Autore: Cesare Balzi
Martedì, 6 luglio – Orikum, il relitto del piroscafo Luciano
DA ORIKUM A RADHIME
Dedichiamo la mattinata alla ricarica delle bombole utilizzate nella giornata di ieri. Il rientro a Orikum è avvenuto in tarda serata dopo un’abbondante cena a base di carne in un locale consigliato da Igli sul passo del Llogorà.
Sono già trascorsi quattro giorni impegnativi e ne approfittiamo così per tirare un po’ il fiato. L’immersione odierna è programmata nel pomeriggio quindi ci dividiamo nei compiti mattinali: Igli e Mauro, andranno a Valona a disbrigare alcune pratiche doganali ed alla ricerca di elio qualora ce ne dovesse essere bisogno nei prossimi giorni. Lo trovano… e anche ultra puro! (come da foto). Alessandro, Michele ed io, invece ci rechiamo in auto a Radhime, una località a pochi chilometri da Orikum, sulla strada per Valona. Lasciata la costa, proseguiamo lungo una via che conduce sulle colline. Qui, dove ora è presente una grande area verde, nel 1941, sorgeva l’ospedale militare italiano n°403, da cui partivano i feriti che venivano imbarcati sulla nave ospedale Po. Scorgendo un panorama suggestivo, l’occhio si sofferma nel punto in mare a 900 metri dalla costa dove era ormeggiata la sera del 14 marzo 1941 la nave italiana, prima che venisse colpita da aerei siluranti inglesi. Torniamo sul mare per presentarci ad un incontro che personalmente attendevo da tempo. Ad attenderci, in quella che nel 2005 fu la base di partenza per la localizzazione della corazzata Regina Margherita, Neki, colui con il quale collaborai per individuare l’area di ricerca del relitto. Lo trovo seduto ad un tavolino di fronte al mare, gli occhiali appoggiati sul naso. Sono trascorsi cinque anni da quell’indimenticabile estate, ma nulla qui sembra essere cambiato. Mi avvicino in silenzio e da dietro le spalle lancio uno sguardo al libro che con molta attenzione sta sfogliando. Rimango stupito… è un libro di nautica! «Buongiorno Comandante – esclamo – sempre intento a studiare!». Sorpreso nel rivedermi, Neki mi stringe in un lungo abbraccio, pieno di grande significato. Iniziamo a discutere, tornano alla mente i ricordi di quelle giornate. Alessandro e Michele, e poi Igli e Mauro che ci raggiungono, ascoltano la storia del ritrovamento della Regina Margherita, sentita e risentita nel corso delle mie presentazioni, ma forse questa volta immersi anch’essi nello scenario in cui tutte si svolse. Lasciamo però il passato per tornare al presente e discutere di relitti non ancora individuati e identificati lungo le coste albanesi. Dalle nostre borse esce tutto ciò che per l’occasione avevamo predisposto: computer, foto, libri storici, carte nautiche, matite e squadre. «Si ricomincia – penso – esattamente come cinque anni fa!». Nel pomeriggio però l’immersione programmata per la giornata ci attende e a malincuore siamo costretti a lasciare quel luogo. Rientriamo in fretta a Orikum per configurare le attrezzature, alla volta del relitto del piroscafo Luciano.
LA NAVE
Il Luciano era un piroscafo da carico di 3.329 tsl., costruito nel 1913 e appartenente ai Servizi Marittimi Eugenio Szabados con sede a Venezia. Iscritto al Compartimento Marittimo di Venezia, matricola n°277. Requisito dalla Regia Marina dal 25 dicembre 1940 (a Napoli) al 15 aprile 1941. Non iscritto nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato. Alle prime ore del mattino del 15 aprile 1941, mentre con un carico di munizioni si trovava nella rada di Valona, durante un attacco di aerosiluranti nemici, protrattosi dalle ore 00,40 alle ore 02,00 fu colpito da un siluro. Affondò in breve tempo a causa dello scoppio del carico. Morirono 24 membri dell’equipaggio.
LA STORIA
Sette Swordfish dell’815° Squadron decollarono alle 23.50 da Paramythia per attaccare Valona; erano guidati da Lt Torrens Spence ed anche in questa occasione furono tutti armati con siluri. Soltanto 6 Swordifish andarono all’attacco poiché quello dell’ Lt C.S.Lea, fu costretto a sospendere la missione ed a rientrare per noie al motore. Al termine dell’attacco gli equipaggi avevano affondato il piroscafo portamunizioni Luciano da 3329 ton. assieme al più piccolo Stampalia da 1228 ton. Due degli equipaggi girarono a vuoto senza trovare obbiettivi e dopo una ricerca di circa 45 minuti essi rientrarono con i loro siluri. Poi lo Swordfish P4137, con equipaggio composto dal Sub Lt W C Sarra e J Bowker fu abbattuto ma ambedue gli uomini sopravvissero e furono fatti prigionieri. I 5 Swordfish superstiti rientrarono a Paramythia.
L’IMMERSIONE
Il relitto si trova in fondo alla baia di Valona, in un punto a sud-ovest. Lo troviamo in breve tempo poiché è segnalato da una bottiglia. Scendiamo quindi tutti insieme senza esitare. Mauro e Igli, superata la coperta della prora a 14 metri, arrivano sul fondo a 26 metri. Qui si accingono subito a cogliere qualche scatto con la Nikon D300 delle strutture e la zona devastata nel corso dell’esplosione che ne provocò l’affondamento. Una moltitudine di lamiera contorte si alzano verticali dal fondo di finissima sabbia bianca, cosicché l’ottima visibilità incontrata crea uno scenario suggestivo. La Marina Militare albanese, inoltre, negli anni scorsi deve aver fatto un ottimo lavoro di bonifica del carico di munizioni all’epoca trasportato, infatti, solo pochi resti ne sono ancora custoditi. Michele e Ale dopo aver essersi soffermati su quest’ultimi, si dedicano all’esplorazione di una stiva corredati di Canon G11. Con la videocamera riprendo ogni dettaglio, tra cui anche una scialuppa di salvataggio, poco distante dalla fiancata di sinistra del relitto e semisommersa sul fondo. Dopo oltre 70 minuti di immersione, avendo completato l’esplorazione di ogni parte, risaliamo in superficie.
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