sull’opercolo branchiale che compongono un pattern attorno all’occhio. Ebbene, è proprio lo schema di queste macchie che varia da individuo a individuo, e caratterizza una faccia e solo una, proprio come un’impronta digitale
Un dettaglio non da poco: nelle foto illuminate col flash noi vediamo più o meno bene le macchie azzurre sul giallo, in luce ambiente non le vedremmo così bene, ma le damigelle sono sensibili all’ultravioletto, e in acque superficiali limpide vedono il pattern di macchie facciali con grande chiarezza e arricchito di dettagli che noi non possiamo vedere.
Esperimenti recentissimi fatti con la damigella Pomacentrus amboinensis mostrano che la capacità di discriminare tra pattern facciali simili e di memorizzarli è ottima.
Ma c’è di più: gli scienziati sono convinti che lo schema delle macchie possa variare secondo la condizione sociale e lo stato d’animo del pesciolino che vi guarda in faccia, dicendo molto di più di quel che pensiamo. E ancora, queste comunicazioni avvengono in segreto, in un linguaggio che i predatori, ciechi all’ultravioletto (come noi), non possono comprendere.
Insomma, i pesci comunicano eccome tra loro, poco attraverso i suoni, molto di più attraverso stimoli visivi che solo adesso iniziamo a comprendere.