Autore: Claudio Di Manao
Oggi parleremo dei fotografi subacquei. Altri cattivoni del diving.
"Che c’è?", "Cosa ho fatto?", si chiederanno in molti. C’è che sono giunte in redazione alcune lamentele, soprattutto da parte dei coralli. Una gorgonia di Hurghada ci ha riferito di essere stata molestata, un corallo tavolo è stato medicato all’ospedale di Sharm. Abbiamo pensato così di elencare alcune regole filosofico-pratiche che potrebbero essere di qualche utilità sia per i fotografi che per l’ambiente marino, nel quale includiamo anche guide, istruttori e altri subacquei. In un ambiente sano si fanno foto più belle. Per ambiente sano intendiamo anche la serenità a bordo.
Le seguenti norme sono il frutto di una lunga osservazione della specie fotografus subaquaticus presente nel Mar Rosso, ma comune anche ad altri mari. La specie endemica del Mar Rosso discende direttamente da Hans Hass e Jacques Cousteau. A quelli ‘buoni’ che già conoscono ed applicano queste regole, chiediamo di spargere il verbo. Magari i cattivi si convertono…non si sa mai.
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Nel Mar Rosso c’è corallo. Tutto quello che vedete è vivo. Non è una pietra. Al massimo è un pesce pietra. Occhio!
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Le specie marine, in quanto esseri viventi, sono più importanti di una bella fotografia.
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Il postulato precedente lascia intendere che per ottenere un buono scatto non c’è bisogno di scavare, rompere, appoggiarsi, sdraiarsi, arare, tanto meno stressare i pesci istrice affinché si gonfino. L’infarto d’un pesce istrice è un fatto eticamente più grave di una foto straordinaria.
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Il postulato tre suggerisce che se non avete un buon assetto è meglio rimandare la passione per la fotografia a momenti (futuri) migliori.
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Se c’è corrente è meglio lasciar perdere la macro. Giusto?
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Le immersioni in gruppo si fanno in gruppo. Se avete intenzione di attardarvi, di razzolare per conto vostro, o se vi serve una settimana per posizionare i faretti, non avete bisogno del gruppo, ma di una guida privata. E del Nitrox.
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Ci si immerge in coppia. Che il vostro compagno sia un altro fotografo, (l’unico disposto a fare coppia con voi, ma solo perché una volta in acqua vi ignorerà) non è esattamente una fantastica idea.
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Mentire sulla riserva d’aria non è bello, è cattiveria. Insomma: se fate OK quando avete 10 bar, crolla un mondo di certezze.
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Trattenere il respiro sott’acqua FA venire il mal di testa.
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Inseguire i pesci li fa scappare.
I nostri studi hanno prodotto anche altre osservazioni di carattere scientifico sull’attività dei fotografi, sulle loro attrezzature e sui loro sbalzi d’umore a bordo. Niente paura, è sempre la solita legge di Murphy, già universalmente adottata per spiegare strani comportamenti di cose ed umani, estesa alla fotografia subacquea.
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Qualsiasi oggetto portato sott’acqua tenderà ad allagarsi.
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Prima o poi s’allagherà. A prescindere dalla cifra spesa per evitarlo.
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La tendenza ad allagarsi di una videocamera o di una macchina fotografica non è mai inversamente proporzionale alla qualità dello scafandro o della custodia, ma direttamente proporzionale al valore commerciale dell’oggetto che dovrebbe restare asciutto.
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Quindi: la tendenza all’allagamento è direttamente proporzionale all’entità del danno possibile.
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Se avete su un macro passa lo squalo balena, se avete montato un 35" trovate un frogfish.
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La presenza in acqua di obiettivi non idonei determina il transito degli squali balena.
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Squali, mante e tartarughe passano sempre quando siete girati.
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Se avete finito pellicola o batteria, lo stesso.
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Dai precedenti postulati si può affermare che: se vi immergete senza la macchina fotografica passa di tutto.
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Il colpo di fortuna in fatto di fotografia subacquea è possibile, ma va esaminato alla luce della teoria del caos, ed esula dalla fisica newtoniana.
Là sotto è un mondo difficile, ma tutti cerchiamo di fare il nostro meglio. Lasciamo il peggio in ufficio. A diventare buoni basta poco. Basta stare attenti ai coralli, e se si allaga l’attrezzatura…cerchiamo di riderci su!
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