Nello scorso mese di dicembre 2018 a Monaco si è tenuto il Meeting of the Signatories to the Memorandum of Understanding on the Conservation of Migratory Sharks (che fa parte della Conservation of Migratory Species of Wild Animals, conosciuta come CMS o Convenzione di Bonn).
Al meeting hanno partecipato rappresentanti di 34 governi e l’Unione Europea, diverse importanti ONG che si occupano di salvaguardia del mare e organizzazioni internazionali come la FAO e la Convention on International Trade in Endangered Species of wild fauna and flora (Cites).
In breve si è deliberato di includere nell’Annesso del protocollo d’intesa altre 8 specie: squalo bruno (Carcharhinus obscurus); pesce violino o pesce chitarra comune (Rhinobatos rhinobatos); squalo martello comune (Sphyrna zygaena); squalo longimano o pinna bianca oceanico (Carcharhinus longimanus); lo Smoothnose wedgefish assieme a due specie molto simili (Rhynchobatus australiae); il pesce chitarra gigante (Rhynchobatus djiddensis) e lo squalo angelo (Squatina squatina). È stata rinforzata quindi la cooperazione internazionale per la loro salvaguardia. Sottolineiamo l’importanza di accordi internazionali per specie che possono essere protette localmemte da leggi nazionali, ma che per la loro natura migratoria nel corso della loro vita varcano più volte i confini tracciati dall’uomo.
Non ci si è messi d’accordo sull’inclusione nell’Annesso del protocollo (CMS Sharks MOU) della verdesca o blue shark (Prionace glauca), che era stata chiesta da Samoa e Sri Lanka. In pratica la decisione sulla verdesca è rimandata alla prossima riunione che si terrà tra tre anni, dopo altre valutazioni delle popolazioni di questa specie negli oceani Atlantico, Pacifico e Indiano.
Protezione per la verdesca
L’UE e 30 Paesi sarebbero stati favorevoli ad accogliere la proposta di inclusione della verdesca, si sono opposti Australia, Nuova Zelanda, Stati Uniti e Sud Africa.
La verdesca, che spesso mangiamo, a volte con etichette false come palombo, è lo squalo più pescato del mondo. Si stima che 20 milioni di individui all’anno siano catturati e uccisi. Il suo areale di distribuzione (è un animale cosmopolita in acque temperato-calde) si sovrappone per il 60% all’areale di pesca del tonno. Le organizzazioni regionali di gestione della pesca in tutto il mondo non fanno nulla per rallentare la cattura degli squali azzurri, la cattura come effetto collaterale (bycatch) è difficile da stimare, e il massacro continua. Ci aggiorniamo tra tre anni, quando avremo 60 milioni di verdesche in meno.
Si stima che un quarto delle specie di squali e razze del mondo siano minacciati di estinzione. Negli ultimi anni il numero degli squali è crollato, soprattutto a causa della sovrapesca e delle catture accidentali, e anche per la diminuzione delle loro prede e le modifiche al loro ambiente. Ormai molte specie di squali sono inclusi nelle liste della IUCN (International Union for Conservation of Nature) come a rischio critico di estinzione, in pericolo o vulnerabili.