Si torna a casa
I sei mesi sono finiti.
Assurdamente volati, assurdamente pesanti, assolutamente da rifare.
Ultimo giorno: tiriamo le fila.
Intanto non possono mancare i ravioli cinesi come ultimo saluto all’isola: decisamente il mio piatto preferito. Ma in realtà, questa zona è famosissima per le cipolle e per i manghi che si trovano ovunque. Così in questi sei mesi ho mangiato mango in tutte le varianti, anche come farcitura dei cordon bleu di pollo.
Non stupitevi, il mantra di questo viaggio è stato “si assaggia tutto… al massimo si sputa”. Non è successo.
Devo ammettere comunque che è stato molto difficile fare la valigia: il peso massimo è stato brutalmente superato. Due chili in più. Normalmente non ci sarebbe traumatico, ma a Taiwan il vero problema è spiegare al ragazzo dei bagagli che, se sul mio biglietto il peso massimo è 30kg, sarà 30 kg ogni volta, per tutte le compagnie che cambio. Dopo 40 minuti di ansia e discussioni in cinese, in cui ovviamente non capivo nulla, mi vengono consegnati tre biglietti che dovrebbero garantirmi di trovare la valigia in quel di Malpensa.
Vabbè partiamo con ottimismo.
Kaoshiung/Bankok: ore infinite passate tra qualcosa da sgranocchiare e qualcosa da leggere. Atterriamo, trovo il gate…e improvvisamente: “la signorina LG è pregata di recarsi al banco informazioni”. Domanda: “Signorina ma lei non ha imbarcato nulla?” Ma come non ho imbarcato nulla? 30 chili di valigia spariti nel nulla? Momenti di panico totali, totali. Dopo discorsi a caso di thailandese tra i responsabili della compagnia, magicamente va tutto a posto.
Posso imbarcarmi e nella stiva “dovrebbe esserci” la mia valigia gigante. Non ho idea di cosa sia successo, ma va bene.
Bankok/Abu Dhabi: in questo fuso sono le 2 di notte, ma per il mio stomaco è di nuovo ora di cena. Quindi crocchette di pollo e patate fritte mentre aspetto di imbarcarmi di nuovo. Nessuna vergogna, è colpa del fuso.
Abu Dhabi/Milano. A questo punto bisogna fare una premessa: io ho paura di volare, mi terrorizza la partenza. Era andato tutto bene fino ad Abu Dhabi, vuoi non prendere almeno un vuoto d’aria in fase di decollo? Non può mancare ovviamente. Così l’aereo ha il suo vuoto d’aria e tutti sono un po’ agitati, ma l’unica che scoppia a piangere dalla paura è la sottoscritta. Sempre a farmi riconoscere. Hanno poi tentato di rassicurarmi spiegandomi perché l’aereo non cade: non cambia nulla, prendo l’aereo da anni ma vi posso assicurare che per me resta la cosa piu’ innaturale del mondo che questo “coso” di metallo voli. Molto meglio una bombola sulla schiena.
Comunque alla fine, nonostante tutto arrivo a Malpensa.
Mamma non è a casa, quindi all’aeroporto mi aspetta il papà. La mamma si sarebbe presentata con una bella brioches e magari un caffè. Ma il papà è il papà: panino prosciutto e maionese per affrontare con grinta le 8 del mattino italiane. Alla fine a casa: valigia da disfare e foto da mettere in ordine.
Quest’ultimo pezzo è scritto direttamente dal salotto e invece delle scimmie oggi mi circondano i cani di famiglia. Inutile dire che non vedo l’ora di poter replicare un’esperienza del genere e di tornare in acqua appena possibile.
Mi hai messo voglia di ravioli 😀
ehehe ci credo erano buonissimi =)